Cap XXXIV Pinocchio, gettato in mare, è mangiato dai pesci e ritorna ad essere un burattino come prima: ma mentre nuota per salvarsi, è ingojato dal terribile Pesce-cane.
Pinocchio ha la stessa sorte di Mosè e di Giona, cioè viene salvato dalle acque. L’acqua che, inizialmente sembra essere teatro della sua morte, si rivela in realtà foriera di rinascita.
La narrazione ha del fantasioso ma in sè nasconde una verità: mentre il ciuchino Pinocchio si ritrova sott’acqua ad aspettare la morte arrivano dei pesci che divorano la carne di questo ciuchino. Quando non resta più carne di ciuchino, si rivela il burattino di legno. All’interno di quel ciuchino, Pinocchio non è del tutto smarrito. Non si è ancora del tutto abbandonato all’idea di essere un ciuchino per il resto dei suoi giorni. Sotto sotto c’è ancora il vero Pinocchio. Alla prima occasione, salta fuori allo scoperto liberandosi del corpo di ciuchino come da una prigione.
In questo passaggio v’è contenuto un grande insegnamento. I veri autori della nostra degradazione finale e definitiva siamo noi stessi. Infatti, il burattino che era “sepolto” sotto la carne di ciuchino non si era ancora dato per vinto. Non si era ancora arreso, perché si era pentito. La vera svolta è il suo pentimento, l’ennesimo.
Cari sposi, ci sono tanti sposi che si degradano l’un l’altro, o che degradano la propria relazione, il proprio matrimonio, il proprio sacramento fino a sembrare dei ciuchini. Ma la rinascita è sempre possibile. Anche se, alla guisa di Pinocchio, veniamo gettati in mare legati ad una fune. Il nostro aguzzino tiene ben saldo l’altro capo della fune.
Se però sentiamo il rimorso della coscienza, non lasciamo cadere invano il suo richiamo, non lasciamo che la nostra parte interna si degradi fino a non sentire più nemmeno il bisogno del pentimento. Quello è ciò che ci salverà.
Appena il Signore avverte il nostro sincero ed autentico pentimento. Questo pentimento è unito alla volontà di non ricadere più in qualche disobbedienza al Padre (o alla Fata turchina). Ecco che ci manda dei pesci divoratori. Questi pesci mangiano il ciuchino esterno a noi e rivelano la nostra natura.
Questi pesci mangia-ciuchini potrebbero essere persone o esperienze. Per esempio: qualche amico, la predicazione di un sacerdote, un corso per sposi, un convegno, o un incontro nelle sale parrocchiali. E tutto ciò che nasce dalla infinita fantasia di Dio.
Coraggio cari sposi, non è mai detta l’ultima parola nè su noi personalmente, nè sulla nostra coppia, nè sul nostro matrimonio, tantomeno sul nostro Sacramento.
Giorgio e Valentina.