Sono sempre stata convinta che le date, nelle nostre vite, non siano mai casuali. E sposo al cento per cento ciò che diceva San Pio da Pietrelcina: “Le coincidenze sono coincidenze. Ma c’è qualcuno lassù che organizza le coincidenze”.
Me ne rendo conto ogni giorno di più. Non solo nelle mie “coincidenze” ma anche in quelle di marito, figli, genitori, amici, ecc … Superstizione? Suggestione? Caso? Direi proprio di no! Direi un convinto “assolutamente no”! Non solo perchè non credo in nessuna di queste cose. Ma perchè c’è molto di più. C’è qualcosa di più. C’è Qualcuno di più. Amo dire che le “coincidenze” sono la firma di Dio, ossia il modo attraverso cui ci parla, nel quotidiano.
Attraverso cui comunica con noi. Attraverso cui vuole farci capire che non siamo soli ma che Lui c’è sempre. È con noi, accanto a noi. Anche se non lo vediamo. Anche se facciamo fatica ad accettare quello che succede. Anche se, a volte, saremmo tentati di gettare tutto al vento. Sogni, speranze, conquiste, persino noi stessi.
Pure in questo freddo mese di novembre ci sono delle coincidenze che accompagnano me e mio marito. Il giorno 27, in cui si ricorda la Medaglia Miracolosa, sarebbe stata la DPP (data presunta del parto) del nostro primogenito. Sarebbe dovuto/a nascere il 27 novembre 2012. Quando, rimasta incinta per la prima volta, ho calcolato la famigerata DPP e mi sentivo in una botte di ferro. Cosa può esserci di meglio che partorire in un giorno come quello?
Ma – lo sappiamo – Dio non ragiona così. “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri” (Is 55, 8-9). Ogni anno, il 27 novembre, per noi non è solo il ricordo del meraviglioso pegno dell’amore di Maria Santissima per l’umanità. Per noi è la data in cui ricordare quanto siamo piccoli davanti al Signore. E quanto dobbiamo imparare a fidarci di Lui.
Il 27 novembre 2012 non tenevamo in braccio un/una neonato/a, eravamo in attesa del nostro secondo figlio. Un’attesa tutt’altro che semplice. Minaccia d’aborto immediatamente dopo aver fatto il test. Avrebbe potuto essere il secondo aborto spontaneo in sei mesi. Una gravidanza passata a pregare, e sperare. Una gravidanza con appoggiata sul pancione l’immagine di Don Silvio Galli, Servo di Dio salesiano di cui è in corso il processo di beatificazione, e nei cui atti, tra tante, c’è anche la mia testimonianza.
E quel 27 novembre, giorno quasi in sospeso. Per noi ma non per Dio. Un giorno in cui ricordare non una “nascita mancata” ma la rinascita. La nostra rinascita. La rinascita della nostra fiducia in Gesù e Maria. La stessa a cui siamo chiamati tutti noi, ogni giorno. Anche attraverso la voce del Padre, che ci sussurra il suo amore e la sua onnipotenza attraverso le date, le coincidenze, le “Dio-incidenze”, come tanti le definiscono.
In tutto questo, una “coincidenza” nella “coincidenza”. Qualche tempo fa abbiamo conosciuto una bellissima coppia di giovani sposi. Anche loro, come noi, con una creaturina nata direttamente in Cielo. Parlando, abbiamo scoperto che le DDP di queste nostre “gravidanze celesti” erano vicinissime. Possiamo dire quasi le stesse. Così noi mamme abbiamo deciso di pregare la novena alla Medaglia Miracolosa l’una per l’altra. L’una per le intenzioni del cuore dell’altra. Senza sapere esattamente quali sono. Il Cielo le conosce. Ed è questo che conta.
Ecco come le prove della vita si possono trasformare da tragedie senza senso (prospettiva del mondo) a occasioni di resurrezione (prospettiva del Cielo). Se ci fermiamo esclusivamente al muro del dolore, troveremo davanti a noi una barricata che non riusciremo a superare. Peggio della Muraglia cinese. Ma se ci affidiamo a Dio, se ci abbandoniamo a Lui, tutto sarà diverso. In noi e in chi ci è vicino.
Ed ecco perché dobbiamo riscoprire o imparare a leggere questi fatti, questi avvenimenti. Non come cultori della Smorfia napoletana ma come figli amati. Amati da un Padre che vuole il nostro Bene. Da sempre e per sempre. E che, se non capiamo in altro modo, ce lo dice anche così, attraverso le “combinazioni”.
Perché “Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo, intendi da lontano i miei pensieri, osservi il mio cammino e il mio riposo, ti sono note tutte le mie vie. La mia parola non è ancora sulla lingua ed ecco, Signore, già la conosci tutta. Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano. Meravigliosa per me la tua conoscenza, troppo alta, per me inaccessibile. Dove andare lontano dal tuo spirito? Dove fuggire dalla tua presenza?” (Sal 139, 1-7).
Le date non sono mai casuali. Non vi fidate di me? Fidatevi di Dio! Non resterete delusi.
Fabrizia Perrachon