Mangiare un libro, si può? L’amore è fatto di piccoli bocconi.

Dal libro del profeta Ezechièle (Ez 2,83,4) Così dice il Signore: «Figlio dell’uomo, ascolta ciò che ti dico e non essere ribelle come questa genìa di ribelli: apri la bocca e mangia ciò che io ti do». Io guardai, ed ecco, una mano tesa verso di me teneva un rotolo. Lo spiegò davanti a me; era scritto da una parte e dall’altra e conteneva lamenti, pianti e guai. Mi disse: «Figlio dell’uomo, mangia ciò che ti sta davanti, mangia questo rotolo, poi va’ e parla alla casa d’Israele». Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo, dicendomi: «Figlio dell’uomo, nutri il tuo ventre e riempi le tue viscere con questo rotolo che ti porgo». Io lo mangiai: fu per la mia bocca dolce come il miele. Poi egli mi disse: «Figlio dell’uomo, va’, rècati alla casa d’Israele e riferisci loro le mie parole».

La prima lettura di oggi è interessante poiché ci fa intuire quanto sia vitale la Parola di Dio. Dal racconto si evince che il libro/rotolo mangiato rappresenti proprio la Parola di Dio, e all’inizio conteneva lamenti, ma fu per la mia bocca dolce come il miele.

Si potrebbero intessere molti discorsi circa l’importanza della Parola, ma abbiamo a disposizione poche righe perciò scegliamo di evidenziare quanto ci sembra opportuno per la vita sponsale.

La parola ha un’importanza vitale per la vita umana. Ci permette di comunicare tra noi e di capirci. Ha molte sfaccettature. Una parola può ferire grandemente. Un’altra può invece lenire sofferenze e portare conforto. Questa è un’esperienza comune a tutti perciò non ci dilunghiamo.

Spesso incontriamo sposi sempre alla ricerca di parole importanti, di parole che sconvolgono. Sono sempre alla caccia di incontri catechetici, interviste e libri di vario tipo. Cercano anche insegnamenti del tal predicatore e convegni del tal altro. Ma la Parola di Dio che posto occupa in tutto ciò?

Il parlare del predicatore dovrebbe essere una prolunga della Parola di Dio, un tentativo più o meno riuscito, di tagliarcela a pezzettini per mangiarla meglio. È la stessa esperienza che tutte le mamme fanno quando tagliano il cibo dei bimbi piccoli affinché non si strozzino.

Quindi un buon predicatore dovrebbe ricorrere spesso alla Parola. Dovrebbe farla risuonare il più possibile. Affinché il suo lavoro sia efficace per noi che siamo come quei bimbi piccoli che hanno bisogno di non ingozzarsi.

La Parola quindi ha bisogno di essere mangiata, o meglio, i santi dicono che bisogna ruminarla. Ovvero, per progredire nella fede, la migliore ricetta è la perseveranza di piccoli bocconi di Parola tutti i giorni. È meglio questo che un’indigestione (in un’esperienza spirituale) di qualche giorno e poi più nulla per il resto dell’anno. I santi insegnano a prendere ogni giorno una piccola frase da ripetere durante tutto l’arco della giornata. Questo aiuta pian piano ad entrare nel cuore. È proprio una sorta di ruminazione spirituale.

E tutto ciò è molto bello per lui e per lei singolarmente, ma per la coppia che c’entra?

Dobbiamo trasmigrare questa esperienza spirituale personale come atteggiamento vivificante per l’amore di coppia. Il grande amore non è fatto di grandi indigestioni di parolone da film romantici. Poi, c’è un digiuno di parole d’amore per un anno intero.

L’amore sponsale si costruisce con parole d’amore delicate, dolci, tenere, appassionate, ferme, risolute, fedeli… ma si nutre tutti i giorni di qualche parolina, proprio come quella ruminazione spirituale così anche nella relazione matrimoniale bisogna dar da mangiare al nostro coniuge piccole parole d’amore tutti i giorni.

Coraggi sposi, torniamo a farci la corte.

Giorgio e Valentina.

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