Il matrimonio cristiano è curativo. Parlando con un’amica terapeuta abbiamo condiviso la convinzione che l’amore gratuito e l’accoglienza gratuita che il nostro coniuge ci dona, di tutta la nostra persona, anche nelle parti meno amabili, possano davvero aiutarci a guardarci con uno sguardo diverso, a vederci preziosi e a superare determinate ferite scaturite dalla paura di non essere amati o desiderati. Esattamente come accade nella relazione con Gesù. Ci guarisce dalle nostre paure.
Il romanzo La storia infinita di Michael Ende offre molteplici immagini simboliche che rimandano a temi profondi, tra cui proprio questo. Uno degli episodi più memorabili è quello dello Specchio di Atreiu, nel quale il giovane protagonista, per proseguire il suo viaggio, deve affrontare uno specchio che riflette la verità più profonda di chi vi si specchia. Atreiu, nell’istante in cui si guarda, vede non solo sé stesso, ma anche le parti nascoste e inconfessate del proprio animo. È uno specchio spietato, che non lascia spazio a inganni o apparenze: chiunque si guardi è costretto a confrontarsi con la verità del proprio essere, anche con i propri limiti e paure più intime. Questo momento riflette il tema dell’autoconoscenza e dell’accettazione delle proprie fragilità come un passo essenziale per la crescita personale.
Questo concetto dello specchio può essere metaforicamente applicato alla relazione matrimoniale, in particolare nel contesto del matrimonio cristiano. Nella visione cristiana, il coniuge diventa uno specchio attraverso il quale possiamo vedere noi stessi in modo autentico e veritiero, riflettendo sia gli aspetti luminosi sia quelli più oscuri del nostro essere. Il sacramento del matrimonio, infatti, invita i coniugi a vivere una dimensione di trasparenza e accettazione reciproca.
Gli ultimi papi hanno espresso più volte questo concetto. Lo ha fatto Giovanni Paolo II: “Nel matrimonio, l’uomo e la donna si trovano di fronte a loro stessi, a volte vedendo riflessi i propri limiti, ma imparano a crescere nell’amore e nella comunione” (Udienza Generale, 18 agosto 1982). Lo ha fatto anche Benedetto XVI: “L’amore tra marito e moglie è segnato dal confronto continuo con l’altro, che ci rimanda la nostra vera immagine, inclusi i difetti, e ci chiama a migliorare e crescere insieme” (Deus Caritas Est, 17).
Così come Atreiu vede riflesso tutto di sé nello specchio, anche nel matrimonio cristiano ci confrontiamo con l’immagine di noi stessi che l’altro ci rimanda, un’immagine che non possiamo sempre controllare o plasmare secondo i nostri desideri.
Lo sguardo del coniuge diventa allora uno specchio che rivela le parti di noi stessi che vorremmo nascondere. In una relazione autentica, l’altro ci spinge a rivelare le nostre fragilità, le paure e le insicurezze. È uno specchio che non inganna e non addolcisce la realtà, ma che ci permette di vedere chi siamo veramente, anche quando ci risulta difficile o doloroso. Nel matrimonio cristiano, questa verità ha un valore particolare: il coniuge, lungi dall’essere un semplice osservatore, è chiamato ad amare l’altro nella sua totalità, accogliendo non solo le qualità ma anche le debolezze. Questo sguardo non giudicante, ispirato dall’amore di Cristo, permette a entrambi i coniugi di accettare sé stessi e di crescere insieme nella santità.
L’analogia dello specchio, quindi, sottolinea come il matrimonio sia un percorso di trasformazione interiore. Guardarsi nello specchio di un altro significa accettare di mettere da parte l’orgoglio, riconoscere i propri errori e lavorare per diventare una versione migliore di sé, in un cammino condiviso che punta all’unità e all’amore. In questo processo, entrambi i coniugi sono continuamente chiamati a scegliere di rimanere insieme nonostante le imperfezioni reciproche, perché l’amore coniugale è innanzitutto una decisione, un impegno che viene rinnovato ogni giorno.
Infine, mentre Atreiu affronta il suo specchio come un singolo eroe, nel matrimonio cristiano l’esperienza dello specchio è condivisa. Non si tratta di un viaggio individuale, ma di un cammino che si compie insieme, sostenendosi a vicenda. La relazione matrimoniale diventa così uno spazio sacro in cui ciascuno può crescere attraverso l’altro, specchiandosi in lui o lei e trovando non solo i propri limiti ma anche la capacità di superarli. La forza di questo percorso deriva proprio dal fatto che, come nello specchio di Atreiu, la verità che vediamo riflessa non è mai fine a sé stessa, ma è sempre un invito a migliorare, a diventare più autentici, più capaci di amare.
Antonio e Luisa
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