Per una coppia la scoperta di una gravidanza rappresenta un momento di gioia e speranza, soprattutto quando è stata desiderata, cercata, sognata. È proprio per questo motivo, ma non solo, che quando s’interrompe prematuramente, si apre una ferita dolorosissima. La perdita della creaturina, anche se spesso ancora invisibile agli altri, è un’esperienza travolgente e difficile da affrontare, soprattutto se si è da soli. Esperienza che è giusto imparare a chiamare e identificare con un nome ben preciso: lutto prenatale.
Con esso ci si riferisce alla perdita di un bambino prima della nascita, che può avvenire in qualsiasi momento della gravidanza, dalle prime settimane fino al termine. Questa perdita può essere causata da vari motivi come anomalie genetiche, complicazioni mediche o altre circostanze impreviste. Anche se esse avviene prima che il bambino possa essere visto o riconosciuto pubblicamente, il dolore dei genitori è reale, profondo, lancinante.
Ahinoi, spesso questo lutto viene sottovalutato, minimizzato o del tutto misconosciuto dalla società, sia perché il bambino non è ancora nato e sia perché non è stato possibile conoscerlo di persona, guardarlo negli occhi, prenderlo in braccio. Tuttavia, per i genitori, la perdita rappresenta un lutto reale e significativo, che merita di essere riconosciuto ed elaborato. O meglio: il lutto è tale per l’intera società, anche se ancora troppe volte si fa finta di non vederlo e/o di non riconoscerlo come tale. Parlare di lutto prenatale aiuta a normalizzare il dolore, a condividere le emozioni e a trovare supporto nel percorso di elaborazione.
Le mamme e i papà, infatti, possono vivere un’ampia gamma di emozioni: tristezza, rabbia, senso di colpa, confusione, vuoto e dolore profondo. È normale sentirsi smarriti o incapaci di trovare una spiegazione razionale a quanto accaduto. Ogni persona vive il lutto in modo diverso ma il fatto di sentirsi in qualche modo “sminuiti” non aiuta di certo. Mio marito ed io sappiamo bene di cosa si tratta: ci siamo passati tredici anni fa, quando una cortina gelida e quasi impenetrabile intrappolava i nostri cuori lacerati dalla sofferenza. Da un lato, il freddo di sentirsi senza quel figlio cercato a lungo, amato, voluto. Dall’altra, la quasi totale mancanza di comprensione di chi ci stava intorno, a parte poche benedette eccezioni, che non smetteremo mai di ringraziare.
È importantissimo dire, però, che l’aborto spontaneo non può e non deve essere la fine di tutto: la fine dell’armonia, dell’amore tra coniugi, della possibilità di essere ancora felici. L’aborto spontaneo non può e non deve essere la fine del rapporto con Dio, della nostra fiducia il Lui, della speranza di provare ancora sentimenti positivi. L’aborto spontaneo non può e non deve essere, infine, la scusa per barricarsi dietro una trincea di dolore tale da renderci odiosi, freddi e distanti dalle altre persone, che pur magari – non capendoci – ci hanno ferito. L’aborto spontaneo può e deve essere l’inizio di un nuovo modo di approcciarsi alla vita e di abbandonarsi nelle mani di un Padre che è sempre, eternamente e infinitamente Buono. L’aborto spontaneo può e deve essere l’inizio della testimonianza che risorgere è possibile. L’aborto spontaneo può e deve essere la dimostrazione che con Dio anche i drammi più spaventosi non solo si possono superare ma possono diventare occasioni di Grazia.
Così è nato “Dal Chicco alla spiga”: il primo cammino cattolico di preghiera, speranza, elaborazione e guarigione che mio marito ed io proponiamo gratuitamente a tutti coloro che si metteranno in marcia con noi. Sì, perché la strada verso il Cielo è sempre un muoversi verso Dio e verso gli altri. Quando, nell’aprile 2013, ci è stato detto «Non c’è più battito», per qualche istante anche i nostri cuori hanno smesso di battere. Ma poi il Signore ci ha fatto comprendere che Chicco – questo il nome scelto per nostro figlio – aveva una missione da compiere: “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12, 24). E noi con lui. Era la sua missione ma anche la nostra. Affiancati da amici e professionisti, vi aspettiamo online a partire dal 24 settembre 2025. Insieme scopriremo che ogni chicco porta a una splendida, rigogliosissima e profumatissima spiga. Perché “nulla è impossibile a Dio”! Basta fidarsi. Basta dirGli di sì. Basta dire “tutto posso in Colui che mi dà forza” (Fil 4. 13).
Fabrizia Perrachon
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Aiutaci a far conoscere questo cammino: diffondilo, condividilo, invialo, postalo! Farai del bene alla tua anima e a quelle di tante persone bisognose di conforto e speranza. Sapevi che ho scritto dei libri specifici sull’aborto spontaneo, partendo proprio da quando vissuto insieme a mio marito? Puoi trovarli qui.