Cari sposi,
chi di voi non ha mai scherzato con uno dei vostri figli con la domanda: “vuoi più bene a papà o mamma?”. Ci sono dei simpatici reels su Instagram con risposte esilaranti… ma di per sé è una domanda mal posta. Pare però che oggi Gesù ci stia mettendo un po’ nella stessa situazione e non sta scherzando affatto.
Difatti, nella logica del Regno “si dà un superamento dei legami familiari nell’amore per il Messia. Il verbo usato per amare (il padre o la madre, il figlio o la figlia) è quello che designa l’amore naturale (philéo), non quello teologale (agapáo). L’amore paterno, fraterno, filiale, dev’essere trasceso dalla dilezione divina che si è manifestata nel Messia” (Alberto Mello, Evangelo secondo Matteo). A ben vedere Gesù non sta mettendoci con le spalle al muro. Se pensiamo a quello che per noi hanno detto i nostri genitori, padrini/madrine nel Battesimo, troviamo solo conferme.
“Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, ti ha liberato dal peccato e ti ha fatto rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo, unendoti al suo popolo; egli stesso ti consacra non il crisma di salvezza, perché inserito in Cristo, sacerdote, re e profeta, tu sia sempre membro del suo corpo per la vita eterna” … “N. sei diventato nuova creatura, e ti sei rivestito di Cristo”.
Siamo di Cristo, Gli apparteniamo, ne siamo diventati consanguinei… è chiaro che Lui si aspetti ora molto, moltissimo da noi. Qui però non si tratta di fare freddo calcolo di gerarchie e priorità nei rapporti ma di permanere in una relazione vitale ed esistenziale. Cosa c’è in gioco infatti? La priorità da donare a Cristo è necessaria se vogliamo amare davvero i nostri cari. L’amore di Cristo è infatti partecipativo, cioè, coltivando una profonda relazione con Lui ricevo il dono di divenire un vero strumento di amore per chi mi sta vicino, il suo è un Amore performante che lentamente mi trasforma in Lui. Come diceva Santa Teresina di Gesù: “Quando sono caritatevole è solo Gesù che agisce in me” (Storia di un’anima).
Per questo nel nostro cuore, nelle sue profondità recondite, deve esserci una sincera dimensione filiale-sponsale nei confronti di Cristo, prima di ogni altra relazione. È quanto ha fatto Abramo, lasciando la sua amata terra di origine e seguendo una chiamata da Dio verso qualcosa di sconosciuto. Il risultato è stata un’enorme fecondità umana e spirituale. Per voi sposi, ogni volta che “lasciate dietro la vostra terra” per andare incontro a Cristo, ogni qual volta vi sacrificate per amore a Cristo, vi si prospetta una ricompensa simile, nel senso di un amore dilatato e amplificato. Solo così il legame con Lui può precedere e fondare ogni altro legame. Ecco allora Papa Francesco ci ricorda che: “Lo stesso con Gesù: quando l’amore [per i familiari] è più grande di [quello per] Lui non va bene. Tutti potremmo portare tanti esempi al riguardo. Senza parlare di quelle situazioni in cui gli affetti familiari si mischiano con scelte contrapposte al Vangelo. Quando invece l’amore verso i genitori e i figli è animato e purificato dall’amore del Signore, allora diventa pienamente fecondo e produce frutti di bene nella famiglia stessa e molto al di là di essa” (Angelus, 28 giugno 2020).
Cari sposi, che anche voi possiate dire a Cristo ogni giorno “Signore Dio, nella semplicità del mio cuore lietamente Ti ho dato tutto” affinché Lui vi ricompensi abbondantemente nella vostra relazione e nella vostra famiglia.
ANTONIO E LUISA
Io avevo una fede debole prima di incontrare Luisa. Andavo a Messa qualche volta, ma senza avere una vera relazione con Gesù. Riconoscevo alcune cose belle della Chiesa e ne ignoravo altre. Quando Luisa è arrivata con tutto il suo bagaglio di esperienze e di storia personale, fatto di una fede molto più salda e consapevole della mia, mi sono innamorato, mi sono innamorato di lei e anche del suo Gesù. Ma mi sono davvero innamorato di Gesù? Chi era il mio Dio? Era Gesù o era Luisa? Credevo nel Dio eterno e perfetto o stavo costruendo la mia vita e la mia felicità su una creatura finita e fallibile, piena di fragilità e imperfezioni come tutti? Se non cerco la sorgente del mio amore e della mia vita in Cristo, non sarò capace di amare la mia sposa. Non posso essere capace di amare incondizionatamente se la mia felicità, senso e pienezza sono riposti in una persona. Gesù sembra guardarmi con tenerezza e con pazienza. Mi dice: Non puoi farcela senza di me. Non vedi la tua sposa? È una creatura bellissima, ma piena di ferite, fragilità e incompiutezze, come lo sei tu. Non illuderti che lei possa colmare quel desiderio di tutto e di eternità che hai dentro. Quello posso farlo solo io. Non chiedo altro che questo. Tu fai però la scelta giusta. Deve essere una tua libera scelta. Non ti posso forzare, non sarebbe amore. Non mettere la tua sposa al mio posto, prima di me. Non farne un idolo. Fallo per te e per lei. Se ne farai il tuo idolo, le metterai sulle spalle un peso enorme. Non riuscirà mai a darti tutto quello che cerchi perché nessun essere umano può farlo. Vieni da me.
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