Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 6,1-6.16-18) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, […] perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti […] e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti […] e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
Questa volta ci concentriamo sul Vangelo che viene proposto nella Messa di domani, che è lo stesso del Mercoledì delle Ceneri, e ci aiuterà a riflettere su un aspetto particolare della relazione sponsale: la ricompensa. Quando ero piccolo restai molto colpito dall’atteggiamento di mia nonna, alla quale chiesi una volta se avesse dormito bene, la sua risposta mi lasciò perplesso al momento, ma la capii solo anni dopo nella sua profondità, mi disse più o meno queste parole: <<Io mi addormento sempre serena e tranquilla perché ho fatto il mio dovere, quello che era giusto fare.>>.
Quando ci si sposa – lo ripetiamo spesso nei corsi di preparazione al matrimonio – non si può pensare di cominciare a segnare sulla lavagnetta del frigo di casa cosa ha fatto lui, cosa ha fatto lei, quanto ha amato lui, quanto ha amato lei ; l’amore (con i suoi gesti concreti) non si può contare, altrimenti non sarebbe gratuito, e se non resta nella gratuità perde la definizione di amore e diventa un contratto, un accordo, un affare, un ingaggio. Vi piacerebbe ricevere lo scontrino dal vostro coniuge a fine giornata?
Il Vangelo ci insegna che se compiamo gesti d’amore per avere la ricompensa umana non avremo quella celeste. Cari sposi, quale ricompensa preferiamo? Quella umana, che pur essendo gradevole rimane in questo mondo, oppure quella che ci acquista “punti Paradiso”?Questo non significa assolutamente che non siamo tenuti a ringraziare chi ci offre un gesto d’amore, la riconoscenza è doverosa verso gli altri, in particolare verso il nostro coniuge, ma il problema sta nell’intenzione che c’è nel nostro cuore quando siamo noi a compiere un gesto d’amore verso gli altri, in particolare verso il nostro coniuge. Se l’intenzione del nostro gesto è quella di compiacere noi stessi, di nutrire il nostro ego (come se non fosse già abbastanza grande), di ricevere onori e gloria, di essere stimati… siamo sulla strada sbagliata perché il nostro coniuge riceverà sì un beneficio dal nostro gesto, ma chi ci perderà sarà il nostro cuore, la nostra anima; il ricevente ne trae un vantaggio comunque, ma il Signore è Giustizia e conosce il cuore con cui abbiamo compiuto tale gesto.
E vivere la nostra relazione sponsale con questa gratuità ci allena ed aiuta a capire la gratuità dell’amore del Signore nei nostri confronti. Naturalmente questo atteggiamento del cuore vale anche quando sono gli sposi insieme come coppia a compiere un gesto verso un’altra coppia o verso la comunità. Ma il Vangelo sposta la nostra attenzione dal piano umano a quello divino, dall’orizzonte umano alla verticalità divina, ci insegna che gli atti di giustizia sono tali sia verso Dio che verso gli uomini; infatti i tre gesti elencati sono l’elemosina, la preghiera ed il digiuno, ma non fini a se stessi.
L’elemosina ci allena a spogliarci delle cose di questo mondo per avere tesori solo nell’eternità. La preghiera ci ricorda che siamo creature e senza il nostro Creatore e la Sua Grazia non possiamo far nulla. Il digiuno ci aiuta a fiaccare i nostri sensi mortali, che con la loro concupiscenza ci attirano verso il basso, sappiamo che la carne ha desideri contrari a quelli dello spirito. Ancora una volta il matrimonio si riveste di eternità, si rivela un perfetto alleato per la santità, anzi, per gli sposi è la modalità -vocazione- con cui Dio ci chiama alla santità, Coraggio sposi, impariamo ad essere ansiosi della ricompensa di Dio che a suo tempo ci elargirà nella giusta misura.
Giorgio e Valentina