Oggi parlerò della terza missione specifica degli sposi, la paternità e maternità. Qui potete leggere gli articoli precedenti: Introduzione – Immagine e somiglianza, unità e distinzione – Come Cristo ama la Chiesa e come Dio ama l’umanità
Questa missione la sento particolarmente importante nella mia vita, perché io amo i bambini, mi piace stare insieme a loro, abbiamo due figlie e uno dei miei rimpianti più grandi è non averne avuti altri. Ma questa missione è rivolta solo a chi ha avuto il dono di avere figli e per chi è ancora in età fertile? Assolutamente no! Questa è missione è rivolta a tutti gli sposi, anche a quelli che non hanno potuto generarli, a quelli che hanno i figli ormai grandi, a quelli che purtroppo non li hanno più o non sono mai nati e, infine, a quelli che li hanno adottati. Anzi, a volte può succedere che, concentrandoci troppo sui figli biologici, si trascurano tutti gli altri.
Al paragrafo 184 di Amoris Laetitia si legge: “La loro fecondità si allarga e si traduce in mille modi di rendere presente l’amore di Dio nella società” e ancora al 324: “Sotto l’impulso dello Spirito Santo, il nucleo familiare non solo accoglie la vita generandola nel proprio seno, ma si apre, esce da sé per riversare il proprio bene sugli altri, per prendersene cura e cercare la loro felicità.”
Per gli sposi essere padre e madre è molto più che generare fisicamente una nuova creatura, perché vuol dire prendersi cura sia di tutti gli altri figli che incontrano, sia di tutte le persone, che sono figlie di Dio. Faccio notare che anche i sacerdoti, i religiosi, le suore e le monache sono chiamati “padri” o “madri”, per indicare che, anche nella verginità, si possono generare tantissimi figli spirituali.
Tornando al sacramento del matrimonio, esso permette di avere uno sguardo particolare che permette di vedere gli altri come tanti figli che vogliamo aiutare a crescere e che siamo chiamati a prendercene cura.
Quando vado in giro, se un ragazzo ad esempio ha un problema o un comportamento sbagliato, proseguo per la mia strada o cerco di aiutarlo come se fosse il mio? Se mi viene richiesto di fare animazione a dei bambini, li tratto con amore come se fossero i miei, con tenerezza e attenzioni? (anche perché loro si accorgono bene se quello che faccio è un dovere o un gesto d’amore). Se il figlio del mio vicino di casa (che magari sopporto poco), non va bene a scuola e ho la possibilità, lo aiuto nei compiti?
Sono catechista in parrocchia perché imparo anch’io qualcosa dai bambini e per aiutare i loro genitori a farli crescere nella fede, nell’amore e nel bene.
Sarebbe un bell’esercizio prendere un foglio di carta e scrivere l’elenco di tutte le persone di cui ci stiamo prendendo cura, anche solo con un messaggio, una telefonata o una chiacchierata ogni tanto. Se la visione di famiglia non si allarga, si può essere sterili, anche se biologicamente non lo siamo: quello che conta, infatti, non è la capacità generativa, ma avere un cuore grande che cerca di costruire la famiglia dei figli di Dio.
Questo permette anche di smettere di pensare che i figli siano nostri: sono un dono che Dio ci ha affidato per farli crescere, ma non sono nostri e pertanto dobbiamo essere coscienti che un giorno andranno via di casa e vivranno la loro vita, forse anche lontano da noi (un aquilone non è creato per stare vicino a chi tiene il filo, ma per volare lontano, in alto).
Essere bravi papà e brave mamme è in assoluto il lavoro più difficile che esista e per fortuna abbiamo i due più grandi esempi possibili, San Giuseppe e Santa Maria, oltre a tutti i santi genitori contemporanei che hanno dato la vita per i figli.
Anche i nonni, specialmente in questo periodo storico in cui spesso entrambi i genitori lavorano, svolgono un ruolo fondamentale se mettono in pratica la loro paternità e maternità con i nipoti.
Chi si sposa civilmente non riceve lo Spirito Santo che gli permette di riconoscere che i loro figli non sono solo di un papà e di una mamma, ma prima di tutto di Dio: è una differenza che si evidenzia nella loro educazione, nelle scelte da prendere e in tutti i gesti che li riguardano.
Nel mio piccolo, anche scrivendo quest’articolo, mi sento un po’ “padre”, perché chi sta leggendo, anche se non lo sa, è figlio di Dio e spero che le mie parole, non per mio merito ma in forza dello Spirito Santo ricevuto il giorno delle nozze, possano aiutare qualcuno a diventare vero padre o vera madre (ce n’è tanto bisogno!).
Allora, come ho confidato all’inizio, se da una parte è vero che rimpiango di aver avuto solo due figlie a causa della separazione, dall’altra ho compreso che, se voglio, posso essere padre molte volte e di tanti figli, anche se fisicamente non li concepisco con una donna. Questo mi dà molta speranza e gioia, permettendomi anche di superare il dispiacere di non aver potuto offrire alle figlie una famiglia unita in cui crescere. Penso anche a tanti papà che per vari motivi, (comprese leggi ingiuste), possono vedere i figli solo raramente: ricordatevi che potete essere padri tutti i giorni e che potete far scoprire a tanti altri figli che il loro vero papà è Dio Padre!
Ettore Leandri (Presidente Fraternità Sposi per Sempre)
“Penso anche a tanti papà che per vari motivi, (comprese leggi ingiuste), possono vedere i figli solo raramente”. Spesso i papà separati sono più presenti nella vita dei figli, anche se non fisicamente presenti, incoraggiando ed interessandosi costantemente alle attività dei figli, supportandoli anche con messaggi, telefonate, video-call, rispetto a padri che non sono separati e vivono in famiglia, ma che si disinteressano dei figli, e nel tempo libero stanno tutto il giorno a guardare la TV sul divano o a calcetto/padel con gli amici, così i figli crescono soli e non si sentono amati, accolti, con tutte le conseguenze che ciò comporta, soprattutto per i bambini ed adolescenti.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Vero
"Mi piace""Mi piace"
Hai perfettamente ragione, è quello che succedeva anche a me prima della separazione, quando tornavo a casa e, invece di giocare con loro, mi facevo i cavoli miei: ora che invece il tempo è poco, cerco di viverlo con qualità insieme a loro. Grazie.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Anche le mamme (separate e non) e non solo i papà, sono distratte da tante cose. Io faccio l’errore opposto, sono la classica mamma chioccia e i miei figli, 2 stupendi ragazzi di 16 e 25 anni, non mi sopportano più!! Si dovrebbe trovare un equilibrio….Comunque anch’io penso che la paternità e la maternità non siano solo quelle prettamente genitoriali, a volte i ragazzi si rivolgono più volentieri a qualche insegnante/educatore perché sanno di essere ascoltati, piuttosto che ai loro genitori
"Mi piace""Mi piace"
Pingback: Quarta missione degli sposi: la fraternità | Matrimonio Cristiano
Pingback: Quinta missione degli sposi: l’annuncio di eternità | Matrimonio Cristiano