Entriamo ancora di più nella bellezza di questo libro della Bibbia. Il Cantico dei Cantici è poesia ed è meraviglia. Ricordo che tutte queste riflessioni sono tratte dal nostro libro Sposi sacerdoti dell’amore (Tau Editrice). Clicca qui per leggere gli articoli precedenti.
L’amata
Il mio diletto è per me come un sacchetto di mirra, passa la notte tra i miei seni.
L’amato mio è per me come un grappolo di cipro delle vigne di En-ghedi.
L’amato
Quanto sei bella, amata mia, quanto sei incantevole!
I tuoi occhi sono come colombe.
Abbiamo terminato il precedente capitolo con il parallelismo tra l’amore degli sposi del Cantico e il gesto di Maria, sorella di Marta. Gesto con il quale Maria ha cosparso Gesù con il nardo. Parallelismo che ci ricorda che l’amore matrimoniale ci prepara alle nozze eterne con Cristo.
Il modo in cui Maria ama Cristo deve essere bussola per noi sposi. Amando il nostro sposo o la nostra sposa ci prepariamo ed impariamo ad amare Cristo nell’eternità. Ci stupiamo della bellezza di Gesù, quando ci stupiamo della bellezza l’uno dell’altra. Contempliamo la meraviglia di Gesù, quando contempliamo la meraviglia l’uno dell’altra. Incontriamo Gesù quando lo intravediamo nell’altro. Capite ora perché i gesti d’amore tra gli sposi sono veri gesti sacerdotali?
Torniamo ora al Cantico. All’epoca le donne erano solite portare al collo un sacchettino con della mirra. Un sacchettino che quindi scendeva fino al seno. Questa immagine è molto eloquente. Un’altra essenza. Un altro profumo. Un amore che richiama la passione. Richiama il seno e quindi una parte del corpo femminile che accende l’eros dell’uomo. Profumo che inebria e incendia di passione l’uomo. Amore sensibile e carnale. Il desiderio è in crescendo.
Un desiderio casto emerge. Non è generato dalla concupiscenza e dalla spinta a possedere. Nasce dalla profonda scoperta della meraviglia dell’altro. Desiderio che nasce nel cuore e si svela nella geografia del corpo. Un’immagine che richiama la fecondità dell’amore. I seni nutrono la vita generata dalla nostra relazione. È un richiamo forte a nutrire l’amore. Ogni volta che ci si dona l’uno all’altra c’è fecondità. Non solo quando si concepisce un figlio, ma anche quando si genera nuova vita amore. Quando si cresce nella capacità di amarsi e di amare.
La traduzione della CEI propone: quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella! Don Carlo Rocchetta preferisce: quanto sei incantevole! Questa traduzione esprime molto meglio la percezione dello sposo. Tutti noi uomini, credo, possiamo identificarci in questa traduzione. Quanto sei incantevole è un aggettivo molto più soggettivo. Non importa se non sei poi oggettivamente così bella. Se hai difetti, se hai inestetismi. Se hai qualche chilo di troppo. Sei incantevole per me. Mi fermo ad ammirarti. Mi fermo e resto rapito dalla tua persona. Sei piena di grazia e di fascino per me.
Questa è la traduzione che meglio può esprimere quanto sta accadendo tra i due sposi del Cantico. È una traduzione nella quale tutti noi possiamo riconoscerci. Guardiamo la nostra sposa con questo sguardo. Facciamola sentire la più bella di tutte!
Antonio e Luisa