Nel precedente articolo («Cari genitori, ascoltando … lotterete») abbiamo considerato “la preghiera di esorcismo e l’unzione sul petto” come un dono per il battezzato che, dalla prospettiva della chiesa domestica, diventa un compito nella virtù della giustizia. «Siate dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia» (Efesini 6,14).
Da ora in avanti rifletteremo sulla liturgia del sacramento che si compone dei seguenti momenti: preghiera e invocazione sull’acqua, rinuncia a satana, professione di fede, battesimo, unzione con il sacro crisma, consegna della veste bianca e del cero acceso, rito dell’effatà. In questo articolo ci soffermiamo sulla rinuncia e sulla professione di fede.
La chiesa domestica si impegna davanti la comunità parrocchiale a discernere le due vie come ci suggerisce il Salmo 1: «Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti, ma nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte. È come albero piantato lungo corsi d’acqua, che dà frutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene. Non così, non così i malvagi, ma come pula che il vento disperde; perciò non si alzeranno i malvagi nel giudizio né i peccatori nell’assemblea dei giusti, poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti, mentre la via dei malvagi va in rovina».
Nella chiesa antica questo momento di rinuncia e di professione concludeva il cammino del catecumenato, il soggetto che rinunciava e professava era lo stesso battezzando. Qualche padre della chiesa (G. Crisostomo, C. Di Gerusalemme) descrive questo momento così: nella rinuncia rivolti ad occidente simbolo del luogo del diavolo, in ginocchio, senza calzari né vestiti ma con la tunica come gli schiavi, con le mani alzate in atteggiamento di preghiera e di arresa a Cristo; nella professione di fede invece rivolti ad oriente dove sorge il sole per esprimere l’attesa della venuta di Cristo. Oggi, per lo più bambini che ricevono il battesimo, è la chiesa domestica che rinuncia e professa. Non è la fede personale del battezzato ma quella della chiesa domestica ad impegnarsi.
Le tre rinunce nel loro complesso sono la dichiarazione di disponibilità a morire in un determinato modo di vivere per dare spazio alla modalità di risorgere.
La prima rinuncia riguarda il peccato, per vivere nella libertà dei figli di Dio. È ancora frequente imbatterci nella convinzione che la legge di Dio sia una realtà limitante la libertà umana. Con la risposta affermativa a questa domanda, invece la chiesa domestica riconosce e lotta contro il peccato considerato la vera realtà schiavizzante la vita umana. Per cui rinunciare al peccato è rinunciare di camminare sulla via che ci porta in antagonismo a Dio. Questa rinuncia consente d’altro canto di vivere la professione della fede in Gesù Cristo, Giudice misericordioso, mediante il quale l’uom è trasformato nella condizione filiale.
La seconda rinuncia riguarda le seduzioni del male, per non lasciarsi dominare dal peccato. In questa domanda si colloca ciò che anticamente erano chiamate le “pompe del diavolo”. Con questo termine si indicava la fastosità che accompagnava le cerimonie sacre. Perciò, nella rinuncia si allude al culto degli idoli in tutte le diverse forme in uso nelle tradizioni pagane (atti di culto, spettacoli, processioni, onori pubblici, lusso). Tale culto distorce il rapporto con la gratuità, l’amore provvidenziale di Dio, preferendo l’illusione di poter controllare perfino il Mistero divino. Per cui, rinunciare alle seduzioni maligne è adoperarsi per vivere la professione della fede nella paternità di Dio.
La terza rinuncia riguarda satana, origine e causa di ogni peccato. Non si tratta di rinunciare alle espressioni specifiche dei possibili peccati, ma proprio all’origine e alla causa di ogni peccato. Rinunciare a questa origine diabolica significa accogliere la Rivelazione in Cristo e professare la fede nello Spirito Santo. D’altronde Gesù nel Vangelo ci ha messo in guarda dal bestemmiare contro lo Spirito Santo, unico peccato che non sarà rimesso e conducente alla dannazione eterna.
Dopo la rinuncia c’è la professione di fede in tre domande: credente in Dio Padre onnipotente, creatore, in Cristo e, infine nello Spirito Santo e la Chiesa? Le risposte proclamano la signoria di Cristo, l’evento del Mistero Pasquale e Trinitario nonché il mistero della Chiesa. Le parole della formula trinitaria con cui si dona il battesimo riprenderanno sinteticamente questa triplice professione per annunciare la Realtà a cui si è resi “degni” di partecipare mediante il battesimo. «Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5,8).
Cara chiesa domestica,
tutti noi figli tuoi non potremo mai vivere da figli nel Figlio il nostro rapporto con il Padre, nella grande famiglia della Chiesa, se non ci sosterrai ogni giorno nel discernimento delle due vie, la via dei malvagi e il cammino dei giusti (Salmo 1). Il gesto più profondo e necessario è il tuo sostegno nell’imparare a fiutare e fuggire dalla seducente mentalità mondana che allontana dalla signoria di Cristo. La tua rinuncia e professione di fede nel giorno del nostro battesimo portala nei tuoi impegni educativi soprattutto quando il dolce-amaro dell’ingannatore ci confonde e non sappiamo come fare. Quando eravamo bambini sapevamo abbandonarci nelle tue mani, ora che siamo divenuti grandi d’età non ci è facile diventare come bambini per entrare nel regno dei cieli. Interrompi perciò i sentieri che vogliono renderci “autonomi” anche da te, perché la tua strada sarà anche la stessa che ci farà abbandonare l’autonomia da Dio e riprendere a vivere nella vita battesimale. Riporta i sentieri scoscesi di questo mondo sulla via dell’uomo, non mancheranno locande in cui troverai la caparra del Buon Samaritano.
Con immensa gratitudine, uno dei tanti tuoi guaritori feriti!
Don Antonio