Matrimoni brutti e convivenze belle. Come si spiegano?

Il tema del fallimento di molti matrimoni sacramentali e del confronto con relazioni apparentemente più serene tra conviventi senza sacramento è complesso e tocca diverse dimensioni della fede, della cultura e della natura umana. Non esistono risposte facili per un tema così complesso. Proveremo ad offrirvi alcuni punti su cui riflettere

Il mistero della grazia nel matrimonio sacramentale

Un primo punto da considerare è il significato stesso della grazia nel sacramento del matrimonio. Come spiega don Fabio Rosini, il sacramento è un dono che opera in profondità, ma richiede la collaborazione attiva degli sposi. La grazia non è una magia che garantisce automaticamente il successo del matrimonio, ma una forza che sostiene e orienta la coppia verso la santità. Il fallimento non dipende dalla grazia, ma dall’incapacità o dalla mancata volontà di attingere a questa risorsa divina. Molte coppie, pur ricevendo il sacramento, vivono come se Dio non fosse una presenza reale nella loro relazione, relegando il matrimonio a un contratto sociale anziché a un cammino di fede condivisa. Faccio un esempio concreto. Posso essere sposato in chiesa e andare a Messa ma poi nel segreto guardare di continuo contenuti pornografici. Cosa porterò nella relazione? Quello che ho nel cuore. E non sarà la Grazia di Cristo ma la povertà delle mie fantasia di possedere mia moglie come ho visto fare in tanti video.

La cultura contemporanea e il disincanto del sacramento

Don Luigi Maria Epicoco sottolinea come la cultura contemporanea abbia svuotato di significato i sacramenti, riducendoli a meri rituali. Questo fenomeno si riflette anche nel matrimonio: molte coppie celebrano il sacramento senza una reale consapevolezza del suo significato. La società promuove un modello di amore basato sull’emozione e sulla gratificazione immediata, mentre il sacramento del matrimonio chiede fedeltà, sacrificio e una visione a lungo termine. Quando la realtà del quotidiano mette alla prova la relazione, il rischio è di sentirsi traditi dalle aspettative irrealistiche generate dalla cultura dominante.

Il ruolo della formazione e dell’accompagnamento

Padre Serafino Tognetti evidenzia l’importanza della formazione e dell’accompagnamento spirituale delle coppie, sia prima che dopo il matrimonio. In molte comunità cristiane la preparazione al matrimonio è superficiale e insufficiente per affrontare le sfide della vita coniugale. Senza un radicamento profondo nella preghiera, nella Parola di Dio e nella vita sacramentale, gli sposi rischiano di trovarsi disarmati di fronte alle crisi. Inoltre, manca spesso un accompagnamento continuativo: le coppie vengono lasciate sole dopo il matrimonio, senza un supporto pastorale che le aiuti a crescere nella fede e nell’amore reciproco. Noi abbiamo avuto nel fidanzamento una guida meravigliosa come padre Raimondo Bardelli. Ma non sarebbe bastata se poi nel proseguo del matrimonio non avessimo trovato delle coppie con cui condividere la fede e il percorso verso un matrimonio pieno e autentico. Da soli saremmo crollati di fronte alle difficoltà della vita e ai nostri limiti umani.

La differenza con le coppie conviventi

Ora un secondo punto fondamentale ma che è strettamente collegato a quanto già detto. Molti si chiedono come mai alcune coppie conviventi sembrino vivere relazioni più belle ed edificanti rispetto a tante sposate sacramentalmente. Don Luigi Maria Epicoco offre una riflessione interessante: la serenità apparente di queste relazioni può derivare dal fatto che non portano sulle spalle il peso della promessa sacramentale, che implica una responsabilità verso Dio oltre che verso il partner. Tuttavia, questa serenità non è necessariamente segno di un amore più autentico. Il matrimonio sacramentale chiama gli sposi a un livello di profondità e donazione che va oltre la semplice coabitazione o il reciproco piacere. La difficoltà sta proprio nel vivere all’altezza di questa chiamata. Ma io credo che ci sia anche altro.

UNA FEDE INCARNATA

Tanti conviventi trasmettono bellezza perché incarnano l’amore. Noi Cristo lo abbiamo dentro, perché “in lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (Atti 17,28). Anche senza il Battesimo, portiamo l’impronta di Dio: siamo creati a Sua immagine. Questa consapevolezza rende il cristianesimo unico tra le religioni, poiché proclama che chiunque può salvarsi. La salvezza non è riservata a pochi, ma si apre a chiunque accolga nel proprio cuore la Parola di Dio, impressa nel DNA stesso di ogni uomo e donna.

Chiunque decida di amare, che ne sia consapevole o meno, appartiene a Dio. Come diceva Victor Hugo ne I Miserabili: “Amare un altro essere umano è vedere il volto di Dio.Così, un ateo o un credente in un altro dio, che vive il dono sincero della propria relazione, è più vicino a Dio e alla verità dell’amore rispetto a chi, pur avendo ricevuto tutti i sacramenti, ha il cuore chiuso alla Grazia e all’amore.

Perché la grazia sembra non bastare?

La grazia sacramentale è reale e potente, ma, come ricordano don Fabio Rosini e Padre Tognetti, opera solo in chi si dispone ad accoglierla. Questo richiede apertura, umiltà e perseveranza. Molte coppie si trovano in difficoltà perché non sono state educate a vivere una vita spirituale intensa e condivisa. Senza la preghiera comune, la partecipazione all’Eucaristia e la confessione frequente, la grazia rimane come un seme che non può germogliare. Inoltre, la grazia non elimina la fragilità umana: la tendenza all’egoismo, alla chiusura e alla mancanza di perdono può prevalere se non viene combattuta con determinazione.

La via del rinnovamento

Per prevenire il fallimento dei matrimoni sacramentali e valorizzarne la bellezza, è necessario un rinnovamento a vari livelli. Innanzitutto, come suggerisce don Fabio Rosini, è fondamentale ripartire dalla relazione personale con Cristo. Gli sposi devono essere discepoli prima di essere coniugi, trovando in Gesù la fonte della loro unità. Inoltre, è urgente una pastorale matrimoniale più incisiva, che accompagni le coppie in tutte le fasi della loro vita insieme.

Padre Serafino Tognetti insiste sull’importanza della comunità cristiana come sostegno per le famiglie. La Chiesa deve diventare un luogo dove gli sposi possano trovare incoraggiamento, testimonianze e aiuto concreto nei momenti di difficoltà. Infine, è necessario educare i giovani a una visione autentica dell’amore e del matrimonio, che non si basi solo sul sentimento, ma sulla volontà di donarsi e costruire insieme una vita che rifletta l’amore di Dio.

In conclusione, il fallimento di molti matrimoni sacramentali non è un fallimento della grazia, ma della risposta umana a essa. Quando gli sposi imparano ad attingere alla fonte della grazia e a vivere il loro matrimonio come una vocazione, anche le difficoltà più grandi possono diventare occasioni di crescita e santificazione. L’esempio di coppie che vivono pienamente il sacramento può essere una testimonianza potente per il mondo, mostrando che l’amore autentico è possibile solo in Cristo. Potranno raggiungere livelli di amore che nessuna coppia convivente potrà mai eguagliare. Perchè un cuore aperto abitato dallo Spirito Santo non è più qualcosa di solo umano ma diventa immagine di un amore divino.

Antonio e Luisa

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