Quaresima in vista, frutti abbondanti in palio

Cari sposi, oggi è l’ultima domenica del tempo ordinario perché mercoledì iniziamo il tempo forte della Quaresima. Vedendo i temi trattati oggi, si può dire che, in un certo senso, la Liturgia ci sta già preparando a questo grande momento.

Leggendo il Vangelo, mi è balenato un ricordo degli studi delle superiori, un vecchio proverbio inglese: “Sweep in front of your own door before you complain about the street”, in parole povere: “Pulisci prima davanti al tuo uscio invece di lamentarti della sporcizia della strada”. È, in effetti, fin troppo ovvio il senso delle parole di Gesù di rimuovere la nostra “trave” prima di pensare alle “pagliuzze” altrui.

Ma il senso generale di questo Vangelo va più in profondità e si coglie alla luce di tutte le altre letture. In questa settimana abbiamo iniziato infatti il ciclo del libro del Siracide, un testo di genere sapienziale, in cui un padre vuole educare il proprio figlio ad una vita ispirata alla sapienza. Questo è il punto di vista da cui guardare anche al Vangelo e così si comprende come Esso costituisca un grande invito a vivere secondo la vera sapienza, che in fondo è la luce della fede.

Difatti, può essere saggia una persona che sparla, si lamenta, ironizza e genera chiacchiericcio attorno ai difetti altrui? Evidentemente questa persona non sa, ma soprattutto non vuole, guardare anzitutto dentro di sé. Perché è questo l’atteggiamento del saggio, come ci insegna S. Agostino quando ammette la propria immaturità giovanile: “Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo” (Confessioni 10, 27).

Vivere fuori di sé, distratti da mille altre cose e non stare sul pezzo, cioè sulla propria vita è assimilabile alla persona cieca. Non per nulla è quanto accade a chi ha una trave nell’occhio. Dice san Giovanni della Croce che: “L’anima che non cerca la luce divina rimane nelle tenebre della propria ignoranza”.

Chi invece esamina la propria esistenza e la propria condotta alla luce di Dio, questi sta imbroccando la vera via della sapienza e va per la buona strada. E dove porta questa strada? Alla vita feconda secondo lo Spirito. Ecco perché nel Vangelo poi si parla proprio di frutti e non qualsiasi frutto. Il fico e l’uva sono evidenti sinonimi di fecondità e fertilità, mentre le spine e i rovi il loro esatto contrario. L’ideale della persona saggia non può che essere la vita feconda, la vita che produce frutti buoni per sé e per gli altri.

Per voi sposi, in particolare, è molto interessante e sfidante questo brano del Vangelo. Su di voi è già stata pronunciata una benedizione di fecondità molto esplicita nel giorno del vostro matrimonio: “Il Signore onnipotente e misericordioso confermi il consenso che avete manifestato davanti alla Chiesa e vi ricolmi della sua benedizione” (Rito del matrimonio 74). Per voi la fecondità non è un optional, non è riservata ai coniugi Quattrocchi e coppie simili ma tutti voi siete chiamati e avete tutte le grazie per essere fecondi.

E uno dei tanti cammini di fecondità è tramite la parola. Voi coniugi siete chiamati ed avete il dono di vivere una condivisione e un dialogo molto profondo, che scenda fino alle profondità del cuore. Condividersi le paure, le gioie, le speranze, le inquietudini, i desideri… niente di più scontato quando la vita frenetica porta a restare sulle “comunicazioni di servizio” (compiti dei figli, bollette, visite mediche…). Invece il vostro Sposo vi spinge ad arrivare a condividervi e parlare del vostro rapporto con Lui, a quanto Gesù ha fatto oggi per me, cosa mi ha detto nel Vangelo del giorno…

Questo senza dubbio è un sentiero che porta molto in alto, alle vette della vita spirituale e quindi della vera fecondità secondo lo Spirito.

È di certo un cammino costoso ma proprio per questo anche un eccellente proposito di Quaresima per crescere nel vostro amore nuziale e nel vostro rapporto con Gesù.

ANTONIO E LUISA

Siamo tutti mancanti, nessuno è perfetto. Eppure, quando affrontiamo le difficoltà coniugali, tendiamo a focalizzarci solo sui difetti dell’altro. Questo atteggiamento è sterile. Il vero cambiamento inizia dentro di noi: solo lavorando sulle nostre fragilità e aprendoci alla grazia possiamo trasformare il nostro cuore e, di conseguenza, migliorare la relazione. L’amore cresce quando ci assumiamo la responsabilità della nostra conversione quotidiana.

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