Amare o Possedere? Due modi opposti di stare in relazione

C’è un amore che non è amore, anche se usa le sue parole. È un amore che stringe, che controlla, che dice “ti amo” ma in realtà intende “sei mio”. È l’amore che nasce non dalla pienezza, ma dal vuoto; che non vuole l’altro così com’è, ma lo desidera come vorrebbe che fosse. È l’amore che nasce dal Bambino Interiore ferito che, non avendo ricevuto abbastanza amore gratuito, prova a procurarselo forzando l’altro a darglielo, a corrisponderlo, a non andarsene. Non è amore: è dipendenza emotiva, fame affettiva, bisogno travestito da passione.

Questo tipo di legame nasce quando vogliamo plasmare l’altro a nostra immagine, come se fosse un prolungamento del nostro sé. Lo vogliamo simile, disponibile, prevedibile, modellabile. Non sopportiamo le sue differenze, le sue libertà, le sue sorprese. In Analisi Transazionale diremmo che la relazione è inquinata da copioni disfunzionali: il Genitore Critico prende il controllo e giudica, oppure il Bambino Adattato pretende e si sottomette per paura di essere abbandonato. È un amore che non libera, ma incatena. L’altro non è un dono, ma un mezzo per riempire il mio vuoto.

Scrive don Luigi Maria Epicoco: “Ci sono amori che non amano, ma consumano. Ti stanno addosso come catene, e tu li chiami passione. Ma non è fuoco che scalda, è fuoco che brucia.” Queste parole risuonano vere in tante relazioni oggi: ci si ama senza essersi mai veramente incontrati, perché l’altro è stato ridotto a uno specchio deformante dei nostri bisogni. Si chiede all’altro di colmare ciò che solo Dio può riempire. Si chiama amore, ma è idolatria.

L’amore vero, invece, ha tutt’altra origine e tutt’altro movimento. Nasce non dal vuoto, ma dalla pienezza. Non cerca di modellare l’altro, ma di lasciarsi modellare da Dio. È un amore libero, che non pretende, che non trattiene. È l’amore di chi ha fatto esperienza di essere amato così com’è, e allora può amare l’altro senza volerlo cambiare. È un amore adulto, generato dal nostro Adulto interiore: quello che è presente, consapevole, responsabile. Un io che ha imparato a riconoscere i propri bisogni senza farli pagare all’altro.

In questa logica, l’amore è dono, non possesso. “Amare è lasciar essere l’altro, custodendo la sua libertà anche quando ci costa”, scrive ancora Epicoco. Ed è proprio così: l’amore che nasce da Dio è un amore che sa aspettare, che sa fare un passo indietro, che sa morire a sé stessi per far vivere l’altro. È un amore che si inginocchia, non per sottomettersi, ma per servire.

Il vero amore è sempre un’uscita da sé. È il contrario del bisogno. È entrare nella relazione portando un cuore già abitato da Qualcuno. Quando ci lasciamo amare da Dio, la nostra sete non diventa più una trappola per l’altro, ma una sorgente che disseta anche lui. In Analisi Transazionale, potremmo dire che si attiva un dialogo Adulto-Adulto: due persone libere, capaci di dirsi la verità, di sostenersi, di lasciarsi libere, anche nel dolore.

Ecco la grande differenza: o amo per bisogno, e allora divento tiranno, oppure amo per sovrabbondanza, e allora divento dono. O cerco nell’altro la mia salvezza, e finisco per perderlo, oppure la ricevo da Dio e posso finalmente amare l’altro nella sua verità.

L’amore vero non ha paura della libertà, perché sa che non può essere estorto, solo accolto. È l’amore che non dice: “Sii come voglio io”, ma “Sii te stesso, e io imparerò ad amarti ogni giorno”. È l’amore che sa benedire anche la distanza, anche il silenzio, anche le stagioni difficili. Perché non ha bisogno di vincere, ma solo di restare fedele.

Alla fine, ogni relazione è una scelta: voglio che l’altro mi appartenga, o voglio appartenere insieme a lui a Qualcuno che ci plasma entrambi? Solo il secondo amore è capace di durare. Perché è già eterno. E questo non è solo un ideale da predicare: è una verità che ho sperimentato nella mia carne, nel mio matrimonio con Luisa.

All’inizio, lo confesso, ero un tiranno. Avevo bisogno di lei, disperatamente. Non la vedevo per quella che era, ma per ciò che volevo che fosse: una presenza costante, prevedibile, capace di calmare i miei vuoti, di rassicurare le mie fragilità, di placare le mie paure. E quando non lo faceva, quando non corrispondeva al copione che avevo scritto nella mia testa, arrivavano i silenzi, le ripicche, i giudizi. Ero un bambino che chiedeva amore ma lo faceva come un re offeso, ferendo e chiudendosi.

Poi qualcosa è cambiato. Anzi, Qualcuno ha iniziato a cambiarmi. Ho iniziato a lasciarmi amare da Dio. A lasciarmi guardare da Lui nel mio disordine, senza sentirmi sbagliato. A poco a poco, il mio cuore si è allargato, e il bisogno è diventato dono. Ho cominciato a vedere Luisa, finalmente, non più come una protesi del mio ego, ma come un mistero da accogliere. E ogni giorno sto imparando, a volte con fatica, a non pretendere, a non usare il silenzio come punizione, a restare anche quando l’altro non mi riempie come vorrei.

Oggi, posso dire che sto imparando ad amare davvero. E ogni passo in più che faccio in questo cammino, mi conferma che il vero amore non è conquistare l’altro, ma convertirsi ogni giorno per essere degni della sua libertà.

Antonio e Luisa

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2 Pensieri su &Idquo;Amare o Possedere? Due modi opposti di stare in relazione

  1. Bell’articolo che sa di libertà, ma quando dici: “Poi qualcosa è cambiato. Anzi, Qualcuno ha iniziato a cambiarmi. Ho iniziato a lasciarmi amare da Dio. A lasciarmi guardare da Lui nel mio disordine, senza sentirmi sbagliato.” Che cosa vuol dire esattamente? Mi sembra molto generico

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    • Il modo è molto personale. Diciamo che ho interiorizzato che Dio mi ama per quello che sono. Che l’amore non è condizionato dall’essere vincente o cone l’altro si aspetta. È una consapevolezza che cresce in te e che ti rende più libero nelle relazioni. Spesso noi crediamo che per essere amati dobbiamo comportarci in un certo modo e questo ci rende adattati e non liberi. Ci fa subire determinate situazioni. Dio ti rende libero in questo

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