Educare il cuore

Cari sposi, il vangelo di oggi ha come contesto un’altra discussione tra Gesù e i farisei. Questa volta si tratta delle norme igieniche da seguire prima dei pasti. Chi avrebbe da ridire oggi sul bisogno di lavarsi le mani? Figuriamoci, poi, dopo una pandemia! E come mai ne è stato fatto materia di diatriba?

È evidente che vi soggiace un problema ben più profondo, la vetusta questione già messa in luce dai profeti: la vera fede che oscilla tra religione e relazione. Spesso la parola religione per noi ha un’accezione negativa. Non scordiamoci che la religione è una virtù. Con essa noi diamo a Dio quello che gli spetta. Interessante scoprirne l’origine. Il verbo latino religare descrive una persona religiosa come colei che continuamente è rivolta a Dio. Si sta “legando” a Lui tramite una serie di gesti. Questo è il senso delle norme a cui tanto tenevamo i farisei ed è cosa giusta e buona.

Tuttavia, siamo consapevoli che la religione può avere sovente derive formalistiche e ipocrite finendo con il distaccare la fede dalla vita, scollando il cuore dalle azioni. Sappiamo bene che i nostri atti ci definiscono. Come diceva un grande padre della Chiesa, Gregorio di Nissa, “le nostre azioni sono i nostri genitori”. Un gesto, giusto o sbagliato che sia, è come la foglia di un albero. Presuppone tutto un procedimento che parte dalle radici, passa dal fusto e finisce nei rami. Nulla di quanto facciamo è slegato in fondo da ciò che siamo.

E quindi, dietro la preoccupazione di avere mani e piedi puliti, che immagine di Dio c’è? Che tipo di rapporto si vuole instaurare con Lui? Sembra chiedere Gesù ai farisei. Sappiamo bene che il Signore vuole abitare nel nostro cuore ed esserne il Re e questo affinché poi le nostre azioni Lo rivelino e ne siano una testimonianza.

Oggi più che mai il matrimonio è una forma di vita che il mainstream intende nei modi più svariati. La mentalità corrente, difatti, ha splittato il coniugio ora in una convivenza, se tra uomo e donna non si sa, ora in un legame intimo che non abbisogna di riconoscimenti esterni.

Ancora una volta voi sposi siete l’incarnazione della Parola che Gesù oggi ci rivolge. Voi avete la possibilità di sanare ed educare il cuore. Unite e ricucite l’amore autentico alla vita di tutti i giorni, in un modo chiaro e nitido.

E questo perché voi sposi, nel momento in cui avete celebrato il sacramento, siete diventati quello che avete professato. Non avete compiuto semplicemente un gesto. Non avete compiuto un rito rimasto appeso là in un quadro. Da allora siete quel gesto e quel rito. Con la grazia del sacramento Gesù vi ha concesso il dono di poter colmare il divario tra una fede di facciata e l’intimità del cuore. Potete sanare lo iato tra religione esteriore e relazione affettuosa con Lui.

Cari sposi, come vedete anche oggi il Signore non cessa di ricordarvi il grande dono che siete e continua ad incoraggiarvi a credere nella fecondità della vostra vocazione.

ANTONIO E LUISA

Voglio affrontare il Vangelo di oggi e il puntuale approfondimento di padre Luca. Voglio mettere in evidenza una differenza sostanziale. Alcuni vivono un matrimonio fatto di riti di facciata. Altri invece ne fanno la casa di una relazione intima con Gesù. I primi vivono la religione come un peso. Devo andare a Messa, devo seguire i comandamenti. Devo sopportare mia moglie, mio marito. Ma resta qualcosa di sterile che non cambia la vita. Ed è quello che succede a tanti. E infatti tanti non reggono e il matrimonio salta. Mentre Gesù non vuole questo. Non lo vuole per noi, perché ci vuole bene. Sa perfettamente che la Sua proposta d’amore è esigente. Per questo un matrimonio può funzionare solo in un contesto relazionale. Non solo con il coniuge ma anche con Lui. Fare certe scelte è difficile non nascondiamolo. Il per sempre è difficile. Solo se sapremo inserire tutte le nostre scelte in una relazione d’amore. Allora non saranno più solo un dovere. Vorremo fare quella scelta. La vivremo come un rilancio d’amore. La vivremo come il dono gratuito di noi stessi. E la vivremo come il modo per essere ancora più vicini a chi ci ama immensamente, che è Gesù.

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