Senza sforzi… è possibile ?

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 8,18-25) Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.

La liturgia insiste sui temi escatologici perché vuol cominciare a preparare i cuori al grande giorno di Cristo Re, ultima domenica dell’anno liturgico, domenica nella quale si celebra la Signoria di Cristo su tutto e tutti. Negli altri articoli di questo blog sono stati toccati più volte argomenti vari attorno alla tematica del corpo, attraverso cui abbiamo compreso quanto il nostro corpo sia imprescindibile per noi uomini nel nostro cammino di fede, visto che non siamo angeli i quali, al contrario di noi, sono puri spiriti senza corpo.

Oggi vorremmo affrontare una tematica del corpo che raramente si sente nelle predicazioni moderne, non sarà nulla al di fuori del Magistero di sempre, ma in quest’epoca in cui il corpo è idolatrato pare che anche molti cristiani si siano dimenticati della redenzione del nostro corpo. Infatti ci soffermeremo sulla frase centrale: Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.

San Paolo ci ricorda il primato della nostra anima (in altri capitoli) ma non per questo sminuisce il corpo, così da collocarlo nella sua giusta dimensione a servizio dell’anima, ricordandoci che ci si santifica con il corpo e mai senza di esso. Ogni azione corporea ha un riflesso anche nell’anima, pensiamo ad esempio come sia benèfico per la nostra anima anche un solo segno di croce (ben fatto) oppure una bella genuflessione davanti al tabernacolo; sono gesti corporei che però esprimono ciò che abbiamo dentro o ciò a cui aneliamo.

Si ripete spesso in questo blog che il corpo è il mezzo espressivo dell’amore, ma ciò non vale solo nella relazione coniugale, vale anche nel rapporto con Dio. La mia genuflessione quindi è il mezzo che il corpo ha per esprimere a Dio la mia adorazione di Lui presente nell’Ostia dentro il tabernacolo, e così via… ad ogni gesto corrisponde una particolare manifestazione del mio amore per Dio o della mia fede in Lui.

Ma cosa significa che aspettiamo la redenzione del nostro corpo?

Innanzitutto ce lo possono testimoniare i moltissimi convertiti da una vita viziosa, poiché hanno dovuto lottare col corpo per redimere l’anima che a sua volta ha redento il corpo… non si esce dalle catene della pornografia né in un secondo né senza il corpo (visto che in quel girone ci siamo entrati proprio a causa del corpo), non ci si purifica dal ladrocinio senza corpo, non ci si libera dell’avarizia o dell’ira senza lo sforzo, senza la tenacia e la lotta del nostro corpo. Ma se questo è vero, cioè che ciò che compiamo con il corpo ha delle ricadute sulla nostra anima, vale anche per gli atteggiamenti virtuosi. E qui casca l’asino!

Molti sposi anelano ad una vita di Grazia, di pace e serenità, di amore autentico tra di essi, ma vogliono raggiungerla senza sforzi, men che meno se richiedono sforzi corporei. Molti ammirano la serenità, la pace e la gioia che sprizzano dalle molte suore di clausura -per fare un esempio – ma pensano che sia frutto di fortuna o di ottimismo? Per accettare una suora in convento non fanno mica un test di ammissione nel quale devono dimostrare di essere ottimiste, inclini al buon umore o altro. Dietro quel sorriso sereno, pacifico, solare e tenero ci sono molte ore passate ogni giorno in ginocchio a sgranare il rosario, a pregare il Breviario, ad assistere alla Santa Messa, ad adorare il Santissimo Sacramento; ci sono le dure lotte della perseveranza per scandire la giornata secondo i ritmi claustrali. Questo è il modo con cui le suore di clausura dell’esempio attendono la redenzione del proprio corpo, sottoponendolo ad un un duro allenamento quotidiano ed implacabile, è così che poi gemono interiormente – il riflesso nell’anima -.

Ma qual è il modo degli sposi ?

Gli sposi devono avere lo stesso atteggiamento di dura lotta, di perseveranza, di allenamento quotidiano ed implacabile, quel che cambia invece sono i gesti corporei: forse non tutti gli sposi riescono ad assistere alla Messa quotidianamente o a passare tante ore in ginocchio come le suore dell’esempio, ma possono passare molte ore accucciati davanti all’oblò della lavatrice, altrettante in piedi per stendere i panni, altre per stirare, tante altre ore passate a preparare pranzi e cene… quando ci chiedono a quale Madonna siamo devoti, rispondiamo che siamo devoti alla Madonna “delle pentole”. E questa è solo una parte del lavoro per redimere il nostro corpo, per imporre al nostro corpo la regola del servizio, la regola dell’abbassarsi perché l’altro si innalzi.

Poi c’è tutto il lavoro meticoloso della lotta per la castità matrimoniale, ovvero per la purezza. E qui molti sposi non capiscono che se vogliono purificare il proprio corpo, esso va dominato negli istinti e nelle passioni veneree, cominciando ad allenare i nostri 5 sensi affinché siano essi domati e non piuttosto padroni loro.

Come può la nostra anima purificata, alla fine dei tempi – nel giorno tremendo e maestoso della risurrezione finale dei morti – riunirsi al nostro corpo se esso ha lasciato questo mondo nella corruzione del peccato mortale, nell’impurità, nella volgarità, nel vizio, nell’immoralità, nell’impudicizia, nella depravazione, nella libidine, nella lussuria? Cari sposi, non temiamo di prendere decisioni risolute per affrontare con coraggio e vigore il cammino della redenzione del nostro corpo, ne gioverà in automatico anche l’anima, ne trarrà indescrivibile vantaggio la nostra relazione di sposi che si riprenderà come le braci sotto la cenere, anzi, la nuova fiamma sarà più vivida di quella di prima… cominciamo finché siamo in tempo. Quando cominciare? Appena finito di leggere questo articolo.

Giorgio e Valentina.

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