Con oggi iniziamo il quinto poema del Cantico dei Cantici. E’ iniziamo con una descrizione dove vengono evocate immagini cosmiche e potenti – l’aurora, la luna, il sole – e infine un’immagine militare di grande impatto – un esercito schierato con vessilli alzati.
Chi è costei che sorge come l’aurora, incantevole come la luna, splendente come il sole, maestosa come schiere con i vessilli alzati? (Ct 6,10)
Il quinto poema del Cantico dei Cantici si apre con una contemplazione dell’amore che toglie il fiato. L’amato guarda la sua sposa con occhi pieni di stupore, e il suo cuore si nutre della sua bellezza, che sembra riassumere in sé tutta la creazione. L’immagine dell’aurora, della luna, del sole e di un esercito schierato ci presenta una donna luminosa, affascinante, misteriosa e forte. Ma cosa ci dice questa poesia sull’amore umano e sul mistero del matrimonio cristiano?
Sorge come l’aurora. L’aurora è segno di speranza e rinascita. L’amore, quando è autentico, ha questa capacità: fa nuove tutte le cose. Rinnova lo sguardo, apre orizzonti. Nell’Analisi Transazionale si direbbe che l’amore autentico aiuta a uscire da copioni rigidi: la presenza dell’altro ci spinge a cambiare, a guarire, a rinascere. Ogni sposa che ama diventa per lo sposo un inizio nuovo, una luce che rischiara. Ma questo è anche ciò che lo Spirito Santo opera: è Lui che rende nuove tutte le cose. Così, l’amore coniugale vissuto nella grazia diventa riflesso del Dio che crea e ricrea.
Incantevole come la luna. La luna è dolcezza, ma anche luce riflessa. Così è l’amore della donna: accarezza, illumina, consola. Ma soprattutto riflette. Come la luna riflette la luce del sole, così la donna può riflettere la luce di Dio. Nella sua tenerezza, nello sguardo, nei gesti, l’uomo può scorgere il volto di Dio. E in questo senso, nella teologia cristiana, ogni sposa diventa per lo sposo mediazione concreta dell’amore divino. Come Maria – figura della Chiesa e della sposa – riflette la luce di Cristo, così ogni donna amata e amante diventa specchio della tenerezza divina. Questo amore, fatto di carezze e ascolto, risponde a una fame profonda del cuore umano: quella fame di riconoscimento che l’Analisi Transazionale chiama bisogno di carezze. L’amore coniugale sano sa nutrire questo bisogno reciproco.
Splendente come il sole. Il sole è fuoco, passione, forza creatrice. Qui viene cantata la dimensione erotica dell’amore. Non come semplice istinto, ma come forza che attira e incendia. L’eros è parte del disegno di Dio: se purificato dall’agape, diventa via alla comunione più profonda. Benedetto XVI diceva che eros e agape non si escludono, ma si integrano. Così l’amore umano, nella sua corporeità, diventa immagine dell’Amore che è Dio. Il desiderio fisico, quando è accolto dentro una relazione di dono e fedeltà, non è peccato, ma fuoco che scalda e illumina. La donna, per l’amato, brucia come un sole, ed egli ne resta attratto come da una forza vitale.
Maestosa come schiere con i vessilli alzati. Qui emerge la dignità della donna. Non è solo dolce o bella: è forte. È un mistero che impone rispetto. È come un esercito schierato: non per combattere l’uomo, ma per rivelargli che lei non si lascia possedere. Giovanni Paolo II spiega che dopo il peccato originale l’uomo tende a dominare la donna. Ma nel Cantico accade il contrario: lo sposo onora la forza della sua amata. In lei riconosce una regalità. In termini psicologici, potremmo dire che il loro rapporto è fondato su una posizione di reciproco rispetto: «io sono OK, tu sei OK». Nessuno ha bisogno di mendicare amore. Anzi, chi si sa amato da Dio può amare con forza e libertà.
Eppure, questa forza non esclude la fragilità. Come ci ricorda John Gray, la donna è come un’onda»: anche quando si sente amata, la sua autostima segue un movimento oscillante. Quando è in basso, può emergere in lei una tempesta di emozioni represse. È allora che lo sposo deve amare di più. Non correggere, non fuggire, ma restare. Accogliere. Perché è in quei momenti che la donna ha più bisogno di sentirsi ascoltata e abbracciata. L’amore maturo sa accompagnare anche le discese dell’onda, senza spaventarsi. Proprio come Cristo con la sua Chiesa: la ama anche quando è ferita, la purifica con la pazienza.
Il Cantico dei Cantici ci consegna così un ritratto sublime della sposa, e attraverso di lei, dell’amore. La sposa è aurora, luna, sole, esercito. E lo sposo, guardandola, si scopre trasformato. L’amore lo cambia, lo risveglia, lo purifica. In questa dinamica d’amore reciproco si riflette il mistero della Trinità: un Dio che non è solitudine, ma relazione; un Dio che si dona, si accoglie, si ama.
Ogni sposo che contempla la propria sposa con occhi nuovi, ogni sposa che ama nella verità, diventa immagine vivente di questo amore eterno. E il matrimonio, così, diventa via alla santità, cammino in cui l’altro diventa specchio di Dio e scuola di amore vero.
Antonio e Luisa
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