Routine o rituale?

Di primo acchito, non è difficile distinguerli: fare colazione insieme ogni sabato, andare per mercatini la domenica, passare una settimana all’anno partecipando a qualche iniziativa spirituale per coppie. Tutte cose che possono non aver nulla di straordinario, in sé e per sé. Eppure, una cosa differenzia la routine dal rituale: l’intenzione che ci si mette.

È quanto afferma il sociologo Jean-Claude Kaufmann, specialista in dinamiche di coppia e della vita quotidiana, autore de La trame conjugale. Secondo lui, il rituale è una routine vissuta come portatrice di senso: un “momento di costruzione”, un attimo di vita più intensa che permette alle coppie di trasformare la routine in momento di gioia. La potenza del rituale viene dal fatto che «nasce da sé», con naturalità, e diventa un segno che la coppia si armonizza sulla visione della propria vita coniugale.

Routine: il rischio della ripetizione meccanica

La routine è necessaria: regola i tempi, crea stabilità, offre sicurezza. Tuttavia, se vissuta senza consapevolezza, rischia di diventare una ripetizione meccanica, priva di coinvolgimento emotivo. A volte può diventare un peso. Penso alle coppie che, dopo anni di matrimonio, continuano a cenare insieme ogni sera senza più scambiarsi parole significative, con la televisione accesa come unico sottofondo.

San Giovanni Paolo II, nella Familiaris Consortio, mette in guardia le coppie dal pericolo di un matrimonio che diventi routine priva di amore autentico: «L’amore coniugale autentico tende sempre a crescere». Se una coppia smette di nutrire il proprio legame con gesti di cura e attenzione, rischia di vedere il proprio matrimonio inaridirsi.

Il rituale: quando la routine si riempie di significato

Il rituale, invece, è un gesto che conserva il suo valore simbolico e relazionale. Può essere una semplice abitudine, ma con un’intenzione profonda.

Ad esempio, recitare una breve preghiera insieme prima di dormire, se fatta con il cuore, non è solo un’abitudine, ma un vero e proprio rito. È un modo per affidare, giorno dopo giorno, il matrimonio nelle mani di Dio. In quei pochi minuti, ci si riconnette l’uno all’altro e, soprattutto, al Signore, che è il cuore della nostra unione.

Noi abbiamo un rituale ormai fisso da anni. Il lunedì lavoro in smart. Ne approfitto per accompagnare Luisa alla scuola dove lavora. Il paese dove portarla non è troppo lontano, ma lo è abbastanza per permetterci di recitare un rosario intero. Nonostante non sia ancora completamente sveglio e debba prestare attenzione alla strada, avverto un’unione con lei molto bella. Questi sono i momenti in cui ci sentiamo coppia, sentiamo che insieme stiamo cercando di camminare verso la stessa meta. La preghiera vissuta insieme diventa più ricca e feconda. Arrivati al paese entriamo in un bar, ordiniamo cappuccio e cornetto e ci sediamo a un tavolino abbastanza appartato. Quei minuti sono preziosi. È un momento solo nostro. Parliamo di tutto, ma alla fine non importa tanto quello che diciamo, la cosa bella è poter assaporare l’incontro, la presenza dell’altro che ci riempie e ci sazia.

Anche Sant’Ignazio di Loyola sottolineava l’importanza dei piccoli rituali quotidiani, affermando che essi aiutano l’anima a orientarsi verso Dio: «Non il molto sapere sazia e soddisfa l’anima, ma il sentire e gustare le cose internamente» (Esercizi Spirituali). Un rituale, dunque, non è solo un atto ripetuto, ma un gesto che ci aiuta a vivere più intensamente il presente.

Come trasformare le routine in rituali di coppia

La differenza tra routine e rituale sta quindi nella consapevolezza e nell’intenzione con cui si vive un gesto quotidiano. Ma come trasformare le abitudini in momenti significativi?

  1. Dare valore al momento: Non lasciare che le azioni si svuotino di significato. Un bacio prima di uscire di casa non è solo un gesto automatico, ma un segno d’amore. Una cena insieme può diventare un momento di condivisione, spegnendo la TV e raccontandosi la giornata.
  2. Creare spazi sacri nel quotidiano: Pregare insieme, benedire la tavola prima di mangiare, ringraziare Dio per la giornata alla sera. Sono piccoli rituali che rafforzano il legame coniugale.
  3. Scegliere consapevolmente alcune tradizioni: Un’uscita fissa al mese, una passeggiata la domenica mattina, una serata a settimana dedicata solo a noi. Non per dovere, ma per desiderio di stare insieme.
  4. Lasciarsi ispirare dalla liturgia: La Chiesa stessa vive di rituali, che danno forma alla fede. Anche nella vita coniugale, le celebrazioni (anniversari, feste, momenti di preghiera) possono diventare occasioni per rinnovare il patto d’amore.

Il valore sacramentale del rituale

Nel matrimonio cristiano, il rituale assume una dimensione ancora più profonda. San Tommaso d’Aquino parlava del matrimonio come di un “sacramento vissuto”, un segno concreto della grazia di Dio. Non è un caso che la liturgia nuziale sia ricca di simboli e gesti: l’anello, la benedizione, il consenso scambiato pubblicamente. Tutto ciò ci insegna che i rituali non sono solo formalità, ma strumenti per rendere visibile l’invisibile.

Anche Papa Francesco, nell’Amoris Laetitia, esorta le coppie a non trascurare i gesti quotidiani che danno forza all’amore: «Non bisogna mai finire la giornata senza fare pace in famiglia. E come si fa? Con un piccolo gesto, con uno sguardo, con una carezza». Questo ci ricorda che i rituali possono essere semplici, ma se carichi di amore e intenzione, diventano potenti strumenti di unione.

Conclusione

Routine e rituale, dunque, non sono sinonimi. La routine è necessaria, ma senza consapevolezza può diventare un peso. Il rituale, invece, trasforma la quotidianità in una celebrazione d’amore. Sta a noi scegliere di vivere il matrimonio non come un susseguirsi di giorni uguali, ma come un viaggio in cui ogni gesto può diventare un segno d’amore e di grazia. E tu, quali rituali vivi nel tuo matrimonio?

Antonio e Luisa

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