Dal libro di Giosuè (Gs 24,1-13) In quei giorni, Giosuè radunò tutte le tribù d’Israele a Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio. Giosuè disse a tutto il popolo: «Così dice il Signore, Dio d’Israele: “Nei tempi antichi i vostri padri, tra cui Terach, padre di Abramo e padre di Nacor, abitavano oltre il Fiume. Essi servivano altri dèi. Io presi Abramo, vostro padre, da oltre il Fiume e gli feci percorrere tutta la terra di Canaan. Moltiplicai la sua discendenza […]. Feci uscire dall’Egitto i vostri padri e voi arrivaste al mare.[…]. Vi feci entrare nella terra degli Amorrei, […]. Attraversaste il Giordano e arrivaste a Gerico.[…] Vi attaccarono […] ma io li consegnai in mano vostra. Mandai i calabroni davanti a voi, per sgominare i due re amorrei non con la tua spada né con il tuo arco. Vi diedi una terra che non avevate lavorato, abitate in città che non avete costruito e mangiate i frutti di vigne e oliveti che non avete piantato”».
Oggi affrontiamo un tema che di certo crea molte divisioni nelle relazioni: l’ingratitudine; ci facciamo aiutare da questo brano che racconta dell’ingratitudine del popolo di Israele nei confronti di Dio, il quale cerca di ravvivare la memoria di questo popolo ricordando i prodigi che ha compiuto per esso. Non vogliamo fare un trattato psicologico o pedagogico, ma solo mettere in luce alcuni aspetti da cui trarre beneficio per la vita sacramentale, ovvero per il nostro matrimonio.
Di solito succede che solo quando si arriva all’età adulta e ci si trova a nostra volta dalla parte del genitore o del nonno, ci si rende conto di quanti sacrifici abbiano fatto nel nascondimento i nostri genitori e/o i nostri nonni, senza chiedere mai nulla in cambio e senza mai un lamento. È allora che ritroviamo affetti assopiti o rivalutiamo l’operato di quegli adulti che con tanto disinteresse ci hanno donato molto, mentre con lo sguardo da ragazzini ci sembravano solo dei rompiscatole o ci erano indifferenti solo perché magari erano incapaci di dimostrare il loro amore con l’affetto che in quel momento adolescenziale noi desideravamo tanto.
Se ci sta capitando o se ci siamo già passati dobbiamo fare tesoro di questa esperienza di vita, senza però farsi venire inutili sensi di colpa per il fatto che magari questi adulti sono già morti senza che noi li avessimo almeno ringraziati. Non facciamo lo sbaglio di lasciarci sopraffare dai sensi di colpa che pesano più di un macigno sul nostro cuore, piuttosto prendiamo atto della nostra ingratitudine passata e poniamovi rimedio intensificando la preghiera per questi morti e, soprattutto, facendo celebrare tante Messe in loro suffragio.
Per quanto riguarda invece la vita presente bisogna che d’ora in poi cominciamo a ringraziare qualsiasi persona da cui riceviamo anche solo un piccolo gesto, questo ci aiuta a tenere una bassa considerazione di noi stessi, non per abbassare l’autostima ma per ricordarci sempre che siamo fallaci, che siamo deboli (e quindi il gesto dell’altro ci aiuta nella debolezza), che siamo fragili; e se questo vale per la vita della carne quanto più vale per la vita dello spirito: ci ricorda che siamo dei peccatori, che siamo sempre più superbi e orgogliosi di quanto lo ammettiamo, che siamo dei mendicanti nei confronti di Dio, che noi siamo niente e che Lui è tutto.
Cari sposi, non lasciate che l’ingratitudine entri e rovini la vostra relazione dal di dentro, bisogna tenere sempre alta l’attenzione su noi stessi, sul nostro matrimonio, sulla nostra relazione, mai abbassare la guardia perché il nemico non vede l’ora di infilarsi anche solo da una fessura per farne diventare una voragine che distrugge il matrimonio.
Una santa abitudine è quella di non andare a letto la sera senza prima essersi riconciliati tra noi sposi, ringraziando l’altro per tutto quello che ha fatto anche e soprattutto se non l’abbiamo visto, ringraziarlo per le mille faccende di cui si è occupato oggi e per la pazienza che ha avuto nel sopportare i nostri difetti e scusare le nostre mancanze in silenzio.
L’amore è gratuito altrimenti diventa un contratto tra le due parti: è vero che non dobbiamo compiere un gesto per il piacere di sentirsi dire grazie, ma è altrettanto vero che il ringraziamento ci piace perché ci fa sentire stimati ed amati, ci fa sentire non degli anonimi ma in qualche modo il ringraziamento dell’altro aiuta a formare la nostra identità.
E se noi siamo creati ad immagine e somiglianza del Padre significa che anche a Lui piace il ringraziamento. Quanti sposi ringraziano il Signore? L’ingratitudine verso Dio aumenta il nostro orgoglio e la nostra superbia, mentre il ringraziamento aumenta la nostra fede in Lui, perché ci fa rendere sempre più conto che senza di Lui non possiamo far nulla.
Se il Signore ci parlasse del nostro matrimonio potrebbe dire sicuramente così: Vi diedi una terra che non avevate lavorato, abitate in città che non avete costruito e mangiate i frutti di vigne e oliveti che non avete piantato. Ed è proprio così, perché la terra spirituale della Salvezzae della Grazia del Sacramento del Matrimonio non l’abbiamo lavorata noi, abitiamo in una città di pace ed amore che non abbiamo costruito noi, e mangiamo succulenti e deliziosi frutti spirituali che non abbiamo piantato noi.
Coraggio sposi, non possiamo far altro che ringraziare Colui da cui tutto proviene.
Giorgio e Valentina.
Grazie!
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GRAZIE per queste riflessioni.
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