L’amore è dono, non prigione: costruire relazioni autentiche

Le sane relazioni ci liberano, quelle cattive ci rendono dipendenti. La libertà vera la sperimentiamo quando ci sentiamo noi stessi, e quindi liberi, anche se abbiamo un legame con un’altra persona.

Oggi uno dei grandi problemi che noi giovani affrontiamo è il rischio di vivere due estremi opposti: da un lato, isolarci inseguendo un’illusoria indipendenza affettiva, priva di impegni, responsabilità e attenzioni verso gli altri; dall’altro, legarci così profondamente a qualcuno da rendere la nostra vita interamente dipendente da quella persona.

Gesù viene a liberarci dalle nostre dipendenze affettive — che si tratti di genitori, figli, amici o del partner — affinché le nostre relazioni si fondino su un autentico equilibrio, in cui ciascuno sta in piedi sulle proprie gambe. Solo in questo modo si crea un legame sano, dove se uno dei due dovesse vacillare, l’altro può sostenerlo. Posso davvero aiutare e sorreggere l’altro solo se io stesso sono capace di restare saldo; diversamente, rischieremmo entrambi di cadere.

Una relazione affettiva sana non è credere di non essere “bisognosi di amore”. Tutti siamo bisognosi di amore, tutti cerchiamo qualcuno che ci ami, tutti abbiamo ferite da guarire, che solo l’amore e gli occhi amorevoli dell’altro possono lenire; ma questo non deve finire per essere una dipendenza, una droga. Si può essere drogati di affetto, cercare sempre nell’altro quel qualcosa, che a noi manca: essere dei pozzi senza fondo, dove l’amore dell’altro finisce per perdersi.

Una relazione sana nasce dalla capacità di accogliere l’altro, proprio come quando attingiamo acqua da una fonte. Per raccoglierla e dissetarci, dobbiamo intrecciare le mani, creando così uno spazio capace di trattenere quell’acqua. Se le nostre mani restassero aperte e separate, non riusciremmo a bere, neppure se la fonte fosse inesauribile. Allo stesso modo, se non siamo disposti ad accogliere l’amore dell’altro, nessuna quantità di affetto potrà davvero colmare la nostra sete di amore infinito.

Una relazione sana nasce quando entrambi sono disposti a mettere in gioco i propri “cinque pani e due pesci”, ossia le proprie abilità, talenti ed energie, al servizio del rapporto. Questo impegno condiviso ci rende consapevoli che la felicità della relazione non è frutto del caso, ma dipende dall’investimento concreto e costante che ciascuno sceglie di fare per costruirla e farla crescere.

Un’altra tentazione è quella infatti di demandare la nostra felicità all’altro o all’Altro. Essere dipendenti quindi dalla persona che abbiamo accanto o attendere che Dio faccia tutto per noi. Questa è una delle tentazioni del deserto “buttati, tanto ci saranno gli angeli che ti prenderanno“. A volte tra i cristiani subentra un pericoloso approccio “miracolistico” del sacramento del matrimonio: “Sposiamoci, tanto poi ci pensa Dio“. Il sacramento dovrebbe fare da tappa buchi ai nostri “punti di morte”, a tutte quelle zone d’ombra, che non abbiamo voluto vedere durante il fidanzamento per pigrizia, superficialità o “spiritualismo”, e si finisce poi per chiedersi “ma come è possibile, quella coppia era così credente eppure si sono separati“.

Il sacramento del matrimonio è una grazia, una collaborazione dello Spirito Santo, che trasforma i nostri sforzi (1+1) in frutti che oggi danno il 30, domani il 60 e dopodomani il 100. Senza questa collaborazione attiva, anche la Grazia non può nulla, perchè non trova dei cuori pronti a ricevere, delle mani giunte a raccogliere quell’acqua che disseta.

sempre più importante che la pastorale dedichi maggiore attenzione e tempo ai fidanzati, andando oltre quei corsi brevi e puramente “burocratici” che, purtroppo, si vedono ancora in molte parrocchie. Un fidanzamento autentico, vissuto con impegno, sacrificio e lavoro su se stessi e sulla relazione, è una tappa fondamentale per costruire un matrimonio felice.

Le fondamenta di una vita coniugale solida si gettano proprio durante il fidanzamento: è in questo periodo che vanno affrontate con onestà le ferite interiori e le zone d’ombra di ciascuno. Se un fidanzamento scorre in modo troppo lineare, senza scossoni o conflitti, è importante riflettere: potrebbe significare che non si è ancora esplorato in profondità il proprio cuore e quello dell’altro, restando fermi a un livello superficiale. Un confronto sincero e talvolta anche difficile è invece segno di una relazione che sta crescendo nella verità e nella maturità.

Daniele Chierico

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Concludo con questo bellissimo video dell’ottimo Luigi Maria Epicoco sulle relazioni affettive:

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