“La mamma è sempre la mamma”, si dice: come non essere d’accordo con questa espressione popolare! Ciascuno di noi porta nel cuore la propria madre, è il nostro primo grande amore.
Purtroppo non tutte le maternità sono serene e lineari; alcune gravidanze non sono cercate o desiderate, altre ancora si fanno attendere a lungo e, a volte, non arrivano mai. Una donna può sentirsi mamma fin da piccola, quando gioca sognante con le bambole, opppure non sentire questa vocazione in sé.
Da adulta, poi, diventa la genitrice premurosa e attenta che non si aspettava nemmeno oppure fa fatica a riconoscersi in questo ruolo. Vivendolo male, con fatica e insofferenza, trasmette ai figli la mancanza di affetto che, nel peggiore dei casi, può infliggere ferite ed inquinare il rapporto per tutta la vita.
Insomma, le casistiche sono molteplici e non basterebbe un manuale intero a raccoglierle, descriverle e spiegarle. Quello che è importante sottolineare è l’importanza di sentirsi accolti dalla propria mamma. Il legame madre-figlio è uno dei più complessi e significativi dell’esperienza umana. La figura materna riveste un ruolo fondamentale nello sviluppo emotivo, sociale e psicologico del bambino. Sentirsi amati dalla mamma è un aspetto cruciale di questo legame, poiché influisce profondamente sulla nostra identità e sulle relazioni future.
Fin dai primi momenti della vita, la madre rappresenta il punto di riferimento per eccellenza. La sua presenza costante, il suo abbraccio, il suono della sua voce, il suo stesso profumo, sono elementi che contribuiscono a creare un ambiente sicuro e protetto. Questo “rifugio” aiuta il bambino a esplorare il mondo circostante con fiducia. Sentirsi accolti significa ricevere un messaggio chiaro: “Tu sei amato, sei importante”. Questo senso di appartenenza è essenziale per lo sviluppo di una buona autostima.
Tutto questo lo si ritrova in una statua nuovissima e bellissima: la “Madre dei bambini nati in Cielo”, appena collocata presso l’omonima cappellina all’interno del Santuario del Bambin Gesù di Praga ad Arenzano (GE), ufficialmente inaugurata venerdì 30 maggio scorso da S.E. il Cardinale Angelo Bagnasco. L’opera in ceramica è merito dell’artista ligure Luca Damonte che, dopo dici mesi d’impegno, ha donato al mondo un autentico capolavoro.
La “Madre dei bambini nati in Cielo”, quasi a grandezza naturale, rappresenta una Madonna del quotidiano, come amo definirLa. Il suo volto non richiama vip o attrici dello star system ma l’espressione di una madre che accoglie, riceve, comprende, consola. Lunghi dall’essere giudicante, il Suo sguardo cattura l’attenzione e il cuore. Braccia aperte, Gesù Bambino nel pancione, manto che accoglie dodici bambini: queste sono le sue stupende caratteristiche.
Dodici bimbi tra cui si riconoscono piccini non nati, bambini sofferenti o impauriti, altri che pregano o dormono, un altro ancora che porta in braccio un esserino cui è stato impedito di nascere. Ma non è certo la tristezza a dominare la scena bensì la speranza. La speranza che sotto la protezione di Maria – quel manto accogliente, così sapientemente plasmato dallo scultore – tutto può cambiare, a cominciare dal nostro cuore.
Perché è da lì, e soltanto da lì, che le cose potranno migliorare, in noi e attorno a noi. Dio perdona, sempre, ma noi dobbiamo pentirci. E la “Madre dei bambini nati in Cielo” ce lo dice in modo potente, nel suo silenzio mistico, con il suo volto di madre. Una Madre bellissima.
Nella nostra società in cui tutto è immagine, è meraviglioso che ci siano ancora artigiani del sacro che vivano il loro mestiere come un percorso spirituale. Soltanto in questo modo le loro opere non saranno soltanto un abbellimento estetico, un “di più”, ma saranno il centro da cui partire per riflettere e pregare.
Coraggio mamme, coraggio papà! Qualunque dolore, angoscia, malattia, perdita o decisione ci siano state le vostro passato, la “Madre dei bambini nati in Cielo” invita a guardare avanti, non indietro. Poniamoci tutti sotto quel manto, accanto ai dodici bambini rappresentati. Dodici discepoli di una teologia dell’infanzia che sta soffiando come vento potente nella Chiesa, profezia come si sta realizzando.
Perché, come ha detto Papa Leone nell’omelia di domenica 1° giugno, Giubileo dei bambini e delle famiglie: “La preghiera del Figlio di Dio, che ci infonde speranza lungo il cammino, ci ricorda anche che un giorno saremo tutti uno unum (cfr S. Agostino, Sermo super Ps. 127): una cosa sola nell’unico Salvatore, abbracciati dall’amore eterno di Dio. Non solo noi, ma anche i papà e le mamme, le nonne e i nonni, i fratelli, le sorelle e i figli che già ci hanno preceduto nella luce della sua Pasqua eterna, e che sentiamo presenti qui, insieme a noi, in questo momento di festa”.
Fabrizia Perrachon
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