Possiamo immaginare la vita come un grande fiume che scorre, portando con sé emozioni, sfide e momenti di gioia. In esso genitori e figli sono come due correnti che s’intrecciano, scorrendo in un flusso unico e prezioso. La loro relazione è un vero e proprio viaggio di scoperta, crescita e speranza.
I genitori sono spesso i primi a mostrare ai figli il cammino della vita attraverso l’esempio quotidiano, l’amore incondizionato e la fede. Cercano di offrire la loro esperienza per aiutare i piccoli a navigare nelle acque della vita, spesso agitate da correnti, venti o tempeste improvvise. Come istruttori di vela, insegnano valori come la compassione, la pazienza e la fiducia in Dio. La loro presenza rassicura i figli, facendoli sentire amati e protetti, anche nei momenti più duri.
La vita di genitori e figli, insomma, scorre insieme per un determinato periodo ma, per sempre, nel medesimo fiume: il fiume della salvezza. Se nei tempi umani ci sono indubbiamente un prima e un dopo, nella prospettiva del Cielo tutto si unifica verso la Meta, quella dell’unione eterna con il Creatore. Che non è scontata né una favoletta per bambini.
Dio Padre non vuole spaventarci, dividendoci a prescindere in buoni e cattivi. Il Suo amore è gratuito e per tutti. Ma sta a noi accogliere questo amore, viverlo, testimoniarlo, volerlo. Per dirlo con le parole di Maria Santissima: “Ogni persona adulta è in grado di conoscere Dio. Il peccato del mondo consiste in questo: che non cerca affatto Dio” (dal Messaggio del 3 febbraio 1984).
È naturale, quindi, che i genitori s’impegnino, sperino e preghino non solo per la loro salvezza ma anche per quella dei figli. Verso i quali – non dimentichiamolo – hanno grandi responsabilità. Un esempio mirabile ci è fornito da Santa Monica, madre di Sant’Agostino di Ippona. E’ risaputo che pregò per ben diciassette anni per la sua conversione. Diciassette anni sono seimiladuecentonove giorni. Seimiladuecentonove giorni. Chapeau mamma Monica! A volte noi ci stanchiamo di pregare dopo due, tre giorni, non riusciamo neanche a finire una novena … pregare per seimiladuecentonove giorni significa avere una fede incrollabile, una fiducia incrollabile, una speranza incrollabile. Tutto ciò di cui la società è carente, come se fosse in carestia di abbandono in Dio.
E allora, pensiamo a questa mamma, guardiamo a questa donna, a questa moglie. Sì perché, prima della conversione di Agostino, Monica “strappò” al Padre quella del marito Patrizio. Che si fece battezzare e poi morì l’anno successivo. Era il 372 d.C. e Monica aveva trentanove anni. Fu così che nel 385 Monica riuscì a imbarcarsi per Roma, raggiungendo successivamente il figlio a Milano, dove quest’ultimo occupava una cattedra di retorica.
Il suo profondo amore materno e le incessanti preghiere contribuirono alla conversione di Agostino, il quale ricevette gli insegnamenti catechetici da sant’Ambrogio e venne battezzato il 25 aprile 387. La ritroviamo, poi, insieme al figlio nei pressi di Milano, impegnata in conversazioni filosofiche e spirituali con lui e altri membri della famiglia. Monica partecipò con grande saggezza ai dibattiti, tanto che Agostino decise di riportare nei suoi scritti alcune delle riflessioni pronunciate dalla madre, un fatto piuttosto insolito per l’epoca, in cui alle donne non era generalmente riconosciuto il diritto di intervenire pubblicamente.
Tra esse si ricordano: “Una sola cosa era che mi faceva desiderare di vivere ancora un poco, vederti cristiano cattolico prima di morire“; “Il mio Dio mi ha soddisfatto ampiamente, poiché ti vedo addirittura disprezzare la felicità terrena per servire lui“; “Dimentichi delle cose passate e protesi verso quelle che stanno innanzi, cercavamo fra noi alla presenza della verità, che sei Tu, quale sarebbe stata la vita eterna dei santi, che occhio non vide, orecchio non udì, né sorse in cuore d’uomo”.
Proprio nell’anno del Giubileo della speranza, allora, facciamo conquistare da quella che non è un finta pacca consolatoria sulla spalla ma una virtù. Fidiamoci di Dio anche quando di sembra tutto nero, tutto buio, tutto al ribasso, tutto impossibile. Cerchiamo di dare ai nostri figli il meglio di noi, impegnandoci attivamente e – insieme – affidandoli al Cielo con serenità, proprio come ha fatto Santa Monica. Perché il fiume della salvezza scorre nel cuore di Dio e ne siamo tutti immersi. Dobbiamo solo esserne consapevoli.
Fabrizia Perrachon
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