Un dolore non condiviso è un dolore sprecato

Un dolore non condiviso è un dolore sprecato

Un dolore non condiviso è un dolore sprecato”, recita Retrouvaille. Nella società odierna, dominata dall’apparenza e dai social media, nascondere le proprie debolezze è diventata quasi una necessità. Come coppie, spesso ci sforziamo di dare l’immagine che tutto vada bene, anche quando la realtà è ben diversa.

Sogni infranti e realtà quotidiana

Ci siamo sposati con le migliori intenzioni del mondo, desiderosi di coronare i nostri sogni d’amore coltivati durante il fidanzamento: non litigare mai, creare armonia tra di noi e con i figli che sarebbero nati.

Ma ben presto ci siamo scontrati con la realtà. Orari di lavoro incompatibili ci impedivano di trascorrere tempo insieme. Il poco tempo a disposizione lo passavamo comunicandoci le cose da fare in casa o con i figli, ma senza dialogo. Sembravamo estranei sotto lo stesso tetto.

Così, senza accorgercene, abbiamo costruito un muro trasparente di incomprensioni. La nostra relazione era diventata stanca e pesante, con litigi e conflitti frequenti, spesso per futili motivi. All’esterno, però, mantenevamo una facciata di perbenismo, da coppia perfetta.

Stavamo innaffiando un sottile rancore, un “non ti sopporto” crescente che ci faceva star male. Costruivamo il nostro rapporto come un castello di sabbia: apparentemente solido, ma destinato a crollare alla prima onda.

Il momento della svolta

Poi è arrivato quel benedetto momento. Consapevoli di aver naufragato il nostro matrimonio, con l’acqua alla gola, siamo approdati a Retrouvaille. Lì abbiamo ricevuto aiuto, desiderando riprovarci. Abbiamo riscoperto che quell’amore, che ci eravamo promessi, era vero. Era sepolto da una coltre di cenere, ma c’era ancora.

Grazie a Retrouvaille, abbiamo imparato a comunicare davvero. Ci sono stati dati strumenti pratici per riscoprire il dialogo e l’intimità, fondamentali per superare i conflitti.

Un cammino che continua

Oggi stiamo continuando questo percorso, tutt’altro che semplice, rimuovendo mattone dopo mattone quel muro di separazione. Stiamo lasciandoci alle spalle quella sofferenza che, però, non va dimenticata.

Quel dolore è prezioso. Ci ha umiliato, ferito e portato alla consapevolezza della nostra crisi. Ci ha obbligato a prenderla in mano, facendoci scendere dal piedistallo in cui ci eravamo posti. Ora siamo più sensibili verso quelle coppie che vivono le loro difficoltà, senza emettere giudizi o sentenze.

Un dolore fecondo

Il nostro dolore non è stato vano. È diventato fecondo, un dono per chi, come noi, cerca di ritrovarsi. Abbiamo imparato che non è una debolezza soffrire, ma non condividerlo lo è. Quando abbiamo scelto di condividere il nostro passato di crisi, abbiamo trovato la forza di rinascere.

Orazio e Cinzia – Retrouvaille

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