In silenzio ai piedi dello Sposo

Cari sposi, la Parola di oggi mette in parallelo due scene di squisita accoglienza, nel miglior stile mediorientale. Da una parte l’accoglienza di Abramo e Sara di questi tre misteriosi personaggi e dall’altra, l’accoglienza in casa di Gesù da parte di due sorelle, Marta e Maria.

Normalmente questo tema è l’occasione per parlare del saper armonizzare sapientemente il fare e il pregare. È un’interpretazione che viene da lontano, già alcuni Padri della Chiesa hanno già commentato così tale Vangelo. In modo particolare abbiamo San Gregorio Magno che sottolinea come certamente la vita contemplativa sia superiore ed eccellente ma che anche quella attiva sia totalmente necessaria, anzi spesso costituisce proprio la prima tappa del cammino spirituale. Pure Origene va nella stessa direzione quando vede Maria come figura dell’anima che medita profondamente la Parola di Dio, mentre Marta è figura dell’apostolato concreto, formando così le due modalità dell’anima stessa: una parte operosa e una parte contemplativa.

Mi piace sottolineare come il vero offerente non è chi apre la porta di casa bensì l’ospite. I tre angeli svelano l’imminenza dell’arrivo del figlio della Promessa, Isacco mentre Gesù regala la propria intimità, che sarà chiave per la risurrezione di Lazzaro. Quindi, chi arriva in casa dona più di quanto gli si offre ed in questo si comprende come, in realtà, la parte migliore non è frutto di una nostra scelta ma di un dono che ci porge Gesù stesso.

L’unico problema però è dato dalla disposizione del cuore. Nel caso di Marta, nonostante sia una buonissima persona, servizievole e premurosa, a un certo punto si fa prendere dalla rabbia e pretende di voler insegnare anche a Gesù. In questo quadro odierno lei assomiglia molto a Pietro il quale, per situazioni simili, aveva dimostrato in fondo di voler fare di testa sua.

Sebbene in apparenza Marta si riveli un ottimo anfitrione, di fatto lei non sta accogliendo Gesù, lo ospita solamente in casa, non entra nel suo cuore, non lo ascolta, anzi continua a parlare solo lei. Anche noi, paradossalmente, possiamo ostentare fede ma non ascoltare Gesù, non lasciarci toccare il cuore perché sempre centrati sul fare cose, belle e buone, ma che non hanno un valore di eternità.

Tutto ciò che risvolto può avere per voi coppie?

Di certo, per prima cosa, Gesù ammira quanto fate per lui fattivamente, per esempio sia in parrocchia, in qualche movimento, nel servizio presso la Caritas, o in modalità simili. È sinceramente contento del tempo che spendete al servizio per la Chiesa ma prima di tutto a Lui interessa il rapporto con voi personalmente e in coppia. Gesù anela incontrarvi nel profondo e trovare un posto privilegiato nel cuore in modo che Lo possiate ascoltare davvero.

In secondo luogo, qui vediamo una casa come luogo di incontro. Per voi sposi, la casa ha un valore teologico. La vostra abitazione non è solo funzionale ma è chiesa domestica. Per cui Gesù desidera fare della vostra casa un luogo di incontro con Lui, ambito di preghiera e di ascolto della sua Parola, non solo per voi coppia e famiglia, ma anche per chi accogliete e ospitate.

La casa non può esser solo lo spazio per fare festa con amici, per ricevere chi è simpatico e piacevole o per passare momenti sereni in compagnia, il che rifletterebbe bene la dimensione serviziale e ospitale del Vangelo di oggi, ma è chiamata in fin dei conti a divenire “chiesa domestica”, cioè, l’occasione per permettere a Gesù di essere udito e incontrato tramite voi.

Vi auguro che, nel corso di questa estate, ci siano momenti di sosta per stare in coppia a quattr’occhi con lo Sposo e lasciarvi guidare da Lui. Perciò, vorrei concludere con una bella esortazione di Papa Francesco, che invita proprio a questo:

La parola di Gesù non è astratta, è un insegnamento che tocca e plasma la vita, la cambia, la libera dalle opacità del male, appaga e infonde una gioia che non passa: la parola di Gesù è la parte migliore, quella che aveva scelto Maria. Per questo lei le dà il primo posto: si ferma e ascolta. Il resto verrà dopo. Questo non toglie nulla al valore dell’impegno pratico, però esso non deve precedere, ma sgorgare dall’ascolto della parola di Gesù, dev’essere animato dal suo Spirito. Altrimenti si riduce a un affannarsi e agitarsi per molte cose, si riduce a un attivismo sterile” (Angelus, 17 luglio 2022).

ANTONIO E LUISA

Il Vangelo di oggi, insieme alle parole luminose di padre Luca, ci tocca nel profondo e ci provoca: da dove nasce il nostro fare, il nostro correre, il nostro attivismo? Se non sgorga dall’incontro con l’Amore vero, rischia di essere solo una fuga. Quando Cristo abita davvero la nostra coppia, ogni gesto diventa fecondo. Ma se ignoriamo la fatica dell’amarsi ogni giorno, se non ci doniamo con tenerezza, ascolto e cura reciproca, anche il servizio più nobile può diventare una scusa per non stare dove Dio ci aspetta: nel nostro matrimonio. È lì che ci santifichiamo. È lì che si fa verità.

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