Nella Bibbia il nome ha un significato davvero molto profondo. Nel linguaggio semitico (che è quello della Bibbia) il nome indica la realtà della persona, l’essere costitutivo, la sua essenza: “Come è il suo nome, così è lui”. – 1Sam 25:25. Capite quindi? In un certo senso conoscere il nome della persona significa conoscere la persona. Non è banale. Dare il nome ha un significato ancora più forte. Dare il nome significa conoscere a tal punto quella persona da poterla “inquadrare”. Per questo Dio nella Bibbia non ha nome se non il tetragramma. Il tetragramma scritto in ebraico significa qualcosa di simile a io sono l’esistente. Il tetragramma è composto solo da consonanti e per questo nessuno ne conosce la pronuncia esatta. Il tetragramma deriva direttamente da Mosè e da quanto accaduto nel roveto ardente.
Allora Mosè disse a DIO: “Se io vengo al popolo d’Israele e dico loro: ‘Il DIO dei vostri padri mi ha mandato da voi’, ed essi mi chiedono: ‘Qual è il suo nome?’, cosa devo dire loro? DIO disse a Mosè: “Io sono Colui che sono”. E disse: “Di questo al popolo d’Israele: ‘Io Sono mi ha mandato a voi’”. DIO disse anche a Mosè: “Di questo al popolo d’Israele: ‘Il SIGNORE, il DIO dei vostri padri, il DIO di Abramo, il DIO di Isacco e il DIO di Giacobbe, mi ha mandato a voi’. Questo è il mio nome per sempre e così sarò ricordato per tutte le generazioni”. (Es. 3, 13-15)
Cosa possiamo trarre da questo racconto biblico? Mi permetto di offrirvi alcuni spunti di riflessione utili in particolare alla coppia
Dio non si può conoscere se non in Gesù. Dio è così infinito che non possiamo conoscerlo. Per questo non possiamo chiamarlo con un nome. Dio è troppo grande per essere comprensibile a noi. Quando abbiamo potuto conoscerlo davvero? Quando si è incarnato. Quando il suo essere infinito ha preso forma in un corpo che è come il nostro. Cosa abbiamo capito di Dio attraverso Gesù che è Dio e uomo? Che Dio è infinito amore e che Gesù nella concretezza di un corpo ci ha mostrato cosa significa. Ecco perché noi sposi siamo immagine di Dio. Perché possiamo amarci e amare come Dio. Siamo chiamati a dare la vita. Possiamo comprendere qualcosa di Dio solo nell’amore vissuto e l’uomo e la donna che si donano completamente in anima e corpo sono la manifestazione concreta più simile a Dio Amore. Dio l’ha pensato fin dal principio. Lo dice il nostro corpo. Il nostro corpo è sessuato, siamo maschio e femmina perchè in quell’incontro tra due differenze complementari si potesse scorgere una scintilla di Dio. L’amplesso fisico è esattamente questo: essere uno nell’altra per diventare uno, per darsi completamente ed essere generativi. Non sempre dall’amplesso di un uomo di una donna nascerà un bambino ma sempre sarà generato amore. Per questo il matrimonio è solo tra un uomo e una donna e per questo il sesso è santo è buono solo nel matrimonio.
Conoscere Dio significa conoscere noi stessi. Chi era Mosé? Fino al roveto ardente non lo sapeva neanche lui. Era ebreo o egiziano? Oppure era un madianita visto che aveva sposato una di loro e aveva vissuto con loro per un periodo? Qual era la sua missione nella vita? Non lo sapeva neanche lui. Nato da ebrei, cresciuto nella famiglia del faraone e poi divenuto pastore una volta fuggito dall’Egitto. Mosè era confuso, non sapeva chi fosse e cosa dovesse fare nella vita. Eppure è diventato il più grande dei profeti e ha portato in salvo il popolo d’Israele. Non è più sorto in Israele un profeta come Mosè (De 34, 10). Il roveto ardente cambia la vita di Mosè. Quell’incontro diretto con Dio mette in ordine le tessere di tutto il puzzle. Mosé capisce chi è e perché è al mondo. Ognuno di noi può mettere ordine nella propria vita quando incontra Dio. Perché tutto acquista senso e finalmente la nebbia si dirada. C’è un però. Come si accosta Mosè al roveto ardente? Dio disse: «Non ti avvicinare qua; togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo sacro» (Es. 3, 5). Dio non è che vuole un atto di sottomissione di Mosé formale. Il significato è molto più profondo. Dio sta dicendo a Mosé: se vuoi conoscermi e conoscere te stesso levati i calzari, le tue sicurezze, i tuoi pregiudizi e ascoltami. Lasciati sorprendere! Ecco noi sposi possiamo comprendere chi siamo e la missione della nostra coppia quando ci accostiamo con questo atteggiamento a Dio. Quanti esempi anche su questo blog. C’è Ettore che ha compreso come la fedeltà ad una moglie che lo ha abbandonato sia la sua missione. Ci sono Simona ed Andrea che togliendosi i calzari si sono scoperti fecondi in mille modi diversi. La vocazione è esattamente questo. Togliersi i calzari, incontrare Dio, mettersi in ascolto, sentirsi amati personalmente e teneramente ed avere il desiderio di restituire quell’amore. Ed è quello che cerchiamo di fare noi Luisa ed Antonio, Simona ed Andrea, Ettore, padre Luca e credo anche tutti voi se avete fatto esperienza di Gesù.
Incontrare Dio cambia la vita! Coraggio togliamoci i calzari e mettiamoci in ascolto!
Antonio e Luisa
Nel nostro nuovo libro affrontiamo questo tema e tanto altro. Potete visionare ed eventualmente acquistare il libro a questo link.