Figli Luminosi

O Dio, che con il tuo Spirito di adozione ci hai reso figli della luce, fa’ che non ricadiamo nelle tenebre dell’errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità. Per il nostro Signore.

Questa è l’orazione che la Chiesa prega in questi giorni, e lo fa a nome di tutti i battezzati, anche quelli che per motivi vari non possono partecipare alla Divina Liturgia. Forse abbiamo già sentito l’espressione “figli della luce” con il suo contrapposto “figli delle tenebre”, ebbene, concretamente come agisce un figlio della luce?

Ci viene incontro San Paolo scrivendo ai Tessalonicesi e ai Filippesi:

Rendete piena la mia gioia con l’unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con gli stessi sentimenti. Ciascuno consideri gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma quello degli altri. Sostenete i deboli, siate pazienti con tutti, cercate sempre il bene tra voi e con tutti, senza cercare il proprio interesse, ma quello degli altri.

  1. Queste parole di san Paolo sembrano delineare l‘identikit di una comunità ideale, l’unione degli spiriti tra i fratelli è meravigliosa, sicuramente almeno una volta l’abbiamo provata sulla nostra pelle, ed è un’esperienza che arricchisce ed accende di entusiasmo i cuori.
  2. Quanta fatica si fa nel considerare gli altri superiori a se stessi, però quanta pace si sperimenta quando si lascia spazio affinché ciascuno metta in campo le proprie abilità, competenze, doni, carismi. Anche se siamo una piccola pedina nel grande mosaico, ma senza le tante pedine che lo compongono, ognuna col proprio colore e sfumatura, non si avrebbe il risultato finale.
  3. Il mondo non se ne fa niente dei deboli, anzi, li scarta, li vorrebbe morti poiché ritenuti inutili o dannosi, ma Dio no, ed infatti Lui per primo si è fatto debole; quanta fatica sostenere un debole, poiché non si tratta di toglierlo dalla sua debolezza, ma di sostenerlo nella sua debolezza, di incoraggiarlo a non mollare, di invitarlo alla speranza, di farlo sentire amato.
  4. Si dice che la pazienza sia la virtù dei forti, ma la prima pazienza che dobbiamo sempre imparare è quella verso noi stessi, verso le nostre debolezze, le nostre fatiche, le nostre fragilità, i nostri peccati, le nostre cadute, i nostri limiti, i nostri errori… più diventiamo maestri nell’arte di portar pazienza verso noi stessi e più saremo misericordiosi ed indulgenti verso gli altri.

Fin qui il lettore direbbe che va tutto bene poiché sembra di parlare di una comunità immaginaria, ma vi invitiamo a tornare indietro e rileggere i quattro numeri pensando non alla comunità immaginaria dell’isola che non c’è, ma rivedendo la vostra coppia, la vostra famiglia, il vostro matrimonio.

Là ove San Paolo usa “altri” metteteci il nome del vostro coniuge, allora la Parola di Dio comincerà a diventare ancora una volta carne, ovvero vita vissuta. Coraggio sposi, basta cominciare.

Buona lavoro.

Giorgio e Valentina.

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