Guardarsi attraverso gli occhi del Padre

Cari sposi, oggi la Chiesa ricorda il momento solenne di inizio della vita pubblica di Gesù. Tanto solenne che avviene una teofania trinitaria, cosa che si ripeterà solo nella Trasfigurazione: parla il Padre, è presente il Figlio e scende lo Spirito. Gesù esce dall’anonimato di Nazareth per iniziare ad insegnare il Vangelo con le sue parole e con i miracoli. È un nuovo inizio, una nuova tappa di vita ed è così che la Chiesa conclude il tempo liturgico del Natale per poi tornare alla vita ordinaria.

Potremmo dire molto sul significato di tale gesto di Cristo, il fatto di mettersi in fila con i comuni peccatori che chiedevano a Giovanni di essere purificati, proprio Lui, il Santo, l’Eterno, il Giusto. Quale umiltà e pazienza nello stare a stretto contatto con ladri, adùlteri, omicidi… pur di dimostrare di voler essere in tutto simile a noi, meno nel peccato.

Uno dei Padri della Chiesa, San Cirillo, commenta così il brano odierno: “Gesù ha santificato il battesimo facendosi battezzare lui stesso. Se il Figlio di Dio è stato battezzato, chi può disprezzare il battesimo? È stato battezzato non per ricevere il perdono dei peccati – poiché era senza peccato – ma è stato battezzato senza peccato per dare ai battezzati grazia e dignità divine” (S. Cirillo di Gerusalemme, Catechesi battesimale n°3, 11).

Ma c’è anche un dettaglio straordinario che getta una luce profonda sul vostro vissuto di coppia. Nel momento in cui Gesù viene irrorato con l’acqua del Giordano, il Padre parla. Proprio “vedendo” quale grande amore sta dimostrando il Figlio, quale obbedienza alla Sua volontà salvifica, quale abbassamento umile sta mettendo in atto… prorompe in un grido di esultanza, di ammirazione, di riconoscimento: “Tu sei il Figlio mio, l’amato”. Come a dire: “Quanto sei grande! Che figlio meraviglioso sei! Quanto vali per tutto ciò che fai!”.

Anche oggi si vede chiaramente che il primo e principale rapporto di Gesù non è con la mamma, né con Giuseppe ma con suo Padre. È così e lo sarà fino all’ultimo respiro sulla croce. Gesù ci sta testimoniando quanto è importante anche per noi vivere appoggiati totalmente sulla consapevolezza di essere figli amati.

La bella conseguenza che questo comporta per voi sposi è anche il fatto che quella frase del Padre ciascuno di voi è chiamato a incarnarla, non solo dirla, per il coniuge. In questo consiste il grande dono del matrimonio, che si costruisce appunto sul battesimo. Non è un dovere kantiano ma è un dono che vi è concesso, quello di incarnare il volto del Padre per vostro marito e moglie. Tutta la vita sponsale è, agli occhi di Dio, il cammino di crescita per arrivare a vedervi con gli occhi del Padre. Ma come sempre il Signore, nella sua grande concretezza, vi invita a cominciare dalle piccole cose quotidiane, per costruire sulla roccia la vostra chiesa domestica.

ANTONIO E LUISA

Caro padre Luca l’hai proprio detto! Come sposi, siamo chiamati a una missione speciale. Attraverso i miei occhi, Luisa può vedere l’Amore di Gesù che le ricorda quanto è preziosa. Attraverso le mie parole, posso consolarla e incoraggiarla, diventando eco della voce di Gesù. Attraverso le mie mani e le mie braccia, posso trasmetterle tenerezza e protezione, come farebbe Lui. Ma il matrimonio è anche un dono reciproco! Non riesco a contare quante volte, con il suo sguardo dolce, le sue parole preziose e i suoi gesti d’amore, Luisa mi ha fatto sentire la presenza di Gesù nella mia vita. Il matrimonio è davvero un luogo in cui Dio si rivela ogni giorno, un miracolo fatto di gesti semplici e cuori che si donano.

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