Un Divano e due Telefoni è la Tomba dell’Amore

Un divano e due telefoni è la tomba dell’amore, ce l’ha detto anche un dottore”: sono le parole di una celebre canzone di Sanremo 2025 che, pur non avendo vinto il Festival, sta spopolando nelle radio. L’ho sentita ancora l’altro giorno e non ho potuto fare a meno di riflettere. A parte il ritmo che conquista – e ti ritrovi a canticchiarla, anche se non vuoi – “Cuoricini” ha un testo su cui vale la pena spendere qualche parola. Anche a distanza di diversi mesi dal lancio.

Questa canzone sembra apparentemente dolce e spensierata, evocando un amore giovane condito da emozioni semplici ma intense che si provano quando si è innamorati. Il titolo stesso richiama l’immagine dei cuori, simbolo universale di affetto e tenerezza. È una canzone che può farci sorridere e ricordare quanto siano importanti i piccoli gesti e le emozioni sincere. La melodia trasmette un senso di leggerezza e gioia. Ma il testo?

Se mi trascuri, impazzisco come maionese – Ci sto male (male, male, male)”. Vero. La relazione di coppia, sia tra fidanzati che tra sposi, dev’essere per eccellenza un rapporto di cura reciproca. Il trascurarsi è il veleno per antonomasia. Che fa morire la piantina dell’amore. Che raffredda il rapporto e lo fa impazzire, proprio come quando – specialmente anni fa – si preparava la maionese in casa. E non c’erano ancora il mixer a immersione o altri strumenti per cucinare. Era difficilissimo recuperare la “maionese impazzita” e purtroppo, il più delle volte, andava sciupata. Nella coppia è la stessa cosa. Rivolgiamo sempre, ogni giorno, attenzioni alla nostra metà, anche se siamo stanchi o giù di corda. Perché sicuramente gradiremmo anche a noi lo stesso. “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (Mt 7, 12).

“E mi hai buttato via in un sabato qualunque mentre andavi in cerca di uno slancio di modernità”. Verissimo anche questo. Quante coppie si spezzano a causa di un colpo di testa, di una sbandata, di un capriccio momentaneo! La cosiddetta “modernità”. Ne vale davvero  la pena? Ha senso buttare un buon fidanzamento o un matrimonio consolidato per qualcosa che sicuramente non merita? Che non vale le promesse, l’affetto, l’amore, la dedizione quando addirittura la promessa solenne davanti a Dio? In un giorno qualunque, per una debolezza qualunque che non si è riusciti a dominare, si butta via la persona più importante della vita. L’antidoto c’è e, “guarda caso”, è proprio la Parola di Dio a suggerircelo: “Mettimi come sigillo sul tuo cuore” (Can 8, 6).

“Poi mi uccidi, poi mi uccidi, quegli occhi sono due fucili, due fucili”. Possiamo, forse, dar torto anche a questa frase? Quante volte uccidiamo l’altro con uno sguardo pieno di rancore, rabbia, gelosia e persino odio? Quante volte, pur senza parlare, stendiamo letteralmente il marito o la moglie semplicemente con un’occhiata sbagliata, senza alcuna pietà, compassione, misericordia?

Chiediamoci: come ci guarda il Padre? Nel modo umano, a volte pieno di risentimento, oppure con il filtro del perdono, della comprensione, della pazienza? Se la coppia di uomo e donna, marito e moglie, è l’immagine umana della Trinità, dobbiamo sforzarci di guardarci tra noi in questo modo, come farebbe Dio. Anche se l’altro in quel momento ha torto e noi ragione. Anche se l’altro, per l’ennesima volta, ci ha fatto arrabbiare per quella cosa lasciata in disordine. Anche se l’altro ci ha ferito o riposto male. Cerchiamo di guardarlo come farebbe il Signore. Farà bene a noi, come singoli, e soprattutto al nostro noi come coppia. “La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso” (Mt 6, 22-23).

“Che dovrei dire io che ti parlavo e tu nemmeno ti mettevi ad ascoltare”. Altra triste constatazione. Troppe volte siamo così distratti che l’altro può esserci incollato ma è come se tra noi ci fossero oceani, continenti, galassie. Ma dovevamo essere una cosa sola? Come ci trascina il mondo! Come ci allontana, divide, separa! Spegniamo tutto ciò che ci distoglie dal nostro lui o dalla nostra lei, perché merita le nostre attenzioni, sempre. E sintonizziamoci, innanzitutto, sulla frequenza di Dio, perché “chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia” (Mt 7, 24).

Grazie al Cielo, in tutto questo, “un sabato qualunque mi hai portato via da tutta quanta la modernità”.  E tornarono a pregare insieme, a rispettarsi, a volersi bene, ad amarsi, ad essere “un’unica carne” (Gn 2, 24).

Fabrizia Perrachon

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