Destinazione Paradiso

Cari sposi, al di là della canzone ormai trentennale evocata dal titolo, non so quanti di voi da fidanzati avete inciso su alberi o lasciato in giro scritte che parlavano di amore eterno, di per sempre io e te… personalmente, sbirciare qua e là questi chicchi di Cielo, mi consola perché conferma l’anelito del cuore umano a qualcosa che non può accontentarsi dell’ordinario.

Oggi celebriamo una delle solennità più belle della nostra fede: Gesù ci precede nella nostra vera Casa e lo fa per unicamente per prepararla a puntino per il nostro arrivo.

Un confratello della mia comunità da mesi sta seguendo i lavori di ripristino di una casa per ferie in montagna nella quale siamo soliti trascorrere alcuni giorni assieme. Periodicamente ci ha aggiornato con tanto di foto sui progressi delle migliorie e non vi dico la gioia di vedere che la casa per agosto sarà pronta ad accoglierci!

Gesù, in cambio, si anticipa in Cielo, alla destra di suo Padre, per poterci dare una magnifica accoglienza ma che non avrà mai fine.

Che senso ha l’Ascensione per voi sposi? Per voi dire casa significa molto in termini di cura, spese, tempo investito… Prima di parlare di Cielo, cioè del punto di arrivo, ritorniamo al principio, al fatto che voi sposi siete assieme non solo per una scelta umana, per una decisione che ha avuto un tempo e un luogo ben precisi. Se andate agli inizi della vostra relazione, vi accorgete che il vostro amore nuziale è una vera e propria con-vocazione. Banalmente si usa dire: “Tizio e Caia sono convolati a nozze”, quando in realtà Dio vi ha con-vocato a nozze. Cioè vi chiama a formare una sola carne in Lui, come dice Giovanni Paolo II: “la famiglia dei battezzati, convocata quale chiesa domestica dalla Parola e dal Sacramento” (Familiaris consortio 38).

Quindi Gesù, assecondando il vostro amore ed entrando in esso, vi ha chiamati ad essere la sua Sposa nel matrimonio. Ma dove vuole portarvi? Questa chiamata a 2 dove conduce? È sempre Papa Wojtyła a rispondere: “il matrimonio fra due battezzati è il simbolo reale dell’unione di Cristo con la Chiesa, una unione non temporanea o «ad esperimento», ma eternamente fedele” (Familiaris consortio 80). Ecco che il Magistero non teme di accostare matrimonio a eternità, a Cielo.

Bypasso qui il grande tema del matrimonio nella vita eterna, sappiamo che il vincolo nuziale è una grazia per la vita presente ma che deve aiutarvi ad arrivare assieme al Cielo, alla Mèta, alla Casa. Il vostro amore è stato non solo benedetto da Dio quel giorno davanti all’altare ma è stato consacrato dallo Spirito Santo. Ma che dico? È stato “assunto” da Cristo (Gaudium et spes 48), cioè Lui l’ha voluto fare suo, ha voluto abitarci, analogamente a come ha assunto la carne umana.

Per tutto questo, allora, come non esser certi che Gesù vuole portare con sé in Cielo il vostro amore? Nella Messa di oggi, durante il prefazio, il sacerdote pronuncia queste parole: “Mediatore tra Dio e gli uomini, giudice del mondo e Signore dell’universo, non si è separato dalla nostra condizione umana, ma ci ha preceduti nella dimora eterna, per darci la serena fiducia che dove è lui, capo e primogenito, saremo anche noi sue membra, uniti nella stessa gloria” (Prefazio dell’Ascensione).

Voi sposi siete una sola carne, abitata dalla Presenza di Cristo! Allora Lui anela a rendervi partecipi della sua gioia eterna. Quindi, la solennità odierna vi ricorda che quella chiamata ad unirvi in matrimonio è destinata, oltre che ad amarvi pienamente in questa vita, ad amarvi per sempre in Cristo.

ANTONIO E LUISA

Quello che ci ha appena detto padre Luca non è subito comprensibile. Almeno per noi, non lo è stato. È troppo sentirsi dire che Cristo abita la nostra relazione e che il nostro amore è stato assunto da Gesù. Che siamo suoi, cioè consacrati a Lui. È troppo. Quello che non si può comprendere in modo astratto diventa però molto chiaro quando se ne fa esperienza. Nel matrimonio non siamo diventati perfetti. Ma è proprio nel sentirci amati dall’altro nelle nostre imperfezioni che sentiamo di essere amati sempre e senza meritarlo, esattamente al modo di Gesù. Buona solennità dell’ascensione.

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