Ieri c’è stato un commento sotto la riflessione di padre Luca suscitata dal Vangelo domenicale. Ricordate si parlava di misericordia e di misura. Anzi in realtà di negazione di misura perchè l’amore cristiano è senza misura, chiede semplicemente tutto! E qui è arrivata la domanda, anche comprensibile, di una lettrice:
Qual è il confine tra amare senza conto e accettare che l’altro sfrutti ( si, sfrutti ) per la sua pigrizia, il tuo amore?
Proverò a rispondere io, senza la pretesa di aver capito tutto ma con la convinzione che quella sia la strada. Qual è il confine? Il confine non è fuori ma dentro. Il confine non è quello che l’altro fa o non fa. Il confine non dipende dall’altro. Ci sono situazioni simili in cui una persona si sente sfruttata ed un’altra no. Io posso amare senza sentirmi sfruttato sempre. Da cosa dipende allora? Dipende da me. Dipende da quanto la scelta di amare sempre e comunque sia libera e consapevole e non sia piuttosto una scelta subita per paura di perdere la persona che abbiamo accanto o che subiamo per non infrangere una indissolubilità che non capiamo e che viviamo come una condanna.
Per questo il confine è dentro di noi. E’ importante avere una parte di noi dove l’altro non può entrare e non può intaccare quella certezza di essere persone belle e amate. Dove custodiamo la nostra relazione con Cristo. Mi rendo conto che quello che sto scrivendo possa risultare indigesto ma è la sostanza dell’amore cristiano. Ci sono innumerevoli esempi di santi che, seppur non sempre ricambiati nel loro amore, non si sono mai sentiti sminuiti nel loro dono totale, anzi si sono sentiti ancora più in intima unione con Cristo. Mi viene l’esempio di santa Rita che prima di entrare in convento venne data sposa ad un uomo che non la trattò di certo con tenerezza ed amore. Eppure lei con il suo dono quotidiano mai ricambiato riuscì a convertire il marito prima che questo fosse ucciso. Non voglio dire che dobbiamo sopportare situazioni di violenza psicofisica. La separazione in quei casi può essere la soluzione migliore ma senza mai smettere di volere il bene dell’altro.
Io stesso nel mio piccolo devo la mia conversione all’amore incondizionato di Luisa. L’ho raccontato tante volte. I primi anni di matrimonio ho fatto fatica. Mi sentivo incastrato con una moglie e già due figli e non avevo ancora trent’anni. Ho cominciato a trattare con freddezza Luisa. A volte l’ho trattata male. Stavo spesso fuori casa perchè in casa mi sentivo in gabbia. Ecco lei non si è chiesta quanto dovesse ancora sopportarmi. Non ha mai smesso di trattarmi come il marito migliore del mondo e lì ho capito, lì è nata la mia conversione perchè nell’amore di Luisa ho fatto esperienza di quello di Cristo.
Ecco lei non si è mai sentita sfruttata perchè era lei che era libera. Non aveva bisogno della mia conferma per sentirsi bella e degna come solo una figlia di Re sa di essere. Era libera di amare nonostante io le stessi dando davvero poco.
Spero di essermi spiegato. Il limite non dipende quindi dall’altro ma dipende da quanto noi siamo liberi. Libertà che ci può dare solo Dio.
Antonio e Luisa
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Grazie.
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