Cari sposi, anche questa domenica tutta la liturgia è sfacciatamente nuziale, parla di voi in termini perfino troppo eloquenti per non essere compresi. Difatti, l’evangelista Matteo nel presentare un fatto abbastanza comune per l’epoca – il banchetto di nozze per il figlio del re – ci sta dicendo in realtà che il re è Dio, il banchetto simboleggia l’alleanza che Lui vuole instaurare con il suo popolo e che in Cristo diviene l’alleanza con l’umanità intera.
Per caso avete notato la Sposa? Non è che si è nascosta da qualche parte? La sposa è ben presente nella scena perché rappresentata dagli invitati, ossia ciascuna di voi coppie. Questa immagine del banchetto è bellissima! Rappresenta il sogno di Gesù di unirsi a ciascuna di voi coppie in una festa che non avrà fine, in cui la gioia supererà anzi cancellerà totalmente ogni ombra di tristezza e dolore.
Tuttavia, come vorrei che sobbalzaste nel vostro intimo nel vedere che la storia della salvezza, la storia a cui era stato chiamato Israele, e con lui tutti i popoli, è una storia di amore nuziale, cosicché il matrimonio diviene “il paradigma per comprendere tutta la storia della salvezza” (cfr. Mario Meruzzi, Lo sposo, le nozze e gli invitati. Aspetti nuziali nella teologia di Matteo, Cittadella 2008). Quindi non leggete il Vangelo di oggi da spettatori di una partita di calcio ma sentitevi dentro fino al collo. Voi siete quegli invitati – la Sposa – a cui Gesù vuole darsi in corpo e anima.
Papa Francesco commenta questo aspetto dell’Alleanza con delle espressioni quasi uniche nel suo genere: “Questo Sacramento (il matrimonio) ci conduce nel cuore del disegno di Dio, che è un disegno di alleanza col suo popolo, con tutti noi, un disegno di comunione. […] L’immagine di Dio è la coppia matrimoniale: l’uomo e la donna; non soltanto l’uomo, non soltanto la donna, ma tutti e due. Questa è l’immagine di Dio: l’amore, l’alleanza di Dio con noi è rappresentata in quell’alleanza fra l’uomo e la donna” (Udienza 2 aprile 2014).
Ma a questo punto però bisogna comprendere che, come diceva Santa Teresina di Lisieux, “l’amore si paga solo con l’amore”. Per questo leggiamo nel Vangelo che agli invitati veniva richiesto di entrare nella grande stanza del banchetto ricoperti di mantello bianco, un vestito che lo sposo offriva gratuitamente, segno del proprio assenso e affetto nei confronti del re. Ma ora accade l’incredibile! Qualcuno vuole entrare ma senza accogliere il dono! Si potrà? Chi di noi ha rifiutato i regali trovati sotto l’albero di Natale? O quelli nel giorno di compleanno?
Questo rifiuto in realtà non è poi così stravagante ma è il frutto di un ben preciso atteggiamento di vita: la chiusura e la distrazione davanti ai doni di Dio. Cito qui don Fabio Rosini, prendendo alcune frasi del suo ultimo libro: “L’arte della buona battaglia”: “Come parla Dio? Dio comunica in noi in molti modi, ma per quanto riguarda la vita interiore bisogna rispondere con un’affermazione che dice e non dice: nel profondo. […] Ecco, la sfida del libro sarà cercare di difenderci da ciò che ci allontana dall’io profondo e cercare di assecondare ciò che ci porta lì, dove risiede la verità”.
E la verità è che lo Sposo abita nel vostro cuore e nella vostra relazione, è lì che va cercato ogni giorno altrimenti si rischia di sentirsi soli e abbandonati ma perché lo si cerca altrove. La grazia di certo non vi manca, difatti “la grazia dei Sacramenti alimenta in noi una fede forte e gioiosa, una fede che sa stupirsi «delle “meraviglie» di Dio e sa resistere agli idoli del mondo” (Udienza, 6 novembre 2013)
Cari sposi, può darsi che la solitudine e la tristezza spesso vi accompagnino e vi confondano, ma lo Sposo Gesù non cessa di chiamarvi e sollecitarvi a entrare in una preghiera più profonda come coppia per sperimentare di quali e quanti doni vuole riempire la vostra vita.
ANTONIO E LUISA
Quando ci sposiamo in realtà, come ha così bene espresso padre Luca, siamo entrambi sposa di Gesù. Lo siamo insieme. Io ho sposato Luisa, ma insieme abbiamo sposato Cristo. Cristo non vedeva l’ora di rivestirci dell’abito nuziale. A noi la scelta, ad ogni sposo e sposa la scelta, decidere di indossarlo oppure farne a meno. Questo significa fare una scelta concreta. Significa mettere al centro del nostro matrimonio Cristo non a parole, ma amandolo davvero. E Lui ci dice come: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama.” Una coppia che anche si sposa in chiesa ma poi non indossa l’abito nuziale, non conformando la propria vita agli insegnamenti della Chiesa, facilmente fallirà anche se i due si sono sposati sacramentalmente. Rispettare i comandamenti significa vivere una vita di dono e non una di possesso. Non uccidere significa tante cose nella coppia. Significa non mortificare, non umiliare, non essere capaci di perdonare. Non commettere atti impuri significa usare nostra moglie o nostro marito e non donarsi a lui/lei attraverso il corpo. Non rubare può significare rubare la libertà alla persona che abbiamo accanto, non permettendole di sviluppare i propri talenti e limitandola all’idea che noi abbiamo di come debba essere e cosa debba fare. Potrei andare avanti per ore. In sintesi, indossare l’abito nuziale significa mettere al centro del nostro agire il bene della persona che abbiamo accanto e non il nostro tornaconto e il nostro egoismo. Significa amare e non usare. Solo così la grazia di Dio potrà entrare nel nostro cuore e trasformarci in una vita trasfigurata verso la santità.
Potete visionare ed eventualmente acquistare il nuovo libro su Amazon o direttamente da noi qui.