Il grande talento nuziale

Care coppie, quale reazione avreste se un bel giorno, consultando il vostro home banking sul cellulare, scopriste che uno dei vostri migliori amici, familiari o parenti vi ha voluto regalare, per il vostro compleanno o anniversario, ben 48.000 €! Perché a questo ammonta un talento biblico, tradotto in euro. Figuriamoci poi se il conto fosse il doppio o il quintuplo, non penso proprio che se ne rimarrebbe lì ozioso…

Ma cosa può aver spinto quel signore, dopo essersi accorto del dono ricevuto, a restare con le braccia incrociate? Il Vangelo dice che è stata la “paura”: ma paura di che? O meglio: di cosa avrebbe avuto timore? Chi o cosa lo stava minacciando se all’improvviso era diventato così ricco?

Ragioniamo un po’ su questo fatto: un padrone affida un sacco di soldi a dei servitori e non è un fatto di poco conto. Infatti, a chi daremmo una tale cifra se non persone di cui ci fidiamo pienamente? Il padrone non solo confida che non li useranno male ma in cuor suo sta scommettendo che li impiegheranno secondo il suo modo di fare, cioè, mettendoli a frutto. Si evince che tra queste persone vige una logica di famiglia e non tanto di legalismo esteriore.

Ecco allora che la “paura” del servitore non si giustifica in tale contesto, non ha motivi di esistere. È segno, piuttosto, che egli stesso non nutriva buoni sentimenti verso il suo padrone, non ricambiandolo della benevolenza e del credito dimostratogli. Una cosa va detta: questa paura, come in tante altre vicende evangeliche, appare ogniqualvolta si presenta una novità a cui aprirsi, una circostanza che il Signore usa perché ci lasciamo trasformare e allargare il cuore. I primi due l’hanno fatto, il terzo no.

Che vi ricorda tutto ciò? È esattamente lo stesso atteggiamento di Adamo ed Eva, la radice del peccato originale, che si ripresenta nel terzo servo verso il suo padrone: la sfiducia a cui segue la paura. Così, la colpa deplorata dal padrone è un omissione nata dalla non riconoscenza e dalla non valorizzazione del dono ricevuto, è in fondo un’alta aspettativa tradita.

Ma ora veniamo a voi, cari sposi. Di quanti talenti vi ha adornato il Signore! Oltre ai doni personali, alla grazia sovrabbondante, all’Eucarestia, a Maria Santissima… l’amore coniugale è la più alta forma di relazione esista tra le persone umane, tutte le altre (fraterna, materna/paterna, amicale…) prendono qualcosa ma non tutto dal vincolo matrimoniale. Abbiate il coraggio di riconoscere il dono che vi ha fatto il Signore donandovi il vostro coniuge!

Questo vangelo vi sprona ad essere attenti e vigilanti per saper tenere davanti agli occhi quanto bene è stato versato nella vostra vita personale e di coppia, renderne grazie di continuo ed essere fecondi nel donarvi vicendevolmente e alle persone che il Signore vi ha messo accanto. La paura la sentirete sempre, la paura di non giocarvi la vita di coppia e di famiglia fino in fondo, di non impegnarvi del tutto. Ma lo Spirito soffia di continuo per richiamarvi alla pienezza generosa della vostra vocazione.

ANTONIO E LUISA

La parabola dei talenti può essere una bellissima immagine della fecondità della coppia. La coppia di sposi non può pensare di chiudersi. Non può credere di bastarsi. L’amore generato nella coppia va poi reso fecondo. Un amore autentico diventa genativo. Come un fiume in piena esonda, esce dalla coppia e si trasforma nella vita dei figli che gli sposi concepiscono ma non solo. L’amore generato nella coppia diventa servizio, accoglienza, ascolto, gentilezza, tenerezza, aiuto, empatia, prossimità per tutti. Se gli sposi si chiudono e non rendono feconda la relazione perderanno anche quel talento che Dio aveva dato loro. Anche il loro amore morirà.

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