Un fremito mi ha sconvolta: Amore e Vulnerabilità Femminile

Dopo l’interruzione per il periodo di Pasqua, riprendiamo oggi le riflessioni sul Cantico dei Cantici. E partiamo alla grande. Con dei versetti audaci edespliciti. La riflessione come sempre è tratta dal nostro libro Sposi sacerdoti dell’amore (Tau Editrice).

L’amata: Il mio dôdì ha introdotto la mano nello spiraglio e un fremito mi ha sconvolta.

Il Cantico dei Cantici è uno dei testi più audaci della Bibbia. Come scrive il cardinale Gianfranco Ravasi: “Nel Cantico la sessualità non è mai banalizzata né ridotta a istinto: è elevata a linguaggio dell’amore, spazio della tenerezza e della reciprocità.” (G. Ravasi, Il Cantico dei Cantici, 2005)

Qui l’amore non è idealizzato né nascosto dietro veli di imbarazzo: è concreto, ardente, appassionato. Il diletto cerca l’amata, ma la porta è chiusa. Lei sente la sua presenza, ne avverte il desiderio, e insieme prova paura. Paura di lasciarsi andare. Paura di perdere il controllo. Perché abbandonarsi è sempre un rischio: è permettere all’altro di entrare, non solo nel corpo, ma nel luogo più sacro della propria intimità.

Molte donne vivono questa tensione interiore. Come osserva padre Giovanni Cucci, psicologo e gesuita: “L’amore vero espone alla vulnerabilità: chi ama si mette in una condizione di rischio. Questo spaventa, soprattutto quando si portano cicatrici profonde.” (G. Cucci, La forza della fragilità, 2018)

Storie di ferite, tradimenti, delusioni possono irrigidire il cuore e il corpo. Anche quando il desiderio di abbandonarsi è forte, qualcosa trattiene: una paura sottile, radicata. Questa dinamica, pur toccando anche gli uomini, nella donna trova una manifestazione fisica più evidente. Nel rapporto sessuale la donna è chiamata ad accogliere dentro di sé l’uomo. Non è solo una questione anatomica: è un atto emotivamente e spiritualmente impegnativo. Come sottolinea Marco Scarmagnani, consulente familiare cattolico: “Accogliere è un gesto di fiducia totale: significa dire all’altro ‘ti accolgo dentro di me’, non solo nel corpo, ma nel cuore e nell’anima.” (M. Scarmagnani, Amore grande, 2022)

La cultura pornografica, che molti hanno assorbito inconsapevolmente fin dall’adolescenza, banalizza l’intimità fisica, riducendola a divertimento o a sfogo. Ma la verità è diversa. Il rapporto fisico tra sposi è un sacramento vissuto nel corpo: una finestra sull’invisibile, un’icona del dono totale.

È falso che il desiderio si consumi col tempo. Se l’amore cresce, anche l’unione fisica si fa più intensa, più vera, più profonda. Come scrive don Luigi Maria Epicoco: “La fedeltà nel tempo non spegne la passione, ma la purifica, la rafforza e la rende capace di toccare le radici dell’essere.” (L.M. Epicoco, La forza della mitezza, 2021)

Se invece la paura domina, il corpo si chiude, l’intimità si spegne e il piacere stesso viene meno. L’atto che dovrebbe essere dono diventa tensione e sofferenza. Ma il matrimonio cristiano, vissuto nella verità e nella pazienza, può guarire anche le ferite più profonde. È necessario però un doppio cammino:

  • La donna è chiamata a un lento e coraggioso lavoro su sé stessa: imparare a fidarsi, a riconoscere e accogliere la propria vulnerabilità come una forza e non come una minaccia.
  • L’uomo è chiamato a educare il suo desiderio: imparare a non violare, ma a rispettare; imparare a corteggiare con tenerezza; imparare a cercare l’unione e non il possesso.

Il dono fisico tra sposi, se vissuto con rispetto, fiducia e abbandono, diventa una porta spalancata sul mistero stesso di Dio. Non una fuga dalla fatica della vita, ma un anticipo della comunione eterna. Aprire quella porta non è mai facile. Ma chi ha il coraggio di aprirla, scopre la gioia di essere, finalmente, accolto e amato per sempre.

Antonio e Luisa

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Un pensiero su &Idquo;Un fremito mi ha sconvolta: Amore e Vulnerabilità Femminile

  1. Cit. “Il matrimonioil cristiano, vissuto nella verità e nella pazienza, può guarire anche le ferite più profonde. È necessario però un doppio cammino”…. Perché ciò avvenga la coppia ha bisogno di persone esperte che la gudino e la autino nel percorso e non mi riferisco a psicologi in genere, (perchè un qualsiasi psicologo di ti porta a pensare che finita una storia ne può ricominciare un’altra) ma come citate nell’articolo (psicologo gesuita o religioso). Nella mia esperienza personale non ho mai avuto la fortuna di incontrare le persone o i sacerdoti adeguati, per questo penso che il mio matrimonio non abbia più speranze. Ci vorrebbero più sacerdoti esperti in dinamiche familiari a supportare le coppie in crisi e non. Incontri e ritiri periodici per coppie che trattino gli argomenti di cui scrivete per rigenerarsi e rinnovarsi nel cammino della vita matrimoniale.

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