Un Matrimonio Risorto ma che non Nasconde le Ferite

Siamo Antonio e Elsa, sposati da 28 anni, abbiamo 2 figli, e facciamo parte della comunità Retrouvaille Sud. Abbiamo partecipato al programma alcuni anni fa e dopo un cammino tortuoso, con frenate brusche e ripensamenti sul nostro futuro di vita insieme, ci siamo ritrovati.

La svolta, nella nostra relazione, è avvenuta, quando abbiamo compreso che la strada da intraprendere non era quella di aggiustare il nostro matrimonio lacerato, piuttosto la sfida che ci attendeva era quella di ricrearne uno nuovo, più intrigante e interessante, fatto su misura per noi, come un abito buono, quello delle grandi occasioni.

Abbiamo sperimentato la caduta, la miseria e la solitudine, attraverso una passione lunga e tormentata, fatta di incomprensioni, muri altissimi alzati tra di noi, indifferenza e silenzi assordanti, tutti ingredienti amplificati dalla morte della nostra relazione, della coppia. Dopo esserci smarriti, completamente soli, non riuscivamo più ad uscire dal torpore pregno di angoscia e senso di abbandono.

I miei errori (Antonio) avevano destabilizzato la mia famiglia e creato un vuoto enorme. Ho cominciato ad attraversare un deserto fatto di solitudine e di tristezza. Ho sperimentato la vergogna, la povertà spirituale, la morte sociale, lavorativa e intellettuale. Nulla aveva più un senso. Ho vissuto e subito, la passione e morte, nera di vergogna, grigia di sporcizia, rossa di sangue.

In quei momenti, dove tutto sembrava perduto, nello sconforto totale, ho percepito una presenza tangibile, una carezza amorevole. Ho sentito forte la presenza del Signore al mio fianco, tenero e accogliente, chinato non la mano tesa. Come ad esortarmi nel rialzarmi. Io, il misero, per terra, lui, a me vicino, la misericordia.

Lo stesso valeva per me, (Elsa). Antonio non poteva avermi fatto tutto questo. Non lui, non il mio principe azzurro. Tutto intorno mi diceva di lasciarlo, di abbandonarlo al suo destino, che in fondo se lo era meritato. Infatti, ci siamo separati. Mesi vissuti lontani dalle nostre aspettative, dai nostri progetti, a pensare e ripensare agli anni buttati al vento. Al tempo perduto e mai più recuperabile.

Ho sperimentato la rabbia, il rancore, il desiderio di vendetta, ma non bastava. Era come una spirale infinita, in un crescendo di cattiveria e delusione, sentimenti orrendi e dilanianti. Come stritolata da una morsa, che soffocava in me qualsiasi velleità di riconciliazione.

Abbiamo conosciuto Retrouvaille per caso, ma non abbiamo esitato un istante a partecipare al programma. Erano già passati alcuni mesi da quando avevamo iniziato a cercare di ricostruire il nostro matrimonio: ci stavamo impegnando, sì, ma sentivamo che mancava qualcosa. C’era come un limite invisibile, un blocco che non riuscivamo a superare. Non andava come speravamo.

È stato solo in un secondo momento, quando abbiamo scelto di rimanere all’interno della comunità come ‘servi inutili’, mettendoci in ascolto delle ferite di altre coppie, che qualcosa in noi è davvero cambiato. Offrendo tempo, accoglienza, presenza… abbiamo scoperto il valore del dono. Il valore profondo della gratuità.

Grazie al servizio reso alla comunità, ci capita oggi di incontrare altre coppie come noi, bisognose di conforto, assetate di parole buone. Essere per loro segno di speranza, speranza di rinascita a vita nuova, e vederle vivere in armonia la loro unione, ci stimola a fare di più. Ci piace “dire bene”, benedire la loro unione anche attraverso le nostre miserie e le ferite ormai rimarginate. Come Gesù, che per farsi riconoscere dai suoi discepoli – entrando a porte chiuse, lungo la strada con i due di Emmaus, o davanti a Tommaso – non ha esitato a mostrare le sue ferite.

Seguendo il suo esempio, non usiamo parole o formule magiche, parliamo con il cuore colmo di gioia, parliamo del nostro vissuto, fatto di contraddizioni, sofferenza e lacrime. Mettiamo a nudo le nostre iniquità, mostriamo le ferite, proprio come Gesù ha fatto con chi non lo ha riconosciuto. Raccontiamo con occhi accesi di speranza la nostra Pasqua. Un passaggio (Pasqua) vissuto dalla passione, attraversando la morte fino alla resurrezione.

Ci impegniamo nel portare un messaggio nuovo. Vogliamo raccontare la bellezza della coppia, con in mezzo lo Sposo. Raccontare lo stupore nel guardare il Signore attraverso gli occhi l’uno dell’altro. Riconoscere in Dio, l’autore dell’opera d’arte più bella da lui concepita e compiuta: la famiglia. Ci riconosciamo in lui, testimone d’onore della nostra unione, presente nel giorno delle nozze. Descrivere la meraviglia di una relazione nel matrimonio, diventa uno stimolo costante per andare avanti e continuare “il percorso rinnovato” grazie a quanto fatto con Retrouvaille e con la presenza di Dio nel nostro sacramento

Elsa & Antonio (Retrouvaille Italia)

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