Solo rituali vuoti?

Dal Sal 49 (50) «Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici, i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti. Non prenderò vitelli dalla tua casa né capri dai tuoi ovili». «Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza, tu che hai in odio la disciplina e le mie parole ti getti alle spalle? Hai fatto questo e io dovrei tacere? Forse credevi che io fossi come te! Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa. Chi offre la lode in sacrificio, questi mi onora; a chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio». 

Questo Salmo ci interpella seriamente e ci mette in guardia tutti, dotti e ignoranti, grandi e piccini, giovani e vecchi, mariti e mogli, nonni e nonne, padri e madri, vescovi e sacerdoti, suore e frati, monaci e monache.

Naturalmente la Parola di Dio è sempre adatta ad ogni cuore, però è vero che alcune volte essa pone l’accento su alcuni aspetti che solo certi stati di vita colgono nella loro pienezza e altri no, e viceversa.; in questo caso invece, c’è un richiamo pressante valido per chiunque, ma noi metteremo in luce l’aspetto legato all’esperienza matrimoniale.

Il Salmo citato fa eco (all’interno della Messa di ieri) alla lettura tratta dal libro del profeta Isaia (Is 1,10-17), nella quale il profeta ammoniva coloro (tra gli Israeliti) che compivano i sacrifici rituali dell’ebraismo solo come mera ritualità, vuoti quindi di ogni afflato del cuore.

Praticamente questa Parola di Dio ci sta ammonendo circa la doppiezza di vita, il senso che il cuore dà ad ogni ritualità.

Anche noi possiamo cadere in questa trappola mortale, anche per noi i riti che compiamo (che di per sè sono anche nobili e meritori agli occhi degli uomini) possono restare solo dei gesti vuoti, svuotati dal loro interno, cioè dal cuore con cui sono stati pensati e voluti dalla Chiesa.

Per esempio: la Domenica andiamo a Messa solo per “timbrare il cartellino” o ciò che ci spinge è vivere un’esperienza salvifica d’incontro con Dio a tu per tu? Se uno ci guarda dall’esterno il gesto è sempre uguale, ma dentro cosa c’è?

Per difendere questo non dobbiamo cadere nell’errore opposto, cioè quello di non compiere più nemmeno un gesto religioso-rituale. Non possiamo difenderci dietro la nostra debolezza: se devi farlo così svuotato, tanto meglio allora che tu non lo faccia per niente, così almeno sei sincero. Questo pensiero è ingannevole poichè il risultato è quello di non vivere più tanto all’esterno quanto dentro il cuore i vari rituali.

Noi invece dobbiamo riscoprire qual è la motivazione per cui la Chiesa ha declinato l’esperienza di Dio in vari rituali, quotidiani e non. Per comprendere un po’ meglio guardiamo a cosa succede dentro la relazione sponsale usando un esempio molto banale ma simbolico. (non fermatevi all’esempio)

La moglie chiede al marito di aiutarla in qualche faccenda domestica o di cura dei figli, ma per il marito non è così spontaneo quel gesto: può dunque egli esimersi dal compierlo affrancando come scusa il fatto che non gli è congeniale e quindi il non farlo per lui è indice di sincerità? No. Se lui dice di amarla, e per lei questo gesto la fa sentire amata, sarebbe un bugiardo se non lo facesse, bugiardo verso quella promessa di amarla ed onorarla tutti giorni della sua vita.

Allora questo sposo dovrà convertirsi, dovrà fare uno sforzo per ricordare a se stesso il perché deve compiere quel gesto, ed il verbo “deve” è innanzitutto per rispetto alla promessa fatta in prima persona..cioè: “Devo farlo perché fedele alla mia promessa, devo farlo perché ho deciso di volerlo fare.” Se poi, quindi, compie quel gesto mosso dall’amore verso la propria sposa, lei lo capisce al volo che lo sta facendo con amore e non senza grande sforzo e/o sacrificio. Lo apprezzerà ancora di più perché toccherà con mano la fatica di quel gesto.

Ecco quindi che il gesto di amore non è svuotato dall’interno, ma pian piano, gesto dopo gesto, sforzo dopo sforzo, anche l’amore del marito diventerà ogni volta sempre più profondo e grande diminuendo di volta in volta la fatica, anzi desidererà farlo lui per primo. Questi sono gesti rituali del matrimonio, non sono gli unici, ma ci fanno capire cosa ci vuole dire il Signore con questo Salmo.

Coraggio sposi, gesto dopo gesto il Signore ricompensa : a chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio.

Giorgio e Valentina.

3 Pensieri su &Idquo;Solo rituali vuoti?

    • Certo Mirella, avete letto la postilla di non fermarsi al banalissimo esempio? Si chiamano esempi appunto perché esemplificativi delle dinamiche relazionali, non per giudicare il comportamento di qualcuno, se altrimenti fosse avremmo fatto nomi e cognomi. È semplice. Non abbiamo nessun tipo di secondi fini. Qualsiasi esempio include alcuni ed esclude altri, ma resta esemplificativo delle dinamiche, ognuno applica alla propria vita. Io devo cogliere dall’esempio ciò che questo dice alla mia vita, devo attualizzarlo nella mia realtà vissuta. Tutte le volte che un esempio fatto da Gesù coglie la tua vita , che fai, butti via il Vangelo arrabbiandoti con Lui ? Bisogna fare lo sforzo di attualizzare, cogliere il cuore del messaggio, non la superficie, non la buccia esterna. Grazie.

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