Abbattere il tabù dell’aborto spontaneo

Dodici anni e mezzo fa, mio marito ed io abbiamo affrontato la prova dell’aborto spontaneo. Allora, era qualcosa di cui si parlava pochissimo. Ancora oggi, in parte, è così anche se molto sta cambiando. Ogni giorno di più mi rendo conto di come questo tabù si stia sgretolando, portando splendidi frutti di speranza e resurrezione. Ho scritto nel mio libro[1]: “quella che dovrebbe essere la culla più accogliente e sicura dell’universo diventa la tomba di una vita spezzata”.

Le donne, le mamme che perdono spontaneamente una creaturina vivono dei forti sensi di colpa. Affrontano sentimenti contrastanti di devastazione, rabbia, impotenza. Inoltre, provano tristezza, smarrimento e incomprensione. Pure io ho provato tutto questo. Se ci si ferma davanti ad essi, poco succederà. Ancor peggio, se ci si nasconde dietro la trincea del dolore, nulla accadrà. O meglio, quel “lutto invisibile” sarà ancor più difficile da elaborare e superare.

Ricordo bene i giorni dopo il raschiamento. In quei giorni, cercavo informazioni che non conoscevo. Non ne avevo mai sentito parlare. Nessuno me le aveva mai dette. Anche se alcuni amici – purtroppo – avevano già perso i loro piccini, si comprende davvero nel profondo una simile sofferenza soltanto quando la si attraversa. Quanto tempo ci ho messo per mettere insieme i pezzi! Non solo quelli della mia anima. Anche tutte quelle cose umane, più o meno impattanti, che sono fondamentali per affrontare la morte prenatale.

È stato come mettere insieme le tesserine di un puzzle. Una dopo l’altra, sono riuscita ad avere un’idea della situazione. Mi sono detta: che disastro! Come può essere che sia lasciato tutto così, quasi al caso? Com’è possibile che si parli così poco, e male, dell’aborto spontaneo? Perché tutta questa mancanza di sensibilità e di empatia? Perché la paura, assordante e accecante, di parlarne?

Tutte domande che hanno avuto una risposta nella fede e nella speranza cristiana. Queste sono domande non solo mie, non solo nostre. Riguardano tutti i genitori che provano cosa significhi dire addio a un figlio ancor prima di conoscerlo. Domande che non cadono nel vuoto ma vengono raccolte e portate all’altare del Cielo e alle quali Dio risponde.

Magari non subito. Però non restano mai inascoltate. Se ci sembra che sia così, è perché stiamo sbagliando noi la sintonizzazione. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie” (Is 55, 8).  Sono dovuti passare dodici anni prima che il Cielo mi aiutasse a rendere realtà l’ispirazione, in moto che, fin da allora, avevo nel cuore: aiutare quanti fossero passati o stessero passando sullo stesso cammino.

Passi di sofferenza, certo, così come di speranza. Non l’attesa passiva che un generico qualcuno faccia qualcosa. Ho la certezza che quel Qualcuno sta già operando nella mia vita. Questo è sempre per un disegno di Bene più grande, nel tempo di questa vita e di quella eterna.

Donare per amore e con amore è sempre la scelta giusta. Mio marito ed io avremmo potuto tenere nostro figlio Chicco solo per noi; ma allora non si sarebbero compiute le parole di Gesù: “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24). Parole che abbiamo sempre, fortemente, sentito nostre, nella la missione di annunciare al mondo la necessità di parlare di bambini non nati e aborto spontaneo nell’ottica della speranza e della fede cristiana. Siamo una coppia come tante, due genitori come tanti, che cercano di portare la propria testimonianza per far capire che “Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1, 37) . Lo facciamo raccontando ciò che ci è successo ma, soprattutto, la meraviglia del compimento della promessa di Dio. Che esiste per tutti e per ciascuno. Da sempre e per sempre.

Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre  […] Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi; erano tutti scritti nel tuo libro i giorni che furono fissati quando ancora non ne esisteva uno” [Sal 139, 13 e 15-16).

Tutto ciò non può essere che Grazia, esclusiva opera della Provvidenza, che agisce in modi misteriosi ma potenti, onnipotenti. Da una sofferenza silenziosa, e quasi nascosta, a un movimento in costante crescendo per far capire, finalmente, al mondo il valore dei bambini non nati e la loro importanza. Tanti genitori sono passati e stanno passando attraverso l’aborto spontaneo. Usciamo dal silenzio, insieme! Facciamo sapere al mondo che questo lutto esiste, che è doloroso, che va compreso, va ascoltato, capito e consolato. Dobbiamo avere la forza e il coraggio di parlarne perché aiuteremo chi ha bisogno di un abbraccio, di un sorriso, di uni sguardo di empatia e di compassione ciò di “patire con”, di “soffrire con”.

Crema (CR), Chiari (BS), Ancona, Arenzano (GE), Sauze di Cesana (TO), Castel del Piano, Verona, Rutigliano (BA), la Scuola Nuziale sono solo alcune delle tappe di questo cammino di testimonianza che è possibile solo se lo percorriamo uniti. Come un’unica grande famiglia che ha compreso il valore della vita dal concepimento. Un cammino che vi aspetta, a braccia aperte. Un cammino al quale il Signore chiama tutti e ciascuno perché il Regno dei Cieli è dei piccoli.

Abbattere il tabù dell’aborto spontaneo si può. Anzi, insieme, lo stiamo già facendo. Con la benedizione e la presenza online di Don Francesco Buono, abbiamo aperto una chat di speranza. Questa chat è per chi desidera condivisione, un gruppo nel quale e con il quale parlare, supporto dopo la morte prenatale da aborto spontaneo, diffusione di informazioni e iniziative di preghiera specifiche in tutte Italia. Chat che è disponibile a questo link. E non finisce qui. Con l’aiuto di Dio siamo solo all’inizio!

Fabrizia Perrachon


[1] “Se il Chicco di frumento – storia vera di speranza oltre la morte prenatale”, Tau Editrice, disponibile nelle librerie fisiche e online, nel sito della casa editrice e su Amazon a questo link https://amzn.eu/d/h8EK3sj

3 Pensieri su &Idquo;Abbattere il tabù dell’aborto spontaneo

  1. Un argomento che ci tocca da vicinissimo, non so se è peggio l’aborto spontaneo o sapere che il nascituro avrà poche ore di vita come è successo a noi. Sono eventi tristissimi in cui ti chiedi: Dio dov’è? Ma Dio c’è e lo ha dimostrato alla grandissima. E da allora abbiamo capito il grande valore della vita umana.

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