Posso guidare io?

Cari sposi, una volta, quando ero cappellano in parrocchia, mi è toccato di organizzare il classico campo estivo con le medie in montagna. Come da programma, un pomeriggio usciamo in comitiva per fare una passeggiata e giochi giù al fiume. Sulle Alpi, si sa, il tempo cambia in fretta e quella che sembrava un innocente cumolo di “panna montata” di lì a poco ha scaricato su di noi un tonante acquazzone. Per me non faceva una grinza: con quel caldo ci voleva una sana rinfrescata ma arrivati in albergo ecco la sfilza di messaggini di mamme inferocite che “come era possibile portare fuori i ragazzi con quel tempo lì”; che ero “un incosciente”, “un imprudente”, ecc ecc…

Oggi Gesù permette che gli apostoli vivano una situazione che ai giorni nostri sarebbe bollata di suicidio premeditato. Difatti ordina ai 12 di iniziare la traversata nientemeno che di notte, quando non esistevano torce o navigatori e il lago di Galilea era tristemente noto per le sue correnti mortali. Detto fatto, il peggio si avvera e quella barca di circa 8 metri con a bordo 13 persone, senza salvagenti o giubbini gonfiabili, si ritrova sballottata dalle onde, nel buio più pesto. Roba da film dell’orrore!

La cosa più difficile da accettare però è che in realtà, da parte di Gesù, era tutto freddamente calcolato! A parte che era stanco morto per il ritmo incalzante delle sue giornate per cui appena ha trovato un posto per dormire, è piombato nel sonno più profondo. Tuttavia, il Signore, ancora una volta, ha voluto portare gli apostoli al limite per saggiare di che qualità e consistenza era la relazione instaurata con Lui: comodità? Convenienza? Opportunismo? O piuttosto fede? A tal fine, non pone loro domande scontate del tipo “chi dite che io sia?” ma acconsente lo scontro con una realtà che avrebbe messo in luce il fondo della loro anima.

E fu così che stavolta neanche Pietro l’ha spuntata con una delle sue genialate. Tutti bocciati perché ciascuno si è lasciato prendere dal terrore pur avendo a poppa l’Onnipotente. La domanda di Gesù, appena “sveglio”, è per tutti noi una vera e propria provocazione: “non avete ancora fede?”. Certo, gli apostoli non leggevano ancora il Credo niceno o non avevano imparato a memoria il Catechismo. E allora, a che fede si sta riferendo?

È chiaro, dal contesto della vicenda, che Gesù sta pungolando i suoi per la mancata fiducia e abbandono, per lasciarsi guidare da ragionamenti umani e smettere di fidarsi. Cristo ha dato una lezione unica, che gli apostoli non si saranno mai più scordati per il resto della loro vita, che la fede consiste nell’accettare la Signoria di Dio sulla nostra vita arrendendoci dinanzi al naufragio delle nostre povere sicurezze.

Come c’è una fede personale, così c’è anche una fede di coppia, una fede condivisa tra sposi e Gesù oggi vi sta sfidando a farne uso davanti alle provocazioni che la vita vi lancia ogni giorno: mutuo, malattie, disoccupazione, figli, debiti, calunnie, delusioni, divisioni, e un largo eccetera sono tutti contenuti in quella tempesta notturna che scuote fino all’osso la barca della vostra coppia.

Che altri appigli vuole darvi il Signore se non la certezza che vi abita permanentemente con la Grazia del sacramento e perciò vi sta chiedendo di fidarvi di Lui, di lasciarGli il vostro timone? Cari sposi, oggi Cristo vi ricorda che il dono della fede consiste in una relazione interpersonale e perciò le prove che Lui permette possono diventare occasioni perché vi uniate maggiormente tra voi e con Lui.

ANTONIO E LUISA

Padre Luca la sa lunga. Ha colto nel segno. Noi abbiamo bisogno di certezze. Abbiamo bisogno di illuderci di poter aver tutto sotto controllo. Ma questa non è una relazione con Gesù ma è usare Gesù come talismano. Non funziona poi quando le prove arrivano. Poco tempo fa ci ha contattato una mamma disperata per una questione familiare molto delicata. E tra le altre cose non si capacitava del motivo per cui quella sofferenza fosse toccata proprio a lei che aveva vissuto nella fede e aveva cresciuto i figli in un certo modo. Capite che così non funziona? Solo la relazione salva. Il talismano si disintegra alla prova della realtà. Come non pensare a Chiara Corbella che, riflettendo su Davide il suo secondogenito salito al cielo dopo pochi minuti di vita, scrisse questo pensiero:

Chi è Davide?
Un piccolo che ha ricevuto in dono da Dio un ruolo tanto grande… quello di abbattere i grandi Golia che sono dentro di noi: abbattere il nostro potere di genitori di decidere su di lui e per lui, ci ha dimostrato che lui cresceva ed era così perché Dio aveva bisogno di lui così; ha abbattuto il nostro “diritto” a desiderare un figlio che fosse per noi, perché lui era solo per Dio; ha abbattuto il desiderio di chi pretendeva che fosse il figlio della consolazione, colui che ci avrebbe fatto dimenticare il dolore di Maria Grazia Letizia (per loro non era stata la figlia da consolare ma uno straordinario dono d’amore); ha abbattuto la fiducia nella statistica di chi diceva che avevamo le stesse probabilità di chiunque altro di avere un figlio sano; ha smascherato la fede magica di chi crede di conoscere Dio e poi gli chiede di fare il dispensatore di cioccolatini; ha dimostrato che Dio i miracoli li fa, man non con le nostre logiche limitate, perché Dio è qualcosa di più dei nostri desideri; ha abbattuto l’idea di quelli che non cercano in Dio la salvezza dell’anima, ma solo quella del corpo; di tutti quelli che chiedono a Dio una vita felice e semplice che non assomiglia affatto alla via della croce che ci ha lasciato Gesù.

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