Cari sposi, oggi riprendiamo una scena evangelica, la visitazione, che anche in altri momenti dell’anno è messa al centro della liturgia. Oggi, ormai al termine dell’Avvento, è il grand finale prima della solennità del Natale soprattutto a motivo della gioia che pervade i cuori delle protagoniste.
Appunto, un quadro gioioso, tenero, ma direi anche commovente. Due donne, molto diverse per cultura ed età, sono stracontente perché il Signore ha mantenuto le Sue promesse. Da una parte ha tolto la vergogna della sterilità, dall’altra ha dato la conferma ad un progetto che sembrava umanamente impensabile. Per entrambe la realtà è pregna di un senso più alto e incantevole.
Ma i retroscena, almeno per Maria, di quanto leggiamo non sono affatto così idilliaci. Per prima cosa Maria è incinta di qualche settimana e le donne che leggono sanno bene cosa significhi. Difatti, iniziano le prime nausee e conati di vomito, qualche gonfiore, affaticamenti vari, dolori lombari… eppure, con tutto ciò, ha solo fretta di andare a vedere sua cugina; la quale non è dall’altra parte di Nazareth ma a oltre 100 km di distanza, un viaggio che ha fatto a piedi, pur essendo solo una ragazza di 14-15 anni.
In secondo luogo, proprio a causa dell’annuncio angelico, Maria sta vivendo una prova interiore che avrebbe potuto gettarla nella depressione più nera. Questa gravidanza inaspettata e inspiegabile le stava causando non solo l’incomprensione delle persone a lei più care ma persino condannarla alla morte per lapidazione. Quali pensieri e dubbi non avranno offuscato la leggerezza della sua età! Che macigni interiori avrà dovuto caricare da sola, senza poter contare sulla consolazione e comprensione di nessuna persona!
Eppure – così leggiamo – tutto ciò non la schiacciò o prostrò nel dolore ma al contrario “si alzò”, in greco “Ἀναστᾶσα”, medesimo verbo di “anastasis, resurrezione”. I suoi occhi e il suo cuore non si sono rattrappiti su sé stessa ma solo verso il Signore ed è per questo che, come indica il testo, fa ogni cosa bene, con cura, con slancio per andare a trovare sua cugina Elisabetta.
Dice infatti Papa Francesco che “Maria si mette in viaggio con generosità, senza lasciarsi intimorire dai disagi del tragitto, rispondendo a un impulso interiore che la chiama a farsi vicina e a dare aiuto. Una lunga strada, chilometri e chilometri, e non c’era un bus che andava: è dovuta andare a piedi. Lei esce per dare aiuto, condividendo la sua gioia. Maria dona a Elisabetta la gioia di Gesù, la gioia che portava nel cuore e nel grembo” (Papa Francesco, 19 dicembre 2021).
Che grande è Maria nonostante la sua giovanissima età! Che maturità e grandezza d’anima ci sta testimoniando, noi che spesso ci smarriamo per molto meno!
Ad ogni modo questa gioia incontenibile che la pervase non appena realizzò, vedendo il pancione di Elisabetta, che l’Angelo aveva detto una cosa vera, questa gioia è fondata in definitiva sulla certezza che Dio è con noi, che è Presente, che è veritiero e non ci lascia mai soli. È la gioia che si tramuta in beatitudine: beata colei che ha creduto nella fedeltà di Dio!
Pertanto, cari sposi, quella gioia può essere anche la vostra. Sarete beati voi sposi se crederete alla Presenza che portate in voi! Ricordiamo spesso questo passaggio di Amoris laetitia così fondamentale per la vostra vita: “La presenza del Signore abita nella famiglia reale e concreta, con tutte le sue sofferenze, lotte, gioie e i suoi propositi quotidiana” (n. 315).
Dio è in mezzo a voi, analogamente a come lo era quel pomeriggio a Ain Karim, nel cortile della casa di Zaccaria. Possiate sempre farne memoria e gioire con Lui in ogni momento della vostra vita.
ANTONIO E LUISA
Come Maria si mette in viaggio verso Elisabetta, ogni matrimonio è un cammino verso l’altro, un viaggio di dono e incontro. Essere “beati” nel matrimonio non significa avere un matrimonio perfetto, privo di fatiche, dolori, imprevisti. Significa credere nelle promesse di Dio, sempre. Significa credere che l’Amore di Dio e più grandi qualsiasi tempesta stiamo affrontando. La nostra unione è un’eco del saluto di Maria ad Elisabetta. Un incontro che genera vita, speranza e gioia, alimentato dalla presenza viva del Signore.
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