Cari sposi, la rete abbonda di siti che elencano le basi solide di un matrimonio e di come mantenere un rapporto duraturo nel tempo. Davvero ce n’è per ogni gusto, in particolar modo quando a parlare è un noto psicologo o terapeuta di coppia. Non avendo quella competenza non mi azzardo ad esprimere un giudizio. Semmai faccio notare che, senza contraddire quanto affermato, piuttosto manca il grande presupposto ad un sano rapporto di coppia.
E la risposta è nel Vangelo di oggi. Difatti, Gesù, affrontando l’ultima delle dispute che la Liturgia ci ha presentato nelle ultime settimane, incontra un vero pezzo da novanta: un dottore della Legge, uno appartenente alla categoria dei massimi esperti della Torah. La domanda postagli non è banale come sembra, perché a quel tempo vi erano ancora due correnti di pensiero nel giudaismo quanto a come suddividere i precetti, eredità delle dispute dei grandi maestri Hillel e Shammai, vissuti qualche decennio prima di Gesù.
Il quesito quindi è pertinente, perché i rabbini avevano individuato, oltre alle dieci parole date da Dio a Mosè nel Decalogo, altri 613 precetti, motivo per cui, veniva da chiedersi: quali sono i più importanti? C’è un ordine? Da dove iniziare? Gesù non scende a casistiche, come forse quel dottore avrebbe voluto, ma va diritto al fondamento della vita del credente e cioè cita lo Shema‘ Israel, il comandamento che il fedele ebreo ripeteva, ieri come oggi, tre volte al giorno e che esprime il primato della fede in Dio. Ma ecco poi la novità! Subito dopo Egli accosta al comandamento dell’amore per Dio quello dell’amore per il prossimo, un fatto senza precedenti nella letteratura giudaica antica e che riprende un passaggio del Levitico: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”.
Cosicché, la novità introdotta da Gesù è quella di aver messo in relazione diretta il comandamento dell’amore di Dio con quello del prossimo e, sebbene i due precetti fossero ricordati nella Torah, nessuno li aveva mai paragonati o considerati simili. Da tutto ciò ne emerge un quadro meraviglioso per la vita nuziale. Se da un lato ho bisogno davvero di Cristo per amare il mio coniuge, è pur vero che nel coniuge io incontro Cristo e questo in forza della grazia nuziale. Se è vero che un buon matrimonio deve possedere qualità nella comunicazione verbale, nella sessualità, nell’uso dei soldi… tutto ciò è infruttuoso per noi credenti se non si è al contempo radicati in Cristo. Senza Gesù tutta quella bella “solidità” un giorno finirà nella tomba o nel loculo.
La logica è la stessa della Croce: essa sta in piedi solo se il palo verticale è bel fissato nel terreno e così può mantenere la traversa orizzontale. È ciò vale anche per il matrimonio. Così, ogni coniuge è bene che si esamini sempre su quale rapporto ha con Gesù: se è personale, se è quotidiano, se si alimenta della Parola, se si basa sull’Eucarestia, se è aperto alla voce dello Spirito… e poi certamente se col proprio consorte vive la concretezza del rapporto, la complicità, la corte continua…
Oggi assistiamo, anche in seno alla Chiesa, a una sorta di schizofrenia: o fare della fede una questione talmente personale che non ha nessuna visibilità in chi ci vede, anzi, a volte con comportamenti contrari al Vangelo; oppure, voler vivere un matrimonio a prescindere da Cristo, facendo leva solo sulle proprie forze e lasciando il Signore per i momenti di emergenza e difficoltà. Cari sposi, la bella notizia è che in voi l’amore al Signore e l’amore al prossimo si coniugano perfettamente! Si potrebbe dire che voi siete chiamati ad essere gli esperti di come si ama Dio nel coniuge e come il coniuge mi può portare ad incontrare Gesù. Per questo lo Sposo Gesù vi ha donato la sua Presenza e conta su ogni vostro piccolo sforzo perché questa bellezza trapeli e sia visibile.
ANTONIO E LUISA
Ad integrazione di quanto scritto da padre Luca vorrei soffermarmi sull’ordine dei due comandamenti. Perchè amare Dio viene prima? Dio è geloso? No! Nulla di tutto questo. Siamo noi che abbiamo bisogno di quest’ordine. Perchè solo attingendo forza e consapevolezza dalla nostra relazione con Dio saremo capaci di amare l’altro gratuitamente e per primi, Se avessimo solo la dimensione orizzontale verso i fratelli non saremmo capaci di amare gratuitamente ma saremmo sempre alla ricerca di avere amore piuttosto che di darlo. Due poveri che vogliono arricchirsi l’uno con l’altro. Non potrebbe funzionare.
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