Lo scorso fine settimana, a Loreto (AN), si è svolto il ritiro finale in presenza della prima edizione della Scuola Nuziale, promossa da Mistero Grande e Intercomunione delle famiglie. Grazie al Cielo mio marito ed io siamo riusciti ad esserci. Perchè sono stati davvero giorni di Grazie, con la “G” maiuscola. E possiamo testimoniare che è stato qualcosa di veramente speciale e grandioso. La grande fatica nell’organizzarlo ha dato i suoi frutti più belli, più grandi, più pieni. Vedere tantissimi volti soddisfatti, felici, gioiosi e pieni di luce non ha prezzo e ripaga qualsiasi sforzo umano.
La Scuola Nuziale è stata un’esperienza che ha accompagnato oltre seicento persone da settembre 2024 allo scorso week end, appunto. Dando moltissimi spunti per riflettere, approfondire, fare comunione, aprire e sviluppare relazioni, pregare. Per rimettere insieme cocci, per rinsaldare il legame nuziale, per riscoprire la bellezza del matrimonio sacramento. Per sanare ferite, capire certe sofferenze, ridare un sorriso a volti – e cuori – tristi. Mi piace definirla una vera e propria scuola di speranza. Esattamente come ricorda il profeta Isaia: “Quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi” (Is 40, 31).
Sicuramente tutto questo fa parte di un piano voluto dall’Alto, molto più in alto di quanto ciascuno avrebbe mai pensato e immaginato. La bellezza dell’unione sponsale cristiana è qualcosa di preziosissimo, unico, santificante e nessuna parola unicamente umana potrebbe renderne giustizia. Ma l’unione umana e, soprattutto, con Dio ha fatto la differenza … e che differenza! Se centinaia – sì, avete letto bene, centinaia – di persone da tutta Italia si sono riunite a Loreto per incontrarsi, fare comunità e vivere momenti spirituali intensi non è per darsi un addio e nemmeno un arrivederci. È perché hanno compreso che spendersi per la famiglia è una chiamata, una vocazione alla quale non si può rimanere indifferenti.
Suor Lucia, la veggente di Fatima, scrivendo nei primi Anni Ottanta al cardinal Caffarra, affermò: “Verrà un momento in cui la battaglia decisiva tra il regno di Cristo e Satana sarà sul matrimonio e sulla famiglia. E coloro che lavoreranno per il bene della famiglia sperimenteranno la persecuzione e la tribolazione”. Tutto fa pensare che si siamo. Che il momento è adesso. Questi ultimi anni e mese, in particolare. Ma la Scuola Nuziale è stata, ed è, una piccola grande dimostrazione che non siamo soli. Che non siamo poche sparute coppie ad aver compreso l’importanza del legame nuziale e a volerlo dire a tutti. Che non siamo credenti esaltati che non hanno nient’altro di meglio da fare. Che non siamo bigotti, oscurantisti o retrogradi ma che abbiamo capito che la testimonianza autentica, semplice e vera, vale più di mille discorsi.
Certo, ognuno di noi – come singoli e come coppia – ha difetti, momenti di stanchezza, magari di dubbio. Ma sappiamo che c’è una meta. Sappiamo che Dio ci aspetta. Ci consola, sorregge, guida, ammaestra, benedice. E questo ci permette di non perdere mai la speranza e di camminare sulla strada che porta a Cristo. Ecco qual è la casa fondata sulla roccia. Il matrimonio fondato su una promessa che ha poco di umano e molto di divino. L’amore nuziale come specchio di quello trinitario, la famiglia come immagine della Sacra Famiglia.
In tutto questo, ha preso vita una forte condivisione tra noi genitori con figli in Cielo, volati Lassù prima di nascere. Loreto non è di certo una location casuale. A Loreto dimora la Santa Casa, quella in cui Maria Santissima ricevette l’annuncio. Quella in cui l’Arcangelo le disse: “Ecco, concepirai un figlio” (Lc 1,31). Non è stato detto a Maria “un grumo di cellule si formerà dentro di te” oppure “nella tua pancia ci sarà un prodotto del concepimento”. No. Subito, immediatamente si è parlato di figlio. Questa è la Verità, perché fondata sulla Parola di Dio. Siamo tutti figli, fin dal primo istante, fin dal concepimento. Figli di un Padre che ci ama da sempre, prim’ancora che figli di una mamma e di un papà.
Riflettendo proprio su questo passo – che una ha portata dirompente – abbiamo aperto i nostri cuori e fatto entrare la luce del Risorto, la luce di Maria. Essere consapevoli che questi bambini non sono mai veramente perduti perché abitano il Cuore di Dio non è la “magra consolazione”, il contentino, la pacca sulla spalla. È la certezza che deriva dalla fiducia in Gesù. Anche se umanamente può sembrare strano, assurdo o persino folle. Ma i piani umani sono volubili, passeggeri, leggeri. Quelli di Dio no, mai. Lui non sbaglia. Siamo noi a non capire, o a non voler capire. Siamo noi a non vedere, o a non voler vedere. Se ci abbandoniamo al Suo amore non solo sperimenteremo cose grandi ma diventeremo portatori di speranza, testimoni di resurrezione, pellegrini di gioia. Per info sulla prossima edizione scrivete a Antonio De Rosa antonioeluisaderosa@gmail.com
Fabrizia Perrachon
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