L’amore ci fa re e regina

L’amore nasce dalla Signoria, Signoria di Cristo in noi che incontra la nostra volontà. Volontà che si fa dono nell’incontro con un’alterità  diversa da noi, ma a noi complementare.

L’amore fa di noi poveri mendicanti e schiavi, dei Re e delle Regine. L’amore è un Re che non domina ma si fa servo.

L’amore è come un animale che non si lascia addomesticare da noi ma vuole la nostra resa per lasciarsi prendere.

L’amore nasce nel cuore ma cresce e matura nella mente dell’uomo. L’amore non prende forma nella morbidezza di un cuore ma nell’asprezza di una croce.

L’amore è incontro e scontro insieme. L’amore è fiducia in qualcosa che non si comprende ma che sai che ti salverà. L’amore è retrocedere da solo per andare avanti insieme. L’amore è aspettare senza forzare.

L’amore è farsi parte di un tutto. L’amore non esiste se non nella concretezza della carne. L’amore è la tenerezza di un abbraccio ad occhi chiusi perché a parlare sia solo l’incontro dei corpi assaggio dell’abbraccio eterno con Cristo.

L’amore è un albero che va nutrito e curato per dare frutto e non seccare.

L’amore è forte come è più della morte  perché davanti a lui la morte arretra ed è sconfitta.

Grazie perché, attraverso le mie e le tue fragilità, impariamo ad amare ogni giorno della nostra vita insieme.

Antonio e Luisa

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2 Pensieri su &Idquo;L’amore ci fa re e regina

  1. Un “difetto di organizzazione di pensiero” sta nell’ istituire l’amore come un’ entità a sé che deve entrare come terzo tra due (o come “ulteriore” in una moltitudine): è come sostenere per esempio,che il lavoro entra “secondo” nella persona che svolge un’attività – ma si possono fare altre esemplificazioni. L’amore non è un’ entità ma è fatto di entità! Capire l’altro Essere per dargli apporto di sé stesso consistente in cura, rispetto, giustizia,fedeltà, lealtà, affetto [in una frase, il Bene/Amore], può intendersi non come una redenzione da uno “stile”, un modus errante ed errato di rapportarsi ma piuttosto derivante dall’aver “capito” dopo un travaglio onesto e produttivo di “frutti”, e questo “travaglio” fà capo alla visitazione continua con la propria coscienza, il logos che non si avvale di “confessori” ai quali si può raccontare di tutto ma dinanzi all’impietoso vaglio del proprio Io – potenziale giudice inesorabile.
    M.A.S.

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  2. È bellissimo mostrare le proprie fragilità, è un mettersi a nudo,per fare delle nostre fragilità dei punti di forza, per dare gloria a Dio , per mostrare che siamo poca cosa, 0000; ma come dice il mio padre spirituale con Lui accanto che e 1 diventiamo 100000.

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