L’11 settembre della coppia

L’11 settembre 2001 ha segnato una frattura epocale nella storia contemporanea. Le immagini delle Torri Gemelle che crollano in diretta mondiale non sono solo un simbolo di terrore e vulnerabilità ma anche un archetipo del crollo improvviso e violento di ciò che sembrava solido, invulnerabile, eterno. E se traslassimo questa metafora nel campo più intimo e personale delle relazioni di coppia? Cosa succede quando l’amore — quel grattacielo costruito con pazienza, fiducia e quotidianità — improvvisamente collassa? Esiste, per molti, un vero e proprio “11 settembre della coppia”: un giorno preciso, un momento, una rivelazione che fa crollare tutto.

Come le Torri Gemelle, anche molte relazioni nascono per essere invincibili. Fin dall’inizio, ci raccontiamo una storia di eternità: “questa volta sarà diverso”, “nessuno ci dividerà”, “noi siamo più forti di tutto”. Ci convinciamo che l’amore sia una fortezza inespugnabile, fatta di compatibilità, destino, passione e progettualità.

Ma come ogni costruzione umana, se quell’amore non si basa sulla roccia che è Cristo, presto o tardi si rivelerà per quello che è. Fragile, vulnerabile agli imprevisti, alle crepe invisibili, agli urti esterni e interni. Eppure, continuiamo a vivere nell’illusione di un “per sempre” indiscutibile trascurando o ignorando di tutto la dimensione spirituale coniugale.

L’11 settembre della coppia non arriva mai senza segni premonitori ma spesso non si possono – o non si vogliono – vedere. Una parola non detta, un silenzio che pesa più di mille frasi, uno sguardo che non cerca più l’altro. Poi arriva il momento preciso: un tradimento scoperto, una confessione inattesa, la decisione di lasciare. Come due aerei che colpiscono al cuore le fondamenta della relazione, questi eventi fanno crollare in pochi secondi tutto ciò che sembrava indistruttibile.

È in quel momento che il coniuge — fino a poco prima rifugio, casa, complice — si trasforma in estraneo, in nemico o, peggio ancora, in spettatore indifferente della nostra sofferenza. Quel giorno diventa un punto di non ritorno. Niente sarà più come prima. E spesso, il dolore che segue è così violento da assumere tratti post-traumatici: insonnia, ansia, vuoto, senso di smarrimento, perdita di identità e, peggio di tutto, della fede in Dio. E nell’amore.

Dopo il crollo, restano le macerie. E non sono solo materiali — foto, vestiti, ricordi — pure interiori: la perdita di fiducia, la frattura del senso del sé, la solitudine. Chi ha vissuto un “11 settembre della coppia” sa che la fase successiva non è solo quella del lutto amoroso ma di un vero e proprio terremoto esistenziale. Si mette in discussione tutto: le scelte, la propria percezione, la capacità di amare e lasciarsi amare.

Anche da queste macerie, però, può nascere una nuova consapevolezza. Come a Ground Zero, dove oggi sorge un memoriale, anche nel cuore devastato può sorgere qualcosa di nuovo: un amore diverso, più autentico, per il coniuge che pensavamo perso per sempre. Ma innanzitutto per Dio.

La fede non ci insegna la filosofia del “finchè dura” o del “finchè la barca va”. C’insegna a mettere il Signore al primo posto come cemento armato della relazione di coppia. Ci sono troppo capanne costruite nella sabbia. Troppe torri gemelle in balia del terrorista di turno. Non è bene correre ai rimedi quando – come dice il detto – “i buoi sono scappati dalla stalla”. È da subito, dall’inizio, che la costruzione dev’essere ben disegnata, ben progettata, ben realizzata. Rivolgendosi all’architetto migliore, che ha i numeri per realizzare la progettazione migliore, utilizzando i materiali migliori: Dio. Che, tra l’altro, è pure gratis!

Con i “controlli di sicurezza” di Nostro Signore non saliranno a bordo del nostro amore personaggi poco raccomandabili. Non dovremmo chiudere a chiave la cabina di pilotaggio del cuore. Né passare attimi di terrore puro, nella consapevolezza di stare per schiantarci. Le difficoltà ci saranno ma avremo le giuste armi per affrontarle, combatterle e superarle. Senza panico, senza violenza, senza vittime. Ma con amore, rispetto, fiducia, umiltà. E, soprattutto, lavoro di squadra, lavoro di coppia.

Tutto facile? Tutto semplice? Tutto scontato? No, affatto. Ma reale, possibile, credibile. Perché con Dio, come dopo ogni catastrofe, anche nelle relazioni d’amore c’è la possibilità di rinascita. Non dimenticando, ma ricominciando. Con occhi nuovi. E con il cuore, seppur segnato, ancora capace di battere. Dal 12 settembre della vita in poi.

Fabrizia Perrachon

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