Carissimi sposi sicuramente può sembrare un po’ strano sentir parlare di lode in questo tempo di Quaresima in cui la Chiesa da sempre ci richiama ad uno stile penitenziale, ma Papa Francesco ci suggerisce che «La Quaresima non è un tempo triste! Su questo dobbiamo essere attenti. È un tempo di penitenza, ma non è un tempo di lutto. È un impegno gioioso e serio per spogliarci del nostro egoismo, del nostro uomo vecchio, e rinnovarci secondo la grazia del nostro Battesimo».
Prima di condividere con voi qualche “lume” della nostra esperienza di lode quaresimale, diamo uno sguardo al vocabolario: il verbo lodare deriva dal latino laudare, da laus laudis «lode», e vuol dire esprimere con parole la propria approvazione per le qualità, gli atti, l’operato o il comportamento d’una persona; più genericamente, parlar bene di qualcuno o di qualche cosa.
Stando a quanto apprendiamo dal dizionario lodare presupporrebbe l’uso della parola; quindi, l’esternalizzazione di ciò che di buono c’è mediante il linguaggio verbale. Ma per noi la lode è un qualcosa di più, cioè implica prima di tutto il riconoscimento di Qualcosa che costituisce l’Essenza della nostra vita. Questo Qualcosa è una Presenza, e questa Presenza è Dio. Possiamo dire che lodare Dio non significa soltanto esprimere una preghiera o un canto (perché appunto quella è l’espressione) ma riconoscerlo presente nella sostanza della nostra vocazione.
Ora, se la sostanza della vocazione matrimoniale è l’amore coniugale quale segno (imperfetto) dell’amore tra Cristo e la Chiesa non ci resta che stare ai piedi della Croce, poiché è proprio da lì che possiamo riconoscere e contempLare la lode di Dio per noi e, di conseguenza, LODARLO nella nostra vita di sposi; è la Croce che diventa la Parola più eloquente di Dio e ciò che sembra silenzio è, invece, il grande Verbo dell’amore di Dio Padre.
E se, come sposi, fossimo al posto di Maria e di Giovanni? Con le parole di Chiara Lubich faremmo il nostro atto di riconoscenza: «Abbiamo un solo Sposo sulla terra: Gesù crocifisso e abbandonato, non abbiamo altro Dio fuori di Lui». Ogni coppia dovrebbe chiedersi quale Gesù cerca: quello della moltiplicazione dei pani, quello del successo, dei miracoli, degli applausi?
Noi ci affidiamo al Gesù che conosce la sconfitta, il dolore, la perdita, per educarci continuamente alla via della croce perché crediamo sia il più alto percorso che realizza davvero l’esperienza d’amore di ogni coppia. Per noi è la più alta via per raggiungere l’unità perché se accogliamo il Crocifisso impariamo ad accogliere anche i rispettivi difetti e peccati, proprio come Cristo che sulla croce ha preso su di sé i peccati del mondo e li ha bruciati nell’amore.
Ecco l’amore che trasforma la lode in una presenza redentiva. Che ogni coppia, il Venerdì Santo, con Maria, possa ripetere il suo “sì” che è diverso da quello della prima chiamata (“Tu sarai madre”): è invece un “sì” infinitamente più grande, è il “sì” delle nozze compiute. Nel dolore tutto è donato, non resta più nulla di nostro. Davvero «Tutto è compiuto!».
ESERCIZIO PER LODARE L’AMATO
Durante la pia pratica della Via Crucis immaginate quella che S. Ignazio di Loyola nei suoi esercizi chiama “la composizione di luogo” della XII stazione e “ascoltate” nel silenzio ciò che il Crocifisso consegna alla vostra coppia.
PREGHIERA DEGLI SPOSI SOTTO LA CROCE
Oh nostro Sposo,
il calice è pronto,
riempito d’amore fino all’orlo,
come nelle giare traboccanti delle nozze,
come nella barca ricolma di pesci sul lago,
come nelle ceste di pezzi avanzati del miracolo …
Anche ora la misura del nostro amore è senza misura,
come lo Spirito che stai per donare ad ogni famiglia e al mondo assetato.
Il dolore trabocca dagli squarci della tua carne inchiodata,
come dai brandelli di ogni famiglia ferita.
Hai sete, sete ardente come al pozzo di Sicar,
sete di dare il tuo Amore alla nostra coppia
affinché a chiunque daremo da bere la tua Gioia
riconosca che non viene da carne mortale perché viene dall’alto,
sete di consacrarci nella verità.
Oh nostro Sposo,
l’opera volge al termine e le lacrime sono giunte al giubilo della mietitura.
Beati gli sposi che non temeranno di seguirti e non saranno scandalizzati da questo legno insanguinato.
Il chicco di grano sta per dare la spiga e gli uccelli già volano al riparo del grande albero.
Rimarremo muti al tuo grido ma sarà il tuo abbandono a salvarci.
Tutto è pronto nella nostra stanza nuziale.
Sotto le cupe nuvole rosse,
anch’esse bagnate di sangue,
brilla l’olio delle nostre lampade accese.
Le luci del Sabato sono già accese.
Con noi c’è la tua e nostra Madre,
anche lei accoglie in silenzio il tuo ultimo soffio.
È proprio perché c’è lei nulla è perduto,
il tuo sacrificio diventa fecondo.
Nel suo abbraccio il nostro pianto diventa la sorgente zampillante della nostra vita familiare.
Tutto ormai è dato in tal morte feconda.
Solo l’amore resta.
Amen
Una Santa Pasqua di Resurrezione ad ogni coppia di sposi che ha fatto della Croce di Cristo il suo talamo nuziale.
Daniela & Martino, Sposi Contemplativi dello Sposo