Pier Giorgio e il suo amore per Laura

Voglio un amore che sappia di te, con quel gusto un po’ amaro di un vino da re” è l’esordio di “Un amore grande”, canzone italiana di oltre quarant’anni fa. Come questo testo ben suggerisce, l’amore non è solo felicità ma anche sacrificio. Non solo cuoricini ma anche sofferenza. Non solo spensieratezza ma anche – necessariamente – serietà. Non solo emozione ma anche scelta. E, soprattutto, non costrizione ma piuttosto libertà. Proprio così fu l’amore che (l’ormai prossimo San) Pier Giorgio Frassati provò nei confronti di Laura Hidalgo. Dato che il 4 luglio ricorre il suo dies natalis, penso sia importante parlare di un aspetto forse poco conosciuto di questo giovane eroe della fede. Perché in Cielo si va anche se, oltre a Dio, si ha avuto pure un amore umano.

Conosciuta durante le vacanze di carnevale del 1923, Laura era figlia di un generale spagnolo divenuto poi cittadino italiano. Rimasta orfana di entrambi i genitori, dopo aver studiato al liceo “Massimo D’Azeglio” di Torino, si era iscritta alla facoltà di matematica. Proprio come Pier Giorgio, anche per Laura la fede cristiana e la carità verso gli altri erano i valori portanti della vita. Fu questo a far scorgere in lei, agli occhi e al cuore del giovane Frassati, non una ragazza come tante ma la possibilità di un amore vero, bello, puro. C’era un però, un grande però: Laura non era abbastanza altolocata per diventare la moglie di uno dei rampolli più in vista della società dell’epoca. Pier Giorgio lo sapeva. E sapeva pure che parlarne ai genitori avrebbe acuito la gravissima crisi che già minava, da anni, il loro rapporto coniugale. Che fare, allora?

Dichiarare a Laura il suo amore oppure no? Confidarsi con qualcuno? Parlarne in casa, pur sapendo di scatenare malcontento? Straziarsi il cuore? Pier Giorgio, pieno di fiducia in Dio, fece una scelta coraggiosa, che forse oggi definiremmo quasi folle: soffrire in silenzio per non far soffrire nessun altro a parte se stesso.

Non si rivelò a Laura né chiese il benestare ai genitori, ben sapendo che non sarebbe mai arrivato. In un’epoca, la nostra, in cui egoismo ed egocentrismo sembrano le uniche cose che contano – e da soddisfare sempre e comunque – il Frassati c’insegna qualcosa di profondo, autentico, quasi dimenticato. C’insegna che l’amore vero non è quello che pretende tutto e subito, quello che esige, che fa la voce grossa, che minaccia, che stolkera. L’amore vero è quello capace di fare anche un passo indietro. Quello preparato per aspettare, riflettere, valutare. Un amore in grado di offrire a Dio anche le pene più intime, sicuro di trovare il più grande conforto.

Chi è in grado, ai nostri giorni, di “rallentare”, come ha fatto Pier Giorgio? Chi è in grado di ragionare pur davanti ai piccoli e grandi “no” che necessariamente la vita ci pone dinnanzi? Forse chi si lascia travolgere dai raptus della violenza e dell’odio? O forse chi – proprio come Frassati – sa mettersi in ginocchio davanti al Padre? Proviamo a immaginare il dolore di questo ragazzo, poco più che ventenne: un amore che non sarebbe mai stato accettato dai genitori, un sentimento rimasto in sospeso, un sogno spezzato.

Pier Giorgio ne soffrì molto, confidandosi con pochissimi fidati amici e, in seguito, anche con la sorella Luciana. Quest’ultima ha raccontato che il fratello, un giorno, le si avvicinò “con i suoi grandi occhi neri e mi ha detto che era innamorato di una ragazza che conoscevo“.  Scrisse Pier Giorgio che “sacrificava l’idea di una relazione che avrebbe potuto portare molta gioia […] E’ colei che ho amato di un Amore puro e oggi, rinunciando ad esso, desidero la sua felicità […] Così lei sarà sempre per me una buona amica che […] mi avrà aiutato a mantenere la retta via verso la Meta“.

Potrebbe sembrare una storia triste ma, in realtà, questo aspetto della vita di Pier Giorgio ha ben altro da dirci e qualcosa di ben più profondo da lasciarci: non vergognarsi se non si eccelle in tutto, nella vita. Non vergognarsi dei fallimenti, delle difficoltà, dei momenti bui, delle contrarietà. Pier Giorgio c’insegna che non siamo i soli a soffrire e che il nostro valore non dipende dalle sconfitte ma da come sappiamo affrontarle, e superarle. Pier Giorgio ci aiuta ad avere coraggio e a non cedere allo sconforto perché “tutto concorre al bene di coloro amano Dio” (Rm 8, 28).

E, infine, Pier Giorgio ci fornisce un magnifico esempio di amore vero. Non quello annacquato delle copertine patinate. Non quello finto e illusorio di tanti Social. Non quello pericoloso di tante relazioni malate. No. Un amore che ha dell’amore di Dio, che per primo si è donato. Un amore che ha dell’amore di Dio, che per primo ha accolto anche chi non accettava. Un amore che ha dell’amore di Dio, che per primo ha dimostrato nei fatti cosa significhi servire.

Pier Giorgio è stato un campione di fede e non a tutti sono chiesti i sacrifici che ha sopportato lui. Ma qualcosa, sicuramente ci accomuna e rende fattibile, per ciascuno di noi, la via al Cielo; per usare le sue stesse parole: “Da te non farai nulla ma se Dio avrai per centro di ogni tua azione, allora sì, arriverai fino alla fine”.

Fabrizia Perrachon

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