Ottima domanda

Cari sposi, nella tradizione liturgica la terza domenica di Avvento è detta in Gaudete a motivo delle due letture e del cantico di Isaia. «Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino». Gioia ed esultanza per oggi a causa della sempre maggior vicinanza del Natale del Signore.

Ma al centro del messaggio evangelico oggi non vi è una gioia superficiale bensì una vera e propria richiesta di conversione che Giovanni Battista rivolge a diverse categorie di persone. La conversione è collegata alla prossimità di Gesù che, nascendo, diventerà lo spartiacque dell’umanità, tra chi Lo accoglierà e chi Lo rifiuterà. Semmai la gioia è il risultato della conversione!

Da qui, pertanto viviamo sì un giorno di gioia, ma assieme ad un vero spirito di penitenza che emerge preponderante dalla triplice domanda: “Che cosa dobbiamo fare?”. Una situazione simile la troviamo anche nel giorno di Pentecoste quando le parole infuocate di Pietro smossero il cuore degli ascoltatori ed essi dissero: “Che cosa dobbiamo fare, fratelli?” (At 2,37).

Le opere in cui si manifesta il mutamento di vita e la seria penitenza sono l’amore sincero del prossimo, lo spartire con gli altri quello che si ha perché è in definitiva la condivisione la prova del 9 della vera conversione.

Interessante è che Giovanni non pretende dai suoi fedeli un cambio drastico e improvviso di vita bensì “piccoli passi possibili”, gesti concreti di misericordia e di servizio e rispetto per il prossimo. È questa la via del vero cambio, quando il cuore si apre lentamente alla grazia e a poco a poco la condotta cambia senza strepito.

Ma anche ai vituperati pubblicani, simbolo di vile cupidigia di soldi unita al tradimento verso il proprio popolo, viene aperta una strada di salvezza perché Gesù non vuole escludere nessuno! Che consolante vedere fin dove si spinge Gesù!

E sorprende che Giovanni non impone che dalla mattina alla sera essi si dimettano dal loro odiato mestiere ma che si comportino equamente, esattamente quanto accadde a uno di loro, Zaccheo, dopo aver incontrato Gesù.

E così via… la pluralità di situazioni a cui si interfaccia Giovanni sono segno che Gesù chiama tutti e in qualsiasi situazioni esso si trovi. Chiama giovani, adulti, coppie, single, separati, divorziati… tristi, allegri, in crisi, entusiasti… ad ognuno è proposto un passo in più verso Lui.

Di sicuro anche voi sposi siete invitati a rivolgere a Cristo la medesima domanda: “e noi che siamo coniugati, cosa dobbiamo fare?”. Quando si incontra Cristo e lo si accoglie nel cuore, lo sappiamo bene dal Vangelo, inevitabilmente ci si pone poi tale domanda: “Piuttosto, è il cuore toccato dal Signore, è l’entusiasmo per la sua venuta che porta a dire: cosa dobbiamo fare?” (Angelus, 12 dicembre 2021).

Vi auguro, cari sposi, pertanto, di guardare e lasciarvi guardare da Cristo e sia Lui a rispondere a questa domanda così importante per le nostre vite.

ANTONIO E LUISA

Vorremmo soffermarci su un versetto in particolare: Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto. Come decifrare queste parole di Gesù nella nostra vita? Come vivere queste parole di Gesù nel matrimonio? San Giovanni Paolo II insegnava: «L’amore vero è esigente. È un amore che si dona, che vuole il bene dell’altro, senza calcoli». Semplicemente non facciamo calcoli. Ci sono periodi in cui io Antonio posso dare di più e lo faccio. Anche quando Luisa è nervosa, stressata, preoccupata o arida. Condivido le mie due tuniche con lei e ciò non mi impoverisce ma mi rende più ricco. Perché l’amore donato gratuitamente scalda il cuore e permette di superare momenti di distanza e sconforto. A volte lo faccio io e a volte è Luisa che mi dona una delle sue tuniche. Ed è bellissimo così.

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