Il rimedio all’infedeltà coniugale

Love is in the air” in questi giorni! Siamo alla vigilia di San Valentino e il carrozzone commerciale di cuori e cuoricini sta macinando fatturato a tutto spiano. A parte che i veri innamorati non lo sono soltanto adesso ma non possiamo dimenticare quanti, invece, stanno soffrendo per amore. Storie andate male, matrimoni in difficoltà o sfasciati, bugie, tradimenti e tutto ciò che può causare dolore, angoscia, tristezza, separazione. Non è tutto felicità e baci. Questa riflessione ha bussato al mio cuore quando, alcuni giorni fa, ho riletto una storia vera – antica ma sempre nuova – da cui è scaturito qualcosa di grandioso. Il tutto accadde il 16 febbraio 1266 a Santarém, in Portogallo.

Una giovane sposa, tormentata dall’infedeltà del marito e nell’estremo tentativo di riconquistare l’amore di lui, si rivolse a una fattucchiera. Questa le disse di essere in grado di elaborare un potente filtro d’amore che avrebbe ridato al marito la fedeltà e passione originaria; ingrediente indispensabile per una tale prodigiosa pozione era però una particola consacrata che la sposa stessa doveva procurare.

La giovane donna, pur consapevole del sacrilegio, assecondò la richiesta e recatasi nella sua parrocchia, la Chiesa di Santo Stefano, dopo aver ricevuto l’Eucaristia la nascose furtivamente nell’angolo del fazzoletto che portava sul capo. Una volta uscita si diresse velocemente verso casa, ma alcune persone la fermarono chiedendole se si fosse ferita perché vistose gocce di sangue segnavano il suo cammino. La donna capì all’istante da dove venisse il sangue e col fiato in gola corse a casa, nascondendo rapidamente la particola – avvolta in un panno – dentro a un baule di cedro.

La donna parve acquietarsi, venne la sera, il marito rincasò e, dopo aver cenato si coricarono come al solito. Improvvisamente però, nel cuore della notte, furono svegliati da un bagliore di luce che palpitava dentro la stanza e proveniva dal baule della donna. Questa fu allora, costretta a raccontare ogni cosa al marito che rimase attonito a guardare l’ostia luminosa e sanguinante. I due passarono il resto della notte in silenziosa e commossa adorazione godendo anche – almeno così si tramanda – una visione di angeli adoranti il prodigio.

Non appena fu mattina corsero ad avvertire il parroco, la voce del miracolo si sparse e molta gente si recò nell’abitazione per prostrarsi in adorazione e pregare. L’ostia fu riportata in Chiesa con una solenne processione, il parroco la ripose in un reliquiario di cera d’api e la sanguinazione continuò ininterrottamente per tre giorni.

A questo punto si colloca un secondo miracolo che alcuni vogliono datare parecchio tempo dopo e cioè, appunto, attorno al 1340. Un giorno il sacerdote che doveva ispezionare la reliquia contenuta nel vasetto di cera, trovò la cera liquefatta e la particola ben custodita dentro una teca di cristallo a collo stretto, ermeticamente chiusa.

Nella teca è ancora oggi ben visibile il sangue mescolato a residui di cera e nel corso dei secoli sono state raccolte numerose testimonianze di persone che non solo hanno visto nuove emissioni di sangue, ma anche l’immagine del Salvatore. Tra queste quella autorevole di san Francesco Saverio che visitò il Santuario prima di partire missionario per le Indie. Quella fattucchiera, suo malgrado, disse alla giovane donna una grande verità: veramente l’Eucaristia è un cibo potente capace di far tornare nell’uomo la fedeltà e l’amore originario. Di fatto i due sposi di Santarém risolsero il loro problema familiare grazie alla presenza viva e operante di Cristo che li riconciliò con Dio e fra di loro”.[1]

Quanto è potente Dio! La Sua presenza ribalta completamente la situazione: dal male al Bene, dall’infedeltà alla fedeltà, dal dolore alla gioia, dalla divisione all’unità. La casa degli sposi di Santarém – che dal 1684 è diventata una cappella – è il segno vivente di come la roccia su cui si fonda il matrimonio sia proprio Nostro Signore. Senza di Lui, lo sfacelo; con Lui, la fedeltà quotidiana, reale, edificante tra uomo e donna. Il sacramento ferito simboleggiato dalla Particola profanata e sanguinante – si rigenera attraverso il cuore: da quello di Gesù a quello degli sposi, sacerdoti e profeti dell’amore umano, specchio di quello divino. Il passaggio dalla situazione sbagliata, il tradimento, è fulmineo davanti alla presenza Eucaristica: “Chi non ama non ha conosciuto Dio” (1 Gv 4, 8); al contrario “chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio” (1 Gv 4,7).  

Rimettendo al centro Colui che rende vero il sacramento nuziale, i problemi si risolvono: la riscoperta della fede porta alla riscoperta dell’amore coniugale.  Il marito riconosce Dio così come i suoi errori, idem la moglie; entrambi hanno sbagliato, e tanto, ma il Signore, presente spiritualmente e fisicamente, apre loro gli occhi, del corpo e dell’anima. Santarém, a ragione, è stato definito il Miracolo Eucaristico degli sposi. Che bello scoprirlo, o ricordarlo, proprio a San Valentino! Così potremo donare – o ricevere – il regalo più bello: fare di Gesù il cuore del noi sponsale.

Fabrizia Perrachon


[1] Descrizione completa della vicenda al link https://www.culturacattolica.it/cristianesimo/eucaristia/miracoli-eucaristici/santar%C3%A9m-dall-eucaristia-il-dono-della-riconciliazione

Lascia un commento