Perché non si punta il dito contro uno dei principali colpevoli delle violenze sulle donne? Perché si accusa un fantomatico e astratto patriarcato senza andare al cuore del problema? Una delle principali cause di tutta questa vilolenza di genere è la diffusione capillare della pornografia. Anche uno come Rocco Siffredi, che della pornografia ha fatto un business, dice apertamente in un’intervista dell’anno scorso che la pronografia andrebbe vietata ai minori. Siffredi ha affermato: Perché hanno permesso la proliferazione di siti pornografici in rete accessibili e gratuiti, fruibili con facilità da ragazzini giovanissimi, trasmettendo loro messaggi distorti sulla sessualità?
Questa è una tematica complessa e urgente, connessa alla diffusione della pornografia e al suo impatto sulle relazioni umane e, in particolare, sulla violenza di genere. La tesi è chiara e provocatoria: la pornografia non solo stimola una visione oggettificante dell’altro, ma contribuisce a radicare dinamiche di possesso e dominio che, in alcuni casi estremi, sfociano in atti di violenza.
L’influenza della pornografia sulle percezioni di genere
Molti studi clinici e sociologici hanno cercato di indagare il legame tra consumo di pornografia e atteggiamenti violenti o oggettificanti. La pornografia, soprattutto quella più accessibile su internet, propone una rappresentazione ipersessualizzata, in cui la persona – spesso la donna – è ritratta come mero oggetto di piacere. Il professor Neil Malamuth, psicologo e ricercatore della University of California, ha condotto studi che dimostrano una correlazione tra l’esposizione ripetuta a contenuti pornografici e un aumento di atteggiamenti aggressivi e oggettificanti nei confronti delle donne, specialmente tra gli uomini con predisposizioni psicologiche preesistenti.
Questa tesi è supportata da ricerche che suggeriscono come la pornografia, attraverso un processo di “desensibilizzazione”, contribuisca a rendere la violenza percepita come normale o addirittura desiderabile. Nel 2018, uno studio pubblicato sul Journal of Communication ha analizzato come la frequente esposizione alla pornografia riduca l’empatia e aumenti la tendenza a percepire le donne come oggetti sessuali.
Paolo Crepet, psichiatra e sociologo italiano, ha espresso opinioni molto critiche sulla pornografia, soprattutto in relazione all’impatto che può avere sui giovani e sulla loro visione delle relazioni. Crepet sostiene che la pornografia offra un’immagine distorta e superficiale della sessualità, priva di affetto, emozioni e reciprocità, trasmettendo un modello basato sulla mera gratificazione fisica. Questo, secondo Crepet, rischia di “anestetizzare” la capacità dei giovani di provare empatia e di sviluppare relazioni sane e significative. Paolo Crepet, ritiene che la pornografia, soprattutto se consumata in età precoce, possa influenzare negativamente la costruzione dell’identità sessuale e affettiva. Ha più volte sottolineato come la pornografia introduca nelle relazioni aspettative irrealistiche e modelli di dominio e sottomissione che ostacolano la comprensione del sesso come momento di condivisione e intimità autentica. In questa dinamica si assiste a una normalizzazione della violenza e a una progressiva perdita di rispetto per la persona.
Impatti psicologici e relazionali: dai giovani adulti agli adolescenti
Un aspetto allarmante riguarda l’età sempre più precoce con cui i giovani accedono alla pornografia, una problematica che spesso sottovalutiamo. Secondo l’indagine dell’Università di Padova, la maggior parte dei ragazzi di vent’anni fa un uso abituale della pornografia, e l’età media di esposizione è scesa a 12 anni. Questo significa che molti giovani costruiscono la propria visione della sessualità basandosi su modelli stereotipati e lontani dalla realtà, dove la reciprocità e il rispetto sono elementi assenti.
In questa direzione, diversi psicoterapeuti hanno sollevato preoccupazioni. Philip Zimbardo, celebre psicologo e autore di “Il declino dei maschi”, sostiene che i giovani uomini, esposti a una pornografia sempre più “disumanizzante”, sviluppano una visione distorta delle relazioni. Il costante accesso a contenuti pornografici, afferma Zimbardo, ostacola lo sviluppo di una sana intimità e predispone i ragazzi a un approccio utilitaristico nei confronti delle partner, dove il desiderio personale sovrasta l’empatia.
Questi effetti negativi non si limitano solo alle relazioni sentimentali, ma hanno conseguenze profonde sulla percezione del genere e sull’autostima degli stessi fruitori. La dottoressa Gail Dines, sociologa ed esperta di pornografia, ha studiato come il consumo di pornografia influisca sull’autostima delle giovani donne, le quali finiscono per adeguarsi a stereotipi che considerano normale essere oggettivate e sottomesse. In un suo intervento, ha affermato: “La pornografia ha effetti distruttivi, soprattutto sulle adolescenti, spingendole a imitare atteggiamenti stereotipati che vedono nei media, riducendo la propria autostima e la capacità di sentirsi apprezzate per ciò che realmente sono”.
Il consumo di pornografia e il rischio di violenza di genere
Se osserviamo le statistiche, i numeri confermano la serietà della questione. Secondo i dati ISTAT, oltre 650.000 donne in Italia hanno subito violenze sessuali gravi. La violenza di genere è quindi un fenomeno sistemico, e la pornografia sembra giocare un ruolo significativo nell’alimentare atteggiamenti di possesso e abuso.
Uno studio condotto dall’Università di Montreal ha esplorato come la pornografia incrementi il rischio di comportamenti violenti, specialmente in individui con scarsa stabilità emotiva e bassa capacità empatica. Questo legame è confermato anche dall’approccio terapeutico: molti psicoterapeuti notano che chi consuma frequentemente pornografia tende a sviluppare, col tempo, una minor capacità di riconoscere le esigenze dell’altro, sfociando in atteggiamenti manipolativi e, in alcuni casi, aggressivi.
La soluzione: educazione e consapevolezza
In conclusione, questo articolo sostenuto da studi seri ci invita a considerare il consumo di pornografia non come un innocuo svago, ma come una pratica che può alimentare atteggiamenti di violenza e dominio. Vogliamo questo per i nostri figli? Non arrendiamoci a questa povertà e iniziamo a proporre loro una modalità diversa, più bella, più ricca e più appagante. Parliamo loro di sesso come espressione di un amore fedele, come una modalità per donarsi e per accogliersi. Testimoniamolo prima che con le parole con la nostra vita. Non c’è nulla di più bello che vedere incarnato un amore autentico e incondizionato in papà e mamma.
Antonio e Luisa
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