«Io non conosco mio figlio!»

I genitori sono certi di conoscere davvero i propri figli? La descrizione che fanno di loro è reale, al rialzo oppure al ribasso? Una storia vera, di quasi un secolo fa, può aiutarci in questa riflessione, mostrandosi più attuale che mai.

Pochi giorni dopo il 4 luglio 1925 una folla immensa – e inaspettata – si riunì a Torino per i funerali di un giovane che aveva lasciato la vita in questo mondo ad appena ventiquattro anni, stroncato da una poliomelite fulminante. Nel caldo di quella giornata e della chiesa della Crocetta si trovarono fianco a fianco membri dell’altra borghesia cittadina, come quella da cui proveniva la famiglia, conoscenti, amici, vicini di casa, giovani ma anche tanti poveri sconosciuti quelli che, senza clamori né manifesti, aveva aiutato nella sua breve esistenza. Tra l’incredulità per ciò che era successo e lo stupore per i numerosissimi presenti, il padre – capendo solo in quel momento chi era stato e soprattutto ciò che aveva fatto il suo primogenito – disse: «Io non conosco mio figlio!». Figlio che risponde al nome di Pier Giorgio Frassati.

Proclamato beato il 20 maggio 1990, Pier Giorgio era nato a Torino il 6 aprile 1901 in una delle famiglie più altolocate del tempo: il padre, Alfredo Frassati, era uno dei fondatori del quotidiano “La Stampa” nonché senatore del Regno d’Italia e poi della Repubblica e la madre, Adelaide Ametis, famosa pittrice. Sua sorella Luciana, più piccola di solo un anno, fu la sua prima compagna di studi e di giochi nonché, poi, instancabile testimone della sua breve quanto eccezionale vita. Fin da piccolo Pier Giorgio dimostrò un trasporto speciale per la fede cattolica, trasmessagli solo dal lato materno. Cresciuto nell’amore per Gesù, si dice che davanti al Santissimo Sacramento assumesse un aspetto ancor più bello del consueto, pur essendo già un giovane sportivo e dotato di una corporatura forte e scattante. Oltre alla fede aveva altre grandi passioni: l’amicizia, la montagna e l’aiuto a chi era nel bisogno tant’è che trovava sempre il modo per donare quanto possedeva ai poveri, anche di nascosto dai genitori, pur di fare qualcosa per gli altri con totale gratuità, rispetto, discrezione e amore. Si pensa che fu proprio nell’assistenza a qualche malato che contrasse il morbo che lo portò via in pochissimi giorni.

Pur essendo di famiglia molto ricca, Pier Giorgio riceva poco denaro e lo spendeva quasi tutto per i poveri al punto che, più volte, gli amici lo vedevano rincasare a piedi perché non si era tenuto per sé nemmeno i soldi per i mezzi pubblici. Un giovane uomo che avrebbe avuto davanti a sé una brillante carriera e un futuro agiato ma che aveva capito come quelli non fossero né i veri valori né la moneta per guadagnarsi il Paradiso; Pier Giorgio, al contrario, aveva compreso appieno l’insegnamento di Gesù: “Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” (Mt 6, 19-21). Un esempio, il suo, che ricorda molto da vicino quello di un altro giovane gigante della fede, Carlo Acutis; due perle, questi ragazzi, che saranno entrambi dichiarati santi nell’Anno Giubilare 2025.

Dalla brevissima biografia sopra riportata emergono elementi importanti che possono aiutarci a riflettere sulla capacità, o meno, dei genitori di comprendere i propri figli e di lasciarli liberi nell’abbracciare la fede in Cristo, qualora manifestassero questa disposizione. Ci sono stati e ci sono, purtroppo, molte mamme e molti papà che non hanno compreso – se non addirittura soffocato – la vocazione del proprio ragazzo o ragazza, ritenendo non adatta la scelta di dedicarsi totalmente a Dio; ma non adatta a chi: a loro o ai loro figli? Ai progetti futuri che avevano immaginato o perché davvero quei figli non erano pronti, o adatti, alla vita religiosa? Bisogna rendersi conto che il frutto del grembo, prima di appartenere dei genitori, è di Dio e quindi è giusto che sia libero di rispondere alla chiamata, qualora arrivasse. L’evento traumatico di aver perso Pier Giorgio in pochi giorni e in circostanze completamente inaspettate ha aperto il cuore di Alfredo Frassati ma a che prezzo! E noi, siamo pronti a lasciar andare i nostri figli sulle vie del Signore e, più in generale, ad accompagnarli e sorreggerli nella scoperta della loro vocazione? Siamo restii oppure pronti a camminare con loro “Verso l’alto”, come fece Pier Giorgio?

Fabrizia Perrachon

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