Non accontentarsi!

Dal libro della Sapienza (Sap 2,23-3,9) Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura. Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono. Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio, nessun tormento li toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero, la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace. Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza resta piena d’immortalità. In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé; li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come l’offerta di un olocausto. Nel giorno del loro giudizio risplenderanno, come scintille nella stoppia correranno qua e là. Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli e il Signore regnerà per sempre su di loro. Coloro che confidano in lui comprenderanno la verità, i fedeli nell’amore rimarranno presso di lui, perché grazia e misericordia sono per i suoi eletti.

Nelle scorse puntate abbiamo riflettuto un poco sul rapporto tra anima e corpo, abbiamo messo in risalto il primato dell’anima sul corpo, tuttavia questo primato dell’anima si deve vedere vissuto nel corpo finché siamo in questa vita. Questo legame è talmente stretto che non si può pensare di fare e disfare del corpo a proprio piacimento senza che sull’anima si riflettano le conseguenze delle nostre azioni. Anche questo brano proposto dalla Liturgia odierna insiste su questo tema dandoci una chiave di lettura propositiva, nasce tutto dalla verità bella e tanto impegnativa della creazione : Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura.

Cari sposi, sembra una frase ad effetto per ottenere grande plauso dagli ascoltatori/lettori, ma in realtà questa verità ha a che fare con noi sposi; non è specificato il sesso dell’uomo altrimenti avrebbe usato termini come “maschio” e “femmina“, invece qui si intende l’uomo nella sua interezza di maschio e femmina. Certamente anche il singolo sesso maschile o femminile è immagine della natura di Dio, ma la completezza la si raggiunge solo con l’unione delle due “versioni” – perdonateci questo termine un po’ rozzo ma esplicativo – dell’uomo, la “versione” femminile unita indissolubilmente alla “versione” maschile… altro modo per ridefinire il matrimonio.

Quindi, se l’uomo, nella sua interezza maschile e femminile, è stato creato per l’incorruttibilità, e questa interezza è incarnata in una coppia nel matrimonio, allora significa che il destino di ogni coppia sposata è l’incorruttibilità. Capite sposi a quale grandezza siamo chiamati, siamo destinati?

Quando vi chiedono le motivazioni del perché vi siete sposati, tra le risposte di sicuro avrete quelle nobili e cariche di affetto e sentimento reciproco, anche di fede sincera nel Signore, ma vi siete mai detti l’un l’altra che la vostra coppia è stata pensata e “creata” per l’incorruttibilità? Non per sentimenti che oggi ci sono e domani chissà, non per sfuggire alla tristezza o alla solitudine, non per vivere insieme le stesse passioni per tutta la vita, non per filantropia, non per fare da crocerossina all’altro, non per colmare un vuoto affettivo, niente di tutto ciò… per giungere insieme all’incorruttibilità.

Abituati come siamo a spiegare tutto col sentimento, è difficile entrare nella logica della carità che ti spinge a compiere addirittura gesti contrari ai tuoi sentimenti momentanei, quella carità che ti muove a far morire ogni giorno qualcosa di te affinché l’altra/o viva, quella carità che ti spinge a violentare i desideri del tuo corpo affinché possano regnare nel tuo corpo i desideri dello spirito, quella carità che rende casto l’amore sponsale, carità fa rima con castità non solo per questioni linguistiche. Nel brano sopra riportato c’è un lungo elenco delle grazie che il Signore concede alle persone che compiono tale cammino di purificazione del proprio ego.

Cari sposi, come capire se stiamo vivendo dentro questo meraviglioso cammino di castità, ovvero di purificazione? Dobbiamo confrontare la nostra vita di coppia con la seconda frase del testo: Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono.

La morte di cui si parla è certamente la morte fisica, ma prima che sopraggiunga quella, c’è una morte ben peggiore che è quella dell’anima. Quando si vive lontano da Dio si comincia a sperimentare la morte in vari aspetti dell’esistenza: la morte degli affetti, la morte dei buoni sentimenti, la morte del perdono, la morte del sacrificio, la morte della nostra relazione sponsale, la morte della nostra castità, ecc… sperimentiamo come la morte caratterizzi tutti gli aspetti della nostra vita.

Cari sposi, non accontentatevi mai del matrimonio che vi dà il mondo, noi siamo fatti per qualcosa di più, siamo fatti per l’eternità, per l’incorruttibilità, anche del corpo. Puntate più in alto, come ci esortò san Giovanni Paolo II: prendete il largo! Non restate ancorati a riva.

Come cominciare? Con la presa di coscienza che dobbiamo convertirci e con la decisione risoluta di accettare Gesù come unico Salvatore. Abbiamo degli amici che ci hanno preceduto in questo cammino di incorruttibilità, i quali ci sono di sprono e aiuto: i santi, molti di loro hanno ancora il loro corpo incorrotto come la beata Imelda Lambertini, morta il 12 maggio 1333 alla sua prima – ed ultima – Comunione Eucaristica, il suo corpo non ha conosciuto la corruzione perché si riflette nel corpo la virtù dell’anima verginale. C’è da imparare per tutti.

Giorgio e Valentina.

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