Della famiglia fanno parte anche i bambini non nati, ossia tutte quelle creaturine che non hanno visto la luce della vita; come membri del focolare domestico vanno non solo ricordati e pregati ma “celebrati” cioè inseriti nel contesto dal quale provengono e nel quale devono trovare spazio, memoria ed affetto.
Dico questo perché ci sono passata: ho avuto un aborto spontaneo nel 2012 alla settima settimana di gravidanza e quel figlio – o figlia, era troppo presto per saperlo – è non solo nel mio cuore ogni giorno ma nella quotidianità della nostra famiglia in modo molto spontaneo, semplice ma autentico. Quel figlio che non c’è, insomma, potrà anche essere invisibile ma non è assente: ha lasciato un segno e ogni giorno ci accompagna dal Cielo perché, come leggiamo nel Vangelo di Matteo: Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli (Mt 18, 10).
L’aborto spontaneo rimane indelebile nella storia clinica di una donna tant’è che bisogna sempre parlarne con dottori e ginecologi dopo che è avvenuto, cioè, lascia una traccia medica che va sempre riportata ed è riportata tra gli occorsi sanitari; permane anche – indelebile – nella mente e nel cuore di chi ci è passato e allora perché non dovrebbe lasciare una scia non solo nella rete familiare ma nell’intero reticolato sociale di cui ognuno di noi fa parte?
Tacere che quel figlio c’è stato è un grande torto a tanti livelli: innanzitutto nei confronti della creatura stessa la quale, essendo stata creata a immagine e somiglianza del Creatore, ne porta impresso il più alto e nobile sigillo e, subito dopo, nei confronti dei genitori che l’hanno attesa, desiderata, cercata o ai quali magari è “capitata” ma che in ogni caso l’hanno accolta. Quel bimbo, inoltre, avrà dei parenti: fratelli o sorelle, nonni, zii, cugini, ecc … oltre che amici o conoscenti: non tacciamo della sua vita, per brevissima o breve che sia stata proprio perché “è stata”; pur parlando al passato, solo tenendo quell’esistenza in considerazione saremo in grado di aprirci al futuro, futuro che con il sostegno della fede può nuovamente essere di speranza, fiducia e felicità perché, dopo tutto, è il fine per il quale ciascuno di noi è voluto da Dio.
Etimologicamente, la parola assenza significa mancanza dal luogo nel quale ci si dovrebbe trovare abitualmente; un bambino non nato incarna perfettamente questo concetto sotto due aspetti: sia perché sarebbe dovuto stare nel grembo per tutta la gravidanza ma questo non è avvenuto e secondo perché dovrebbe abitare una casa nella quale manca, non c’è. Ecco perché dobbiamo sforzarci di renderlo presente: non possiamo vederlo con gli occhi umani ma, nella fede, abbiamo la certezza del suo essere spiritualmente con noi sempre, nella nostra casa e nella nostra famiglia perché l’anima supera qualsiasi confine spaziale e si fa prossima – vicina – a coloro che la amano. L’assenza di contatto fisico, insomma, non è un’assenza totale o definitiva ma un limite che si può superare con il Signore.
Il bambino non nato non deve, insomma, lasciare dietro di sì solamente tristezza, amarezza, rabbia o sentimenti negativi; la sua perdita, se offerta a Gesù e Maria e abbandonata alla Loro volontà, può trasformarsi in qualcosa di bello, di grande, di fruttuoso e portare nuova vita, sia in senso fisico che spirituale. Certo, non è facile, ma con la forza ed il coraggio che solo la preghiera possono dare, i miracoli arrivano perché nulla è impossibile a Dio (Lc 1, 37).
Nessuna gravidanza, precedente o successiva, può in qualche modo riempire il vuoto lasciato da un aborto spontaneo ma quello spazio che si viene ad aprire, nel cuore e nell’anima, sarebbe davvero infelice lasciarlo in balia delle emozioni solamente umane perché rischierebbe di essere colmato poco o male o entrambe le cose; la ferita può guarire solo con il balsamo della fede e l’affidamento in Dio che, essendo bontà infinita, ha sempre un fine di amore più grande e più certo, anche se magari questo fine non riusciamo subito a vederlo o a scorgerlo con la dovuta lucidità o maturità. Fidiamoci del Signore, non rimarremo mai delusi!
Nel caso foste interessati potete preordinare il mio libro qui. Potete così aiutarmi a raggiungere la quota necessaria per pubblicarlo. Vi ringrazio!
Fabrizia Perrachon