Siamo testimoni o giudici?

Anche noi interroghiamoci, ognuno di noi faccia questa domanda a sé stesso, interroghiamoci: amo davvero il Signore, al punto da volerlo annunciare? Voglio diventare suo testimone o mi accontento di essere suo discepolo? Prendo a cuore le persone che incontro, le porto a Gesù nella preghiera? Desidero fare qualcosa perché la gioia del Vangelo, che ha trasformato la mia vita, renda più bella la vita loro? Pensiamo questo, pensiamo queste domande e andiamo avanti con la nostra testimonianza. (dall’Udienza generale del 13/12/2023)

Queste sono le domande che papa Francesco ci invita a rivolgere a noi stessi. Sono domande forti. In particolare per chi cerca di evangelizzare un mondo sempre più lontano dal Signore e per questo sempre più povero.

Cosa ci sta dicendo papa Francesco? Ci chiede semplicemente di interrogarci sulle motivazioni che ci spingono a proporre determinati valori. In un mondo in cui i valori sembrano spesso relativi e soggettivi, papa Francesco ci invita a riflettere su un aspetto fondamentale: Cristo non è solo parte del nostro bagaglio culturale e del nostro stile di vita, ma è una persona viva e reale.

In queste parole possiamo cogliere l’importanza di un incontro personale con Cristo. Un incontro che va oltre la mera conoscenza teorica o l’appartenenza formale a una tradizione religiosa. Papa Francesco ci ricorda che Cristo è una persona che abbiamo incontrato, che ci ha amato e con cui abbiamo iniziato una relazione d’amore.

Questa relazione personale con Cristo dona un senso profondo ai nostri valori. Quando viviamo l’amore di Cristo nelle nostre vite, i nostri valori non diventano una contrapposizione a quelli degli altri, ma una bellezza da condividere. Diventiamo capaci di amare e rispettare gli altri nel rispetto della loro dignità umana.

Solo attraverso questa relazione personale con Cristo possiamo essere credibili nella nostra testimonianza di valori autentici. Non si tratta solo di professare parole, ma di vivere in coerenza con ciò che crediamo. Papa Francesco ci invita quindi a interrogarci sulle nostre motivazioni più profonde, sulle radici delle nostre scelte e azioni.

Facciamo un esempio concreto. Chi non crede nel matrimonio e vive una sessualità disordinata non è un antagonista, non è una persona da disprezzare. È un nostro fratello o una nostra sorella. Quello che ci chiede Papa Francesco credo sia testimoniare la bellezza della nostra scelta conforme alla proposta morale della Chiesa, ma poi ci chiede di saperci avvicinare a chi fa scelte diverse con il rispetto che ogni persona merita. Con la consapevolezza che noi non siamo migliori di quelle persone, ma che siamo arrivati a determinate scelte grazie agli incontri che abbiamo fatto e alle vicende della nostra scelta personale.

È fondamentale comprendere che il rispetto reciproco è il pilastro su cui si basa qualsiasi forma di dialogo e scambio di idee. Ogni individuo è unico e ha il diritto di vivere la propria esistenza facendo le proprie scelte. È importante non dimenticare che non siamo noi a giudicare o condannare qualcuno, ma è compito di Dio. Il nostro ruolo, invece, è quello di amare incondizionatamente, di tendere la mano e di aiutare gli altri nel cammino della loro vita spirituale, pur comprendendo che ognuno ha il proprio percorso unico. Dire tutta la verità – ce lo chiede l’amore – ma senza imporla. Solo se l’altro è disposto ad ascoltarla. Altrimenti possiamo pregare e stare accanto continuando a testimoniare.

Quando Papa Francesco ci invita a testimoniare la bellezza della nostra scelta conforme alla proposta morale della Chiesa, ci chiede di farlo con umiltà e compassione. Questo significa accogliere ogni persona nel nostro cuore senza pregiudizi o discriminazioni. Non dobbiamo considerarci superiori o migliori, ma dobbiamo piuttosto adottare uno sguardo di rispetto e amore verso gli altri. Solo nel rispetto reciproco possiamo sperare che l’altra persona possa apprezzare anche le nostre scelte e scorgere in filigrana la bellezza di Dio. Come possiamo sperare di evangelizzare qualcuno se lo avviciniamo con uno sguardo di condanna? Solo l’amore salva! E noi possiamo esserne strumenti ma mai artefici.

Il primo luogo di missione è la nostra casa. Io ricordo sempre come Luisa mi sia sempre stata accanto senza giudicarmi nonostante io sia più indietro rispetto a lei. Tante volte ha aspettato che ci arrivassi io a determinate scelte, attendendo i miei tempi e aiutandomi con il suo amore gratuito ed incondizionato. Mi ha evangelizzato con il suo amore gratuito non tanto con le parole. Poi, quando sono stato pronto ad ascoltare con il cuore, allora sì che le parole hanno attecchito, altrimenti sarebbe stato tutto inutile.

Antonio e Luisa

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